Lomagna: l’organo Giuseppe Rossi benedetto nel giorno dei SS patroni Pietro e Paolo. E' festa
La comunità di fedeli di Lomagna, in occasione della Santa Messa di domenica 29 giugno, ha celebrato la solennità dei suoi santi patroni Pietro e Paolo con un evento segnato dalla forte carica artistica e spirituale: la benedizione e il ritorno all’uso liturgico dell’organo “Giuseppe Rossi”, rimasto in silenzio per oltre quarant’anni e recentemente restaurato.

A presiedere la Messa solenne delle 10.30 è stato monsignor Franco Agnesi, vicario generale della diocesi di Milano, accolto da una chiesa gremita di fedeli e dal parroco don Andrea Restelli, promotore della ristrutturazione dello strumento. La celebrazione è stata accompagnata dalle note dell’organo finalmente restaurato, affidato per l’occasione al Maestro Andrea Bombarda.

Per essere più precisi, il primo “assaggio” per la comunità del rinnovato organo è avvenuto già nella prima metà di aprile, in una serata di grande intensità emotiva e artistica: la proposta dello Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi – intensa preghiera mariana della tradizione – ha visto protagonisti l’organista Andrea Bombarda insieme al soprano Maria Teresa Agazzi e al contralto Ester Piazza. Un’anteprima profondamente simbolica, che ha anticipato con eleganza la restituzione ufficiale dello strumento alla liturgia comunitaria.

Prima della benedizione dell’organo, due pergamene lette pubblicamente in chiesa hanno restituito alla comunità il filo storico che lega il presente a secoli di vita liturgica.La prima testimonianza documentata di un organo nella parrocchiale di Lomagna risale al 1787, quando l’organaro Amati di Monza costruì un primo strumento su richiesta del parroco Valera. Un secolo dopo, nel 1880, un progetto ambizioso fu affidato a Vittore Ermolli, organaro varesino già attivo a Bernareggio e Concorezzo. Il nuovo strumento avrebbe incluso strumenti da concerto – trombe, ottavino, cornetti – riflettendo il gusto operistico tipico del tempo, quando le liturgie si fondevano con elementi teatrali. Tuttavia, tale progetto non fu mai portato a compimento.

Fu solo nel 1933 che Giuseppe Rossi realizzò l’organo che oggi torna a vivere. Lo costruì secondo le indicazioni liturgiche del primo Novecento: trasmissione pneumatica per il manuale e meccanica per la pedaliera, un’impostazione funzionale all’estetica del Movimento Ceciliano. Sorto tra XIX e XX secolo, questo movimento auspicava un ritorno alla sobrietà e alla purezza della musica sacra, respingendo l’elemento spettacolare per favorire il canto corale e la meditazione. Ne conseguì la rimozione di strumenti squillanti e teatrali, in favore di registri più raccolti e spirituali.

Il restauro, affidato alla Ditta Organaria Corna di Leffe (BG), si inserisce così non solo come intervento tecnico, ma come recupero della missione spirituale dell’organo stesso, pensato non per impressionare ma per accompagnare il respiro liturgico della comunità.

Don Andrea Restelli ha voluto che il recupero dell’organo fosse anche un gesto di memoria condivisa. Le pergamene hanno ricordato i tanti benefattori che hanno sostenuto economicamente il restauro: associazioni locali come ACLI, Alpini, Associazione Pensionati e Gruppo Burraco, ma soprattutto numerose famiglie e cittadini che hanno voluto dedicare il proprio contributo in memoria dei propri cari, ricordati anche per la loro dedizione silenziosa alla vita della chiesa. La benedizione dell’organo è stata sicuramente anche benedizione della memoria, della gratitudine, della continuità.

L’organo Giuseppe Rossi torna oggi ad essere ciò per cui era stato pensato: non solo uno strumento musicale, ma una voce della comunità, un’estensione sonora della sua preghiera e del suo cammino. In un tempo in cui la memoria rischia spesso di dissolversi nel presente, Lomagna ha scelto di ricordare attraverso la materia viva del suono, restituendo pienamente senso a un’eredità che non è solo artistica, ma profondamente spirituale.

A presiedere la Messa solenne delle 10.30 è stato monsignor Franco Agnesi, vicario generale della diocesi di Milano, accolto da una chiesa gremita di fedeli e dal parroco don Andrea Restelli, promotore della ristrutturazione dello strumento. La celebrazione è stata accompagnata dalle note dell’organo finalmente restaurato, affidato per l’occasione al Maestro Andrea Bombarda.

Per essere più precisi, il primo “assaggio” per la comunità del rinnovato organo è avvenuto già nella prima metà di aprile, in una serata di grande intensità emotiva e artistica: la proposta dello Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi – intensa preghiera mariana della tradizione – ha visto protagonisti l’organista Andrea Bombarda insieme al soprano Maria Teresa Agazzi e al contralto Ester Piazza. Un’anteprima profondamente simbolica, che ha anticipato con eleganza la restituzione ufficiale dello strumento alla liturgia comunitaria.

Prima della benedizione dell’organo, due pergamene lette pubblicamente in chiesa hanno restituito alla comunità il filo storico che lega il presente a secoli di vita liturgica.La prima testimonianza documentata di un organo nella parrocchiale di Lomagna risale al 1787, quando l’organaro Amati di Monza costruì un primo strumento su richiesta del parroco Valera. Un secolo dopo, nel 1880, un progetto ambizioso fu affidato a Vittore Ermolli, organaro varesino già attivo a Bernareggio e Concorezzo. Il nuovo strumento avrebbe incluso strumenti da concerto – trombe, ottavino, cornetti – riflettendo il gusto operistico tipico del tempo, quando le liturgie si fondevano con elementi teatrali. Tuttavia, tale progetto non fu mai portato a compimento.

Fu solo nel 1933 che Giuseppe Rossi realizzò l’organo che oggi torna a vivere. Lo costruì secondo le indicazioni liturgiche del primo Novecento: trasmissione pneumatica per il manuale e meccanica per la pedaliera, un’impostazione funzionale all’estetica del Movimento Ceciliano. Sorto tra XIX e XX secolo, questo movimento auspicava un ritorno alla sobrietà e alla purezza della musica sacra, respingendo l’elemento spettacolare per favorire il canto corale e la meditazione. Ne conseguì la rimozione di strumenti squillanti e teatrali, in favore di registri più raccolti e spirituali.

Il restauro, affidato alla Ditta Organaria Corna di Leffe (BG), si inserisce così non solo come intervento tecnico, ma come recupero della missione spirituale dell’organo stesso, pensato non per impressionare ma per accompagnare il respiro liturgico della comunità.

Don Andrea Restelli ha voluto che il recupero dell’organo fosse anche un gesto di memoria condivisa. Le pergamene hanno ricordato i tanti benefattori che hanno sostenuto economicamente il restauro: associazioni locali come ACLI, Alpini, Associazione Pensionati e Gruppo Burraco, ma soprattutto numerose famiglie e cittadini che hanno voluto dedicare il proprio contributo in memoria dei propri cari, ricordati anche per la loro dedizione silenziosa alla vita della chiesa. La benedizione dell’organo è stata sicuramente anche benedizione della memoria, della gratitudine, della continuità.

L’organo Giuseppe Rossi torna oggi ad essere ciò per cui era stato pensato: non solo uno strumento musicale, ma una voce della comunità, un’estensione sonora della sua preghiera e del suo cammino. In un tempo in cui la memoria rischia spesso di dissolversi nel presente, Lomagna ha scelto di ricordare attraverso la materia viva del suono, restituendo pienamente senso a un’eredità che non è solo artistica, ma profondamente spirituale.
M.Pen.