Church pocket/67: il Dio che si nasconde nel Pane: il "Corpus Domini"

La festa del Corpus Domini è quel momento straordinario dell’anno in cui la Chiesa ci mette davanti agli occhi un mistero che sfida apertamente ogni nostra logica: Dio nascosto in un pezzo di pane. Detta così sembra un po’ provocatoria, quasi una “santorata” geniale e assurda al tempo stesso. Ma in fondo, si sa, il cristianesimo è sempre stato attratto dalle provocazioni più audaci e dai paradossi più spiazzanti.

La solennità del Corpus Domini celebra l’Eucaristia, fonte e culmine della vita del cristiano. Non è solo una commemorazione medioevale e desueta, ma una presenza reale, viva, semplice: Gesù Cristo che si lascia mangiare. A pensarci bene, è l’idea più macabra e allo stesso tempo più bella che Dio abbia mai avuto. Un Dio che si fa piccolo, comune, persino ordinario, per essere vicino, tangibile, quotidiano.
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San Tommaso d’Aquino, gigante della teologia medievale e croce e delizia di ogni studente di Teologia. Nel XIII secolo, Tommaso ha definito la dottrina della transustanziazione: nel pane e nel vino consacrati la sostanza diviene realmente il Corpo e il Sangue di Cristo, anche se l'apparenza rimane quella semplice e rassicurante di un pezzo di pane. Nessuna metafora o simbolismo, ma una realtà che rompe ogni schema umano. Il pane è carne, il vino è sangue.

L’Aquinate ricorda che questo sacramento non cambia solo ciò che è sull’altare, ma soprattutto noi che ci avviciniamo a riceverlo. È un cibo unico, che non nutre semplicemente il corpo, ma trasforma radicalmente chi lo accoglie. Un nutrimento scomodo, inquietante, che obbliga a diventare ciò che mangiamo: presenza unita e concreta di Cristo come comunità, come ci fa dire perfettamente la Sacra Liturgia, nella Preghiera Eucaristica II: «Ti Preghiamo umilmente: per la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo».
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Le solenni processioni del Corpus Domini, con le loro luci, i canti e gli ostensori, portano quindi in giro, con ironia divina, il tesoro più nascosto e fragile che si possa immaginare: Dio diventato pane. Non è la celebrazione di una potenza divina esibita, ma piuttosto la manifestazione sorprendente e quasi imbarazzante della vulnerabilità di Dio. Un Dio che accetta il rischio continuo di essere ignorato, dimenticato, persino calpestato.

Così, partecipare alla Messa significa immergersi nella scelta più audace e folle di Dio: farsi piccolo per rivelarsi immenso, diventare pane per sfamare la nostra fame di significato, di verità e di infinito.

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Rubrica a cura di Pietro Santoro
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