Referendum: il Quarto Stato non ha votato
“Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo, dipinto nel 1901: un corteo di lavoratori di fine Ottocento è in cammino; manifestano fieramente per i propri diritti.
8 e 9 Giugno 2025: i quesiti referendari sul lavoro del sindacalista Maurizio Landini di fatto mirati ad abbattere il Jobs Act del politico Matteo Renzi, inconsistenti e non risolutivi in modo radicale dei problemi della realtà lavorativa italiana. Pochissimi manifesti affissi, qualche volantino e numero risicato di persone ai seggi. Il quorum non è stato raggiunto e ha vinto il politico di Centrosinistra, sancendo la sconfitta del segretario generale della CGIL. I lavoratori dei giorni nostri non sono andati compatti alle urne e qualcosa a Sinistra non torna.
A Destra. Ignazio La Russa ha invitato a non votare, Giorgia Meloni ha detto che sarebbe andata ai seggi senza ritirare le schede e i costituzionalisti sono andati in fibrillazione. Pessimi esempi da non seguire, perché, quando si è chiamati al voto, bisogna esserci sempre. Poi vinca il migliore.
Il lavoro è elemento di dignità della persona. Il diritto del lavoro è materia complessa e di importanza vitale; deve essere scritto in Parlamento e non con i referendum, i cui quesiti sono quasi sempre incomprensibili ai più.
Nell’inconcludenza dei sindacati e nell’inadempienza dei partiti gli imprenditori prendano in mano la situazione. Mettano 150 £ netti in più al mese in busta paga e facciano un piano previdenziale per i dipendenti. Prima che il mondo del lavoro vada a fondo e con esso il Paese.
Un accenno al quesito referendario sulla cittadinanza. L’idea era quella di ridurre i tempi, da 10 a 5 anni, per il riconoscimento della cittadinanza agli stranieri residenti legalmente in Italia, così da allinearci ai maggiori Paesi europei. Anche qui quorum non raggiunto, ma soltanto denaro dei contribuenti gettato al vento. L’Europa sta virando verso la Destra estrema e quindi, per essere conformi ad essa, agli stranieri la cittadinanza italiana non dovrebbe proprio essere data.
8 e 9 Giugno 2025: i quesiti referendari sul lavoro del sindacalista Maurizio Landini di fatto mirati ad abbattere il Jobs Act del politico Matteo Renzi, inconsistenti e non risolutivi in modo radicale dei problemi della realtà lavorativa italiana. Pochissimi manifesti affissi, qualche volantino e numero risicato di persone ai seggi. Il quorum non è stato raggiunto e ha vinto il politico di Centrosinistra, sancendo la sconfitta del segretario generale della CGIL. I lavoratori dei giorni nostri non sono andati compatti alle urne e qualcosa a Sinistra non torna.
A Destra. Ignazio La Russa ha invitato a non votare, Giorgia Meloni ha detto che sarebbe andata ai seggi senza ritirare le schede e i costituzionalisti sono andati in fibrillazione. Pessimi esempi da non seguire, perché, quando si è chiamati al voto, bisogna esserci sempre. Poi vinca il migliore.
Il lavoro è elemento di dignità della persona. Il diritto del lavoro è materia complessa e di importanza vitale; deve essere scritto in Parlamento e non con i referendum, i cui quesiti sono quasi sempre incomprensibili ai più.
Nell’inconcludenza dei sindacati e nell’inadempienza dei partiti gli imprenditori prendano in mano la situazione. Mettano 150 £ netti in più al mese in busta paga e facciano un piano previdenziale per i dipendenti. Prima che il mondo del lavoro vada a fondo e con esso il Paese.
Un accenno al quesito referendario sulla cittadinanza. L’idea era quella di ridurre i tempi, da 10 a 5 anni, per il riconoscimento della cittadinanza agli stranieri residenti legalmente in Italia, così da allinearci ai maggiori Paesi europei. Anche qui quorum non raggiunto, ma soltanto denaro dei contribuenti gettato al vento. L’Europa sta virando verso la Destra estrema e quindi, per essere conformi ad essa, agli stranieri la cittadinanza italiana non dovrebbe proprio essere data.
Patrizia Ernani Locatelli