Giornalismo, cane da guardia del potere?

Che i media siano una parte del (se non IL) problema alla base della costruzione dell'immaginario collettivo e dei relativi rischi di manipolazione nella formazione delle opinioni è cosa assai nota.

Ecco perché i giornalisti, oltre che i politici e gli opinionisti, svolgono di fatto un ruolo molto delicato e assai importante per la libera convivenza civile e non è un caso che la definizione più pertinente del “giornalismo” sia quella di essere “il cane da guardia” del Potere.

Stiamo invece assistendo ad un balletto piuttosto “prono” a chi esercita di fatto il dominio degli eventi inseguendo i terribili ed incalzanti avvenimenti sia mediorientali che ucraini.

Nessuna meraviglia che gran parte dei media attuali, specie le tv italiane, non brillino per obiettività (un esempio per tutti: l'inviata Rai in Israele Gianniti) e soprattutto per il coraggio di un'aperta denuncia nei confronti di comportamenti asimmetrici e assolutamente ipocriti di chi, in primis l'attuale leadership Usa ma soprattutto Israeliana, dovrebbe rappresentare il meglio del nostro sistema “democratico occidentale”.

Non mancano certamente voci “fuori dal coro” spesso però strumentalmente bollate di “partigianeria” o “velleitarismo utopico” (come ad esempio si usa fare quasi sempre nei confronti delle posizioni cosiddette “pacifiste”) ma la gran parte di giornalisti e inviati difficilmente si permette di denunciare apertamente quella che ormai si configura sempre più come una sistematica violazione del Diritto Internazionale perpetrata dai cosiddetti “Paesi liberi” , basti pensare all'inumana condizione di Gaza.

Ma se la politica purtroppo e spesso si appiattisce sulle proprie convenienze del momento perché lo dovrebbero fare i presunti “guardiani” delle sue contraddizioni ed ipocrisie?

Prendiamo per esempio una brava giornalista che peraltro è stata anche presidente Rai: perché, pur essendo sempre molto analitica e anche scomoda, in qualche modo tesse le lodi di un presunto acume politico di un Netanyahu che abilmente, ma orrendamente, sa depistare l'attenzione dalla terribile situazione di Gaza attaccando pure l'Iran? https://share.google/fvEDs7OEbv98sTYJz (minuto 11 e 29 circa)

Non andrebbe perlomeno anche detto che nessuna furbizia tattica giustifica comportamenti cinici, costituendo semmai un'aggravante, quando ipocritamente cela intenzioni puramente speculative e soprattutto continua a sacrificare decine di migliaia di inermi vittime alla sua sete di potere? 

Certo Monica Maggioni, come anche altri affermati giornalisti, probabilmente in questo caso, parlando di “scommessa politica vinta” e “grande astuzia” riguardo l'attacco all'Iran voleva solo sottolineare la spregiudicatezza del “fiuto tattico”, quasi “un'intelligenza maligna” e non invece la “moralità” di queste scelte comunque disumane. Ma perché non denunciarle solo come riprovevoli e illegittime rispetto al Diritto Internazionale senza chiose in qualche modo positive? Non si dovrebbe perlomeno ricordare al contempo e in ogni contesto valutativo che si tratta di un impunito massacratore su cui grava anche un mandato d'arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale?

Certo una “leggerezza” quella della Maggioni, notoriamente più che sensibile alle sorti non solo di Gaza, che nulla a che vedere con l'ipocrisia di altri comportamenti giornalistici ed intellettuali così ben evidenziati da questi articoli: https://share.google/kEpWtfs7TsKPB5Urc

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/19/iran-israele-donne-ipocrisia-occidente/8031174/

Leggo pure sui media locali accostamenti tra Israele attuale e Hitler evidenziati da alcuni lettori.

Al di là di termini e parallelismi una cosa andrebbe comunque evitata e cioè l'identificazione di un intero popolo con i suoi leader o magari anche solo con la maggioranza dei suoi cittadini.

La lente nazionalistica è stata, e purtroppo più che mai lo è ora, alla base delle peggiori nefandezze, niente da spartire con i valori identitari che non possono che riconoscere e promuovere una consapevole e arricchente convivenza tra diversi.

E' proprio la convergenza su valori universali come diritti e doveri uguale per tutti che qualifica una autentica quanto unica identità umana.

E' per questo che occorre contrastare ad ogni livello questa deriva etica.
Germano Bosisio
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.