Arlate: il coro Ai Preat ospite alla messa per i santi patroni
Sabato 31 maggio i fedeli di Arlate si sono riuniti per celebrare la festa patronale in onore dei Santi Gottardo e Colombano, figure centrali per la storia spirituale e religiosa del territorio. La Messa vigiliare, che ha avuto inizio alle ore 19:30, è stata presieduta da don Giuseppe Sala e ha rappresentato un momento intenso di preghiera, riflessione e comunione.


A rendere ancora più solenne la celebrazione è stata la partecipazione del coro Ai Preat di Busto Arsizio, che ha animato la liturgia con una selezione di canti tradizionali dal sapore popolare e spirituale, capaci di coinvolgere profondamente l'eucarestia. Il loro contributo ha regalato alla serata un’atmosfera calda e partecipata, nel segno della tradizione e della devozione.
Durante l’omelia, don Giuseppe ha offerto una riflessione a partire dal Vangelo del giorno, sull’esperienza viva della presenza di Cristo nella vita di ciascuno. “Ci sono due momenti che sono ampiamente istruttivi riguardo al nostro discepolato e al modo di vivere la fede”. Il primo è l’apparizione di Gesù ai discepoli, che credono di vedere un fantasma. “Per la gioia non credevano. Si può avere paura della gioia” ha affermato il sacerdote, rifacendosi anche alle parole di Papa Francesco: “Ci sono cristiani che vivono come pipistrelli, che hanno paura della gioia del Vangelo, paura di Cristo”.


Don Giuseppe ha evidenziato come spesso ci sia una tentazione di vivere Cristo come un’idea astratta, un’immagine lontana che non interpella davvero la vita quotidiana. “Vivere la presenza di Cristo come una persona viva vuol dire prendere sul serio il reale: dalle cose più piccole alle più grandi. Se Gesù non è un fantasma, allora ha a che fare con la mia vita,” ha detto con forza.


Il Vangelo conduce poi al mistero dell’Ascensione: Gesù sale al cielo, eppure i discepoli non restano tristi, ma tornano “con gioia”. Una gioia nuova, che nasce dalla consapevolezza che Gesù è reale, vero, e continua a essere presente. “Ogni uomo ha spazio in Dio,” ha concluso don Giuseppe. Ed è questa consapevolezza che ha mosso anche i santi patroni Gottardo e Colombano, che “hanno vissuto e speso la loro vita per Dio, secondo carismi e tempi diversi, ma tutti avendo a cuore Cristo, motore della preghiera, della missione, della vita.”


Con parole semplici ma incisive, il parroco ha infine invitato la comunità a diventare testimoni della bellezza della fede, a trasmettere la gioia della preghiera, specialmente alle nuove generazioni: “Gustate e vedete quanto è buono il Signore. Facciamo gustare la preghiera ai nostri nipoti. Abbiamo bisogno di maestri e testimoni. Abbiamo bisogno del coraggio di lasciarci prendere”.

Una serata intensa e partecipata, che ha unito spiritualità, tradizione e comunità, nel segno dei patroni che ancora oggi parlano al cuore dei fedeli.


A rendere ancora più solenne la celebrazione è stata la partecipazione del coro Ai Preat di Busto Arsizio, che ha animato la liturgia con una selezione di canti tradizionali dal sapore popolare e spirituale, capaci di coinvolgere profondamente l'eucarestia. Il loro contributo ha regalato alla serata un’atmosfera calda e partecipata, nel segno della tradizione e della devozione.
Durante l’omelia, don Giuseppe ha offerto una riflessione a partire dal Vangelo del giorno, sull’esperienza viva della presenza di Cristo nella vita di ciascuno. “Ci sono due momenti che sono ampiamente istruttivi riguardo al nostro discepolato e al modo di vivere la fede”. Il primo è l’apparizione di Gesù ai discepoli, che credono di vedere un fantasma. “Per la gioia non credevano. Si può avere paura della gioia” ha affermato il sacerdote, rifacendosi anche alle parole di Papa Francesco: “Ci sono cristiani che vivono come pipistrelli, che hanno paura della gioia del Vangelo, paura di Cristo”.


Don Giuseppe ha evidenziato come spesso ci sia una tentazione di vivere Cristo come un’idea astratta, un’immagine lontana che non interpella davvero la vita quotidiana. “Vivere la presenza di Cristo come una persona viva vuol dire prendere sul serio il reale: dalle cose più piccole alle più grandi. Se Gesù non è un fantasma, allora ha a che fare con la mia vita,” ha detto con forza.


Il Vangelo conduce poi al mistero dell’Ascensione: Gesù sale al cielo, eppure i discepoli non restano tristi, ma tornano “con gioia”. Una gioia nuova, che nasce dalla consapevolezza che Gesù è reale, vero, e continua a essere presente. “Ogni uomo ha spazio in Dio,” ha concluso don Giuseppe. Ed è questa consapevolezza che ha mosso anche i santi patroni Gottardo e Colombano, che “hanno vissuto e speso la loro vita per Dio, secondo carismi e tempi diversi, ma tutti avendo a cuore Cristo, motore della preghiera, della missione, della vita.”


Con parole semplici ma incisive, il parroco ha infine invitato la comunità a diventare testimoni della bellezza della fede, a trasmettere la gioia della preghiera, specialmente alle nuove generazioni: “Gustate e vedete quanto è buono il Signore. Facciamo gustare la preghiera ai nostri nipoti. Abbiamo bisogno di maestri e testimoni. Abbiamo bisogno del coraggio di lasciarci prendere”.

Una serata intensa e partecipata, che ha unito spiritualità, tradizione e comunità, nel segno dei patroni che ancora oggi parlano al cuore dei fedeli.
E.Ma.