Conosco Santoro: difende la verità con fatti non etichette

Conosco Pietro Santoro da anni, e so quanto lavoro c’è dietro ogni suo articolo. So che prima di scrivere si documenta, riflette, e soprattutto si assume la responsabilità delle sue parole. Per questo mi colpisce leggere certe reazioni dure, a volte persino caricaturali. Pietro non ha mai scritto per piacere o per compiacere. Scrive per cercare la verità, con i suoi limiti certo, ma anche con una libertà rara di questi tempi. Le sue critiche non sono mai mosse da spirito di rivalsa o da faziosità, ma da amore per la Chiesa e da una fede che non ha paura delle domande scomode. Accusarlo di aver “difeso Becciu” o di usare il nome di Papa Leone per attaccare Francesco è una lettura superficiale e, mi permetto di dire, ingiusta. Chi conosce Pietro sa bene che non è mai stato allineato a nessun partito ecclesiale. Non cerca tifosi, ma lettori onesti. E poi diciamolo: su casi come Rupnik, Zanchetta, Gisana – con tutta la discrezione possibile – ci sarebbe davvero bisogno di più silenzio, o di più verità? A chi continua a commentare con tono sprezzante, direi solo questo: leggete con più attenzione. E magari, se avete da dissentire, fatelo con la stessa cura con cui Pietro argomenta le sue posizioni. Perché la verità non si difende con le etichette, ma con i fatti. Una lettrice che lo stima e lo conosce bene Valeria Azzarone
Valeria Azzarone
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