Portato fino a Santa Maria e rapinato con una pistola: la 'strana' vicenda in Tribunale
E' un pezzettino di una vicenda assai ben più intricata, quello al vaglio del collegio giudicante del Tribunale di Lecco presieduto dalla dottoressa Bianca Maria Bianchi con a latere quest'oggi le colleghe Giulia Barazzetta e Martina Beggio. All'attenzione della “corte” è giunto infatti un fascicolo a carico di due giovanotti, entrambi marocchini, chiamati a rispondere in concorso tra loro di una rapina messa a segno nella serata del 18 maggio 2023 a Santa Maria Hoè in danno di un altro straniero al quale, per asportare l'orologio e un i-phone 11, venne altresì dato, con il calcio di una pistola, un colpo in testa tale da procurargli lesioni giudicate poi guaribili in 7 giorni.

Residente nella bergamasca, la sera stessa del fattaccio, attorno alle 23, ancora insanguinata, la vittima stessa si era presentata a far denuncia alla Tenenza dei Carabinieri di Seriate, riuscendo a fornire ai militari – oltre alla propria ricostruzione dell'accaduto - un numero di targa da cui si sono sviluppate poi le indagini. Come emerso quest'oggi, in maniera frammentaria, non essendo stato escusso il denunciante ma soltanto gli operanti che si sono occupati del caso, impossibilitati a riferire il contenuto della querela, parrebbe che l'uomo, in provincia di Bergamo, sia stato avvicinato da una ragazzina marocchina, minorenne, che gli avrebbe raccontato di aver subito il furto di zaino e cellulare all'Orio Center, chiedendogli aiuto per raggiungere chi si era impossessato dei suoi effetti. A Cisano, sulla Jaguar in uso allo straniero, sarebbero poi saliti anche i due odierni imputati – Bard Machat classe 2000 e Mohamed Bellat, un anno più anziano, entrambi difesi dall'avvocato Michele Coccia – che, sotto minaccia di una pistola gli avrebbero intimato di seguire una Fiat Croma. Proprio di questo mezzo ha ricordato la targa, portando a identificare un briviese che in precedenti occasioni era stato già “palettato” in auto con cittadini magrebini. Chiesto anche per lui il processo per il concorso nella rapina ora sul tavolo del collegio, l'italiano è stato però assolto in udienza preliminare, con sentenza diventata irrevocabile. Si aprirà invece a ottobre al Tribunale per i minorenni analogo procedimento a carico della marocchina, classe 2006, anch'ella rinviata a giudizio quale compartecipe al fattaccio di Santa Maria, da inserirsi – nella ricostruzione degli inquirenti – nell'ambito di un suo allontanamento volontario da casa: da Torino, sarebbe arrivata nel capoluogo orobico, per far perdere di nuovo le sue tracce, dopo la rapina con i due connazionali a giudizio e finire poi per essere rintracciata, nel corso di altro accertamento su stranieri clandestini, il 25 maggio dai Carabinieri in un appartamento sempre nella bergamasca.
Tornando al fascicolo approdato oggi in Aula, stando al capo d'imputazione, la violenza in danno al denunciante sarebbe scattata al suo tentativo di fuga. Arrivato guidando a Santa Maria, avrebbe infatti aperto la portiera della Jaguar per provare scappare, nonostante le minacce ricevute. Bellat lo avrebbe così colpito con il calcio della pistola e Machat lo avrebbe quindi derubato, prima di darsi entrambi alla fuga a piedi. Di tutto ciò, a dibattimento nulla è ancora emerso, in assenza del denunciante, rendendo “in salita” la strada del sostituto procurare Simona Galluzzo.

Residente nella bergamasca, la sera stessa del fattaccio, attorno alle 23, ancora insanguinata, la vittima stessa si era presentata a far denuncia alla Tenenza dei Carabinieri di Seriate, riuscendo a fornire ai militari – oltre alla propria ricostruzione dell'accaduto - un numero di targa da cui si sono sviluppate poi le indagini. Come emerso quest'oggi, in maniera frammentaria, non essendo stato escusso il denunciante ma soltanto gli operanti che si sono occupati del caso, impossibilitati a riferire il contenuto della querela, parrebbe che l'uomo, in provincia di Bergamo, sia stato avvicinato da una ragazzina marocchina, minorenne, che gli avrebbe raccontato di aver subito il furto di zaino e cellulare all'Orio Center, chiedendogli aiuto per raggiungere chi si era impossessato dei suoi effetti. A Cisano, sulla Jaguar in uso allo straniero, sarebbero poi saliti anche i due odierni imputati – Bard Machat classe 2000 e Mohamed Bellat, un anno più anziano, entrambi difesi dall'avvocato Michele Coccia – che, sotto minaccia di una pistola gli avrebbero intimato di seguire una Fiat Croma. Proprio di questo mezzo ha ricordato la targa, portando a identificare un briviese che in precedenti occasioni era stato già “palettato” in auto con cittadini magrebini. Chiesto anche per lui il processo per il concorso nella rapina ora sul tavolo del collegio, l'italiano è stato però assolto in udienza preliminare, con sentenza diventata irrevocabile. Si aprirà invece a ottobre al Tribunale per i minorenni analogo procedimento a carico della marocchina, classe 2006, anch'ella rinviata a giudizio quale compartecipe al fattaccio di Santa Maria, da inserirsi – nella ricostruzione degli inquirenti – nell'ambito di un suo allontanamento volontario da casa: da Torino, sarebbe arrivata nel capoluogo orobico, per far perdere di nuovo le sue tracce, dopo la rapina con i due connazionali a giudizio e finire poi per essere rintracciata, nel corso di altro accertamento su stranieri clandestini, il 25 maggio dai Carabinieri in un appartamento sempre nella bergamasca.
Tornando al fascicolo approdato oggi in Aula, stando al capo d'imputazione, la violenza in danno al denunciante sarebbe scattata al suo tentativo di fuga. Arrivato guidando a Santa Maria, avrebbe infatti aperto la portiera della Jaguar per provare scappare, nonostante le minacce ricevute. Bellat lo avrebbe così colpito con il calcio della pistola e Machat lo avrebbe quindi derubato, prima di darsi entrambi alla fuga a piedi. Di tutto ciò, a dibattimento nulla è ancora emerso, in assenza del denunciante, rendendo “in salita” la strada del sostituto procurare Simona Galluzzo.
A.M.