Cernusco C.E.R: un progetto fermo ai blocchi di partenza
Uno dei punti qualificanti del programma dell’Amministrazione in carica era la realizzazione di una Comunità Energetica Rinnovabile (C.E.R.). Nel corso del 2023, l’Amministrazione comunale ha avviato un percorso che inizialmente sembrava promettente: l’assessore aveva infatti preso contatti con una società di consulenza specializzata, incaricata della progettazione e realizzazione della C.E.R. Un’iniziativa che, in un contesto di transizione ecologica e crisi energetica, avrebbe potuto rappresentare un’opportunità concreta per la nostra comunità, sia in termini ambientali che sociali ed economici.
Con delibera del novembre 2024, la Giunta Comunale ha stipulato un contratto di servizio per avvalersi formalmente della consulenza necessaria al supporto nella costituzione della C.E.R. e nella presentazione della richiesta di contributo nell’ambito del PNRR, stanziando un impegno di spesa pari a 5.246 euro, oltre a 4.087 euro (IVA inclusa), per un costo complessivo di 9.333 euro.
Tutto lasciava intendere che, finalmente, si stesse passando dalla fase delle intenzioni a quella dell’attuazione concreta. Tuttavia, a distanza di mesi, nessuna comunicazione ufficiale è stata fornita. Non solo non si conosce lo stato di avanzamento del progetto, ma non è chiaro nemmeno se sia stato redatto uno statuto.
Quel che circola invece — in modo informale, e quindi ancora più preoccupante — sono indiscrezioni secondo cui l’assessore Passavanti starebbe valutando di accantonare il progetto originario per aderire, invece, a una C.E.R. di livello provinciale, gestita da una fondazione.
Una scelta che, se confermata, impone una riflessione profonda. Occorre interrogarsi sulla perdita di controllo e di autonomia che deriverebbe dall’adesione a una C.E.R. provinciale. La costituzione di una comunità energetica locale avrebbe potuto coinvolgere direttamente cittadini, imprese ed enti del terzo settore, dando vita a un modello partecipativo e territoriale, radicato nelle esigenze e nelle specificità del nostro Comune. Demandare tutto a una fondazione esterna rischia di trasformare un’opportunità di innovazione civica in un’ennesima delega passiva.
Non si può ignorare il senso di sfiducia che questo stallo sta generando nella cittadinanza, soprattutto tra coloro che hanno creduto nella proposta e si sono attivati per sostenerla. L’energia pulita e condivisa non è solo una questione tecnica, ma anche culturale: richiede visione, coinvolgimento e credibilità.
Che senso ha avuto sostenere una spesa pubblica per una consulenza specialistica — sottraendo risorse ad altre priorità locali — se poi si decide di abbandonare il progetto senza fornire alla comunità una spiegazione chiara delle ragioni che hanno determinato questo cambio di rotta?
Per questo motivo è doveroso che l’assessore Passavanti, nel rispetto della cittadinanza, faccia piena luce sulla situazione. Che fine ha fatto il progetto originario della C.E.R.? Lo statuto è stato redatto oppure no? La consulenza costata 9.333 euro di spesa pubblica è stata effettivamente utilizzata? A che punto è la richiesta di contributo nell’ambito del PNRR? E, se l’Amministrazione ha davvero intenzione di cambiare strada, quali sono le motivazioni?
Con delibera del novembre 2024, la Giunta Comunale ha stipulato un contratto di servizio per avvalersi formalmente della consulenza necessaria al supporto nella costituzione della C.E.R. e nella presentazione della richiesta di contributo nell’ambito del PNRR, stanziando un impegno di spesa pari a 5.246 euro, oltre a 4.087 euro (IVA inclusa), per un costo complessivo di 9.333 euro.
Tutto lasciava intendere che, finalmente, si stesse passando dalla fase delle intenzioni a quella dell’attuazione concreta. Tuttavia, a distanza di mesi, nessuna comunicazione ufficiale è stata fornita. Non solo non si conosce lo stato di avanzamento del progetto, ma non è chiaro nemmeno se sia stato redatto uno statuto.
Quel che circola invece — in modo informale, e quindi ancora più preoccupante — sono indiscrezioni secondo cui l’assessore Passavanti starebbe valutando di accantonare il progetto originario per aderire, invece, a una C.E.R. di livello provinciale, gestita da una fondazione.
Una scelta che, se confermata, impone una riflessione profonda. Occorre interrogarsi sulla perdita di controllo e di autonomia che deriverebbe dall’adesione a una C.E.R. provinciale. La costituzione di una comunità energetica locale avrebbe potuto coinvolgere direttamente cittadini, imprese ed enti del terzo settore, dando vita a un modello partecipativo e territoriale, radicato nelle esigenze e nelle specificità del nostro Comune. Demandare tutto a una fondazione esterna rischia di trasformare un’opportunità di innovazione civica in un’ennesima delega passiva.
Non si può ignorare il senso di sfiducia che questo stallo sta generando nella cittadinanza, soprattutto tra coloro che hanno creduto nella proposta e si sono attivati per sostenerla. L’energia pulita e condivisa non è solo una questione tecnica, ma anche culturale: richiede visione, coinvolgimento e credibilità.
Che senso ha avuto sostenere una spesa pubblica per una consulenza specialistica — sottraendo risorse ad altre priorità locali — se poi si decide di abbandonare il progetto senza fornire alla comunità una spiegazione chiara delle ragioni che hanno determinato questo cambio di rotta?
Per questo motivo è doveroso che l’assessore Passavanti, nel rispetto della cittadinanza, faccia piena luce sulla situazione. Che fine ha fatto il progetto originario della C.E.R.? Lo statuto è stato redatto oppure no? La consulenza costata 9.333 euro di spesa pubblica è stata effettivamente utilizzata? A che punto è la richiesta di contributo nell’ambito del PNRR? E, se l’Amministrazione ha davvero intenzione di cambiare strada, quali sono le motivazioni?
Lino Guglielmo