Morgan ancora in Tribunale: ma il percorso della giustizia riparativa si è già interrotto
Il percorso della giustizia riparativa, per farla breve, non ha funzionato. Angelica Schiatti, originaria di Merate e parte civile nel procedimento che vede Morgan - al secolo Marco Castoldi - imputato per stalking e diffamazione, aveva già fatto sapere nelle scorse settimane (come riportato dalla stampa nazionale ndr) di essersi ritirata dal programma.

La conferma è giunta stamani direttamente in aula, nel procedimento penale che si sta celebrando in Tribunale a Lecco, al cospetto del giudice in ruolo monocratico Martina Beggio. Quest'ultima in apertura di udienza, ha infatti chiesto alle parti di prendere atto della relazione, o meglio del suo esito, sul tentativo di giustizia riparativa. Che, come dicevamo, non sarebbe andato a buon fine.
A quel punto l'avvocato Rossella Gallo - che con il collega Leonardo Cammarata assiste Morgan - ha sollevato una questione di legittimità costituzionale sull'articolo 162 ter comma 4 del codice penale, in particolare sulla norma che, per quel che riguarda il reato di stalking (quello appunto contestato al proprio assistito), non consente al giudice di procedere all'estinzione del reato, nei casi in cui ci sia una congrua condotta riparatoria da parte dell'imputato. Quest'ultimo - come ha ricordato il difensore - avrebbe messo sul piatto un'offerta di 10mila euro, poi innalzata a 15mila. Molto più elevata tuttavia, la richiesta di risarcimento che aveva formulato la parte civile, pari a 150mila euro.
La vicenda giudiziaria, stando a quanto è sin qui emerso, sarebbe l'ultimo atto di una relazione affettiva finita male; Morgan - secondo le contestazioni a suo carico ancora tutte da provare - non avrebbe accettato la volontà della ex di interrompere la loro storia e da quel momento avrebbe iniziato a ''tormentarla'' con continue chiamate e messaggi e con insinuazioni volgari diffuse attraverso una chat WhatsApp. Accuse che lo stesso artista ha sempre respinto con forza attraverso dichiarazioni rese non appena la notizia del fascicolo passato da Monza a Lecco, rimbalzarono sulla stampa locale e nazionale.
Tornando all'udienza di quest'oggi, nel suo intervento l'avvocato Gallo ha evidenziato come la condotta in contestazione a Castoldi non abbia nulla a che fare con il ''revenge porn'' - come qualcuno aveva scritto - e soprattutto come non sia ''stata ripetuta nel tempo''; dopo i fatti, avvenuti fra il maggio 2020 e il settembre 2021, non sarebbe più accaduto nulla, al netto di ''reazioni a provocazioni rispetto a reati che peraltro non sono in contestazione''.
''Non vi è pericolo di reiterazione e non sussistono esigenze cautelari'' ha aggiunto il difensore riferendosi appunto al proprio assistito. ''Subito ha posto in essere una condotta finalizzata alla conciliazione. La strada della giustizia riparativa è stata percorsa, non con l'intenzione di allentare il processo, ma come estrema ratio'' ha concluso l'avvocato Gallo, ricordando appunto la volontà di addivenire ad una conciliazione.
Un'eccezione tecnica, quella sollevata dalla difesa - che ha altresì rinunciato alla questione di competenza territoriale avanzata nelle prime udienze del procedimento incardinato a Lecco - rigettata sia dal vice procuratore onorario Caterina Scarselli, sia dalla parte civile, quest'oggi rappresentata in aula dall'avvocato Francesco Tettamanzi con studio a Milano (presente in sostituzione della collega Maria Nirta del Foro di Reggio Calabria che assiste di fiducia la cantautrice di Merate).
Entrambi hanno rilevato come - seppur non l'eccezione non si possa considerare tecnicamente errata - debba essere l'istruttoria dibattimentale a chiarire la vicenda in tutti i suoi aspetti.

In chiusura di discussione il giudice, stante la complessità della questione, si è riservato. Si torna in aula il prossimo 9 settembre quando la dottoressa Beggio si esprimerà sul prosieguo del procedimento.
Incalzato all'esterno dalle domande dei giornalisti, il cantautore monzese ha ribadito la propria estraneità ai fatti: ''non sono un essere pericoloso'' ha affermato a più riprese, mettendo in evidenza i danni che questa vicenda - di cui molto si è parlato sulla stampa, come sui social - gli avrebbe cagionato. ''Ho perso qualunque tipo di professionalità, di rispetto. Ho subito danni morali, lavorativi. E' molto grave quello che mi ha causato il processo mediatico'' ha concluso Morgan.

La conferma è giunta stamani direttamente in aula, nel procedimento penale che si sta celebrando in Tribunale a Lecco, al cospetto del giudice in ruolo monocratico Martina Beggio. Quest'ultima in apertura di udienza, ha infatti chiesto alle parti di prendere atto della relazione, o meglio del suo esito, sul tentativo di giustizia riparativa. Che, come dicevamo, non sarebbe andato a buon fine.
A quel punto l'avvocato Rossella Gallo - che con il collega Leonardo Cammarata assiste Morgan - ha sollevato una questione di legittimità costituzionale sull'articolo 162 ter comma 4 del codice penale, in particolare sulla norma che, per quel che riguarda il reato di stalking (quello appunto contestato al proprio assistito), non consente al giudice di procedere all'estinzione del reato, nei casi in cui ci sia una congrua condotta riparatoria da parte dell'imputato. Quest'ultimo - come ha ricordato il difensore - avrebbe messo sul piatto un'offerta di 10mila euro, poi innalzata a 15mila. Molto più elevata tuttavia, la richiesta di risarcimento che aveva formulato la parte civile, pari a 150mila euro.
La vicenda giudiziaria, stando a quanto è sin qui emerso, sarebbe l'ultimo atto di una relazione affettiva finita male; Morgan - secondo le contestazioni a suo carico ancora tutte da provare - non avrebbe accettato la volontà della ex di interrompere la loro storia e da quel momento avrebbe iniziato a ''tormentarla'' con continue chiamate e messaggi e con insinuazioni volgari diffuse attraverso una chat WhatsApp. Accuse che lo stesso artista ha sempre respinto con forza attraverso dichiarazioni rese non appena la notizia del fascicolo passato da Monza a Lecco, rimbalzarono sulla stampa locale e nazionale.
Tornando all'udienza di quest'oggi, nel suo intervento l'avvocato Gallo ha evidenziato come la condotta in contestazione a Castoldi non abbia nulla a che fare con il ''revenge porn'' - come qualcuno aveva scritto - e soprattutto come non sia ''stata ripetuta nel tempo''; dopo i fatti, avvenuti fra il maggio 2020 e il settembre 2021, non sarebbe più accaduto nulla, al netto di ''reazioni a provocazioni rispetto a reati che peraltro non sono in contestazione''.
''Non vi è pericolo di reiterazione e non sussistono esigenze cautelari'' ha aggiunto il difensore riferendosi appunto al proprio assistito. ''Subito ha posto in essere una condotta finalizzata alla conciliazione. La strada della giustizia riparativa è stata percorsa, non con l'intenzione di allentare il processo, ma come estrema ratio'' ha concluso l'avvocato Gallo, ricordando appunto la volontà di addivenire ad una conciliazione.
Un'eccezione tecnica, quella sollevata dalla difesa - che ha altresì rinunciato alla questione di competenza territoriale avanzata nelle prime udienze del procedimento incardinato a Lecco - rigettata sia dal vice procuratore onorario Caterina Scarselli, sia dalla parte civile, quest'oggi rappresentata in aula dall'avvocato Francesco Tettamanzi con studio a Milano (presente in sostituzione della collega Maria Nirta del Foro di Reggio Calabria che assiste di fiducia la cantautrice di Merate).
Entrambi hanno rilevato come - seppur non l'eccezione non si possa considerare tecnicamente errata - debba essere l'istruttoria dibattimentale a chiarire la vicenda in tutti i suoi aspetti.

In chiusura di discussione il giudice, stante la complessità della questione, si è riservato. Si torna in aula il prossimo 9 settembre quando la dottoressa Beggio si esprimerà sul prosieguo del procedimento.
Incalzato all'esterno dalle domande dei giornalisti, il cantautore monzese ha ribadito la propria estraneità ai fatti: ''non sono un essere pericoloso'' ha affermato a più riprese, mettendo in evidenza i danni che questa vicenda - di cui molto si è parlato sulla stampa, come sui social - gli avrebbe cagionato. ''Ho perso qualunque tipo di professionalità, di rispetto. Ho subito danni morali, lavorativi. E' molto grave quello che mi ha causato il processo mediatico'' ha concluso Morgan.
G.C.