Imbersago: serata tra giovani amministratori del territorio

Nella serata di giovedì 19 giugno, diversi giovani amministratori under 35, provenienti dal meratese, casatese, lecchese e milanese, si sono riuniti sulla terrazza del municipio di Imbersago per confrontarsi su una tematica diffusa e attuale: il disagio giovanile.
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Ad aprire il dialogo sono state le parole della psicologa e psicoterapeuta Veronica Faltracco, che ha evidenziato come al giorno d'oggi i ragazzi abbiano difficoltà a trovare un equilibrio nel proprio percorso, tra famiglia, amici, scuola e lavoro. Una sofferenza che si manifesta in cinque ambiti: emotivo, con ansia, depressione e apatia, comportamentale con aggressività, ritiro sociale, autolesionismo e uso di sostanze, sul piano scolastico con cali di rendimento, abbandono degli studi e disinteresse, relazionale con isolamento, conflitti in famiglia e difficoltà a interagire con i pari e infine a livello fisico, con disturbi e dolori e un'alterazione nell'alimentazione, soprattutto per le ragazze.
“In questi anni l'età media di insorgenza di questi sintomi si è abbassata molto. In passato si parlava di prima età adulta, dai 18 anni, ora si parla di 13 o 14 anni”.
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Al centro la psicologa e psicoterapeuta Veronica Faltracco

Una delle difficoltà alla base di queste angosce è la mancata capacità di gestire e regolare le emozioni. Un difetto causato da conflitti famigliari, dall'assenza dei genitori, da una tendenza a nascondere dolori e affanni, da dinamiche scorrette che vengono emulate e rimproverate nonostante siano l'imitazione del comportamento di un adulto. Forte è l'incertezza verso il futuro, per preoccupazioni economiche e lavorative, per il cambiamento delle possibilità offerte alle nuove generazioni negli ultimi anni. I social causano la perdita della relazione faccia a faccia, che aumenta l'insicurezza e forza l'imitazione di gusti e atteggiamenti altrui per paura di venire messi da parte.
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Molti trovano difficoltà a chiedere aiuto, essendo minori e non avendo il sostegno dei genitori. Lo sportello #1524 a Merate e Casatenovo, aperto ai giovani senza il permesso dei genitori o impegnativa, risultando una grande risorsa per eludere la credenza che lo psicologo sia utile solamente in caso di problematiche molto gravi o di “malattia”. La collaborazione dei genitori è fondamentale per il benessere dei ragazzi, essendo loro il punto di riferimento principale per i figli, che spesso si trovano in balia di difficoltà e ansie.
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L'insegnante Sara Macchi, che ha insegnato lettere in licei e istituti tecnici e professionali, ha osservato come alla scuola venga richiesto di salvare tutti, sia gli studenti che le famiglie, pur non avendo una formazione specifica per farlo, una formazione sulla quale oggi si sta lavorando con corsi specifici. “Ogni giorno incontriamo centinaia di ragazzi e ciò che interessa al Ministero è avere tutto ciò che è stato fatto su carta, non c'è un focus sul singolo”.
Tante sono le battaglie per acquisire sportelli psicologici, accordi con associazioni per attività e strumenti per accompagnare i ragazzi nel proprio percorso, i fondi però mancano sempre e la burocrazia non ha mai fine. Essendo assessore alla cultura, Macchi si è interrogata su come la politica possa aiutare la crescita degli istituti. La docente ha invitato le Amministrazione ha girare tra le classi per tenere uniti il mondo scolastico e amministrativo. “Interfacciarsi con una Giunta o un Consiglio e scambiarsi degli spunti sarebbe una soluzione, ma essendo gli alunni provenienti da diversi paesi, un unico ente non se la sente di prendersi a carico la responsabilità di tutti”.
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Al centro la studentessa Amelie Rose Cattaneo

A prendere la parola è stata dunque una giovanissima, l'imbersaghese Amelie Rose Cattaneo, che ha raccontato la sua esperienza all'interno del progetto Rondine. La ragazza ha frequentato il quarto anno di liceo, insieme ad altri 30 ragazzi provenienti da tutta Italia, con un metodo di insegnamento in sperimentazione, con materie in comune e specifiche per ogni indirizzo scolastico di provenienza. Un “habitat relazionale”, dove l'insegnante dialoga in mezzo agli alunni, dove un tutor laureato in scienze dell'educazione è a disposizione dei ragazzi per la comprensione della sfera emotiva. Questo percorso scolastico si concentra nelle mattinate su lezioni di materie più “tradizionali”, mentre al pomeriggio gli studenti lavorano sulla cura del corpo, dell'anima e della mente, attraverso attività come teatro sociale, meditazioni e corsi sull'identità. “Al giorno d'oggi siamo convinti che il progresso sia solo a livello economico e materiale, quando invece c'è tutta una dimensione del sé, personale che può essere curata e potenziata”. Un progetto che guarda alla soluzione e non al problema, per individuare le difficoltà e superarle invece che rimanere incagliati. La giovane ha espresso la consapevolezza di trovarsi in una situazione “privilegiata”, non accessibile a tutti e che dunque non va ad assistere quei ragazzi più ai “margini”, che trovano sempre maggiore difficoltà a ricevere aiuto. La ragazza ha condiviso la proposta dell'insegnante Macchi di avvicinare la sfera politica a quella scolastica, un processo che risulterà lungo e ricco di errori, ma che non per questo non deve non essere intrapreso. “Questo rapporto deve essere creato da zero, perché al giorno d'oggi i ragazzi non vedono l'Amministrazione comunale come un mondo a parte, ma anzi, non ne sono quasi consapevoli dell'esistenza”.
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Presenti all'incontro, moderato dal consigliere di Imbersago Eleonora Lavelli, diversi amministratori, tra cui il sindaco di Merate Mattia Salvioni e il sindaco di Imbersago Fabio Vergani, per riflettere insieme su come le istituzioni possano accompagnare i giovani, offrire opportunità e luoghi per evitare l'accrescimento di questa forte e diffusa dimensione di disagio.
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