Merate: era alta? Un bene parchi non campi da golf
Caro direttore,
ho letto con attenzione il dovizioso reportage, con annesse fotografie, da lei pubblicato a firma del signor Lorenzo F. e mi hanno particolarmente colpito le rimostranze dell'autore in merito al fatto che "a Merate i parchi hanno sempre l’erba alta" e il nostalgico ricordo, di quando "20/30 anni fa i parchi erano “tirati a lucido” con l’erba sempre tagliata".
Ora, capita che il trascorrere del tempo porti con sé quella che si chiama 'evoluzione delle conoscenze', un fatto positivo, soprattutto se accompagnato alla realtà di un mondo che va cambiando e oggi ci pone problemi, anche ambientali, molto gravi.
Basti dire che, sempre più frequentemente, l'Italia affronta crisi di siccità, l'ultima nel 2023, ma la situazione era stata anche più critica nel tremendo 2022. Ricordate i prati riarsi, polverosi e color sabbia, come campi di grano bruciato? A nuovi problemi, se si è raziocinanti, devono conseguire nuovi comportamenti.
Uno di questi, sempre più frequentemente adottato anche nelle grandi aree urbane, Milano compresa, è quello del cosiddetto "sfalcio ridotto", che consiste in una tecnica di gestione del verde che prevede una riduzione della frequenza di taglio dell'erba.
In pratica, si lascia che l'erba cresca più alta e per un periodo più lungo rispetto allo sfalcio tradizionale, per permettere alle piante erbacee di completare il loro ciclo vegetativo, compresa la fioritura e la produzione di semi, e di sostenere la biodiversità locale, oltre che di creare le condizioni per sopportare meglio i periodi di stress. lasciare lo sfalcio ben triturato in loco crea pacciamatura nutriente, che trattiene umidità e protegge le radici nei perriodi secchi e bollenti.
Per non dire che la biodiversità e il prato naturale sono presupposto per la vita delle api e di tanti altri insetti benefici e di tutta la filiera biologica che ne consegue (uccelli insettivori ecc.).
Ecco perché, per quanto mi riguarda, vedere l'erba un po' "alta" nei nostri parchi non solo non è motivo di disappunto, ma lo è di vera e propria soddisfazione.
Alla domanda del signor Lorenzo "È mai possibile che non si riesca nemmeno a fare un picnic nei nostri bellissimi parchi...?" mi permetto di rispondere: e per fortuna! Sono "parchi", infatti, non "aree pic nic".
Che poi me li immagino i lamentatori cronici, cosa scriverebbero se cominciassero a spuntare - come altrove si vede - comitive familiari o di amici installarsi nei nostri parchi, magari improvvisando fumiganti barbeque, con annesse bevute e conseguenti schiamazzi...
Dunque, si, replico in contraddizione con il signor Lorenzo e con lei, signor direttore, che chiosa a fine lettera, ma lo faccio proprio con quelle "ragioni concrete e facilmente dimostrabili" che auspica.
Voi, a quanto pare, desiderate un verde pubblico da country club, in base ad un superato concetto di malitesa 'modernità', mentre l'ambiente ormai ci chiede a gran voce di rispettare tempi e ritmi di Madre Natura, perché, altrimenti, altro che i mancati pic-nic saranno i problemi, soprattutto per i nostri figli e nipoti. Mantenere i parchi in modo più naturale, anche se non "tirati a lucido" come fossero pavimenti di palladiana, è una risposta certamente piccola, ma concreta ed utile.
In ultimo, rivelo un piccolo segreto: quando si stende una coperta sull'erba un po' alta, l'effetto cuscino rende molto più confortevole la seduta, a tutto beneficio delle terga. Il che, soprattutto per chi ha una certa età, è davvero molto di guadagnato.
Con simpatia,
ho letto con attenzione il dovizioso reportage, con annesse fotografie, da lei pubblicato a firma del signor Lorenzo F. e mi hanno particolarmente colpito le rimostranze dell'autore in merito al fatto che "a Merate i parchi hanno sempre l’erba alta" e il nostalgico ricordo, di quando "20/30 anni fa i parchi erano “tirati a lucido” con l’erba sempre tagliata".
Ora, capita che il trascorrere del tempo porti con sé quella che si chiama 'evoluzione delle conoscenze', un fatto positivo, soprattutto se accompagnato alla realtà di un mondo che va cambiando e oggi ci pone problemi, anche ambientali, molto gravi.
Basti dire che, sempre più frequentemente, l'Italia affronta crisi di siccità, l'ultima nel 2023, ma la situazione era stata anche più critica nel tremendo 2022. Ricordate i prati riarsi, polverosi e color sabbia, come campi di grano bruciato? A nuovi problemi, se si è raziocinanti, devono conseguire nuovi comportamenti.
Uno di questi, sempre più frequentemente adottato anche nelle grandi aree urbane, Milano compresa, è quello del cosiddetto "sfalcio ridotto", che consiste in una tecnica di gestione del verde che prevede una riduzione della frequenza di taglio dell'erba.
In pratica, si lascia che l'erba cresca più alta e per un periodo più lungo rispetto allo sfalcio tradizionale, per permettere alle piante erbacee di completare il loro ciclo vegetativo, compresa la fioritura e la produzione di semi, e di sostenere la biodiversità locale, oltre che di creare le condizioni per sopportare meglio i periodi di stress. lasciare lo sfalcio ben triturato in loco crea pacciamatura nutriente, che trattiene umidità e protegge le radici nei perriodi secchi e bollenti.
Per non dire che la biodiversità e il prato naturale sono presupposto per la vita delle api e di tanti altri insetti benefici e di tutta la filiera biologica che ne consegue (uccelli insettivori ecc.).
Ecco perché, per quanto mi riguarda, vedere l'erba un po' "alta" nei nostri parchi non solo non è motivo di disappunto, ma lo è di vera e propria soddisfazione.
Alla domanda del signor Lorenzo "È mai possibile che non si riesca nemmeno a fare un picnic nei nostri bellissimi parchi...?" mi permetto di rispondere: e per fortuna! Sono "parchi", infatti, non "aree pic nic".
Che poi me li immagino i lamentatori cronici, cosa scriverebbero se cominciassero a spuntare - come altrove si vede - comitive familiari o di amici installarsi nei nostri parchi, magari improvvisando fumiganti barbeque, con annesse bevute e conseguenti schiamazzi...
Dunque, si, replico in contraddizione con il signor Lorenzo e con lei, signor direttore, che chiosa a fine lettera, ma lo faccio proprio con quelle "ragioni concrete e facilmente dimostrabili" che auspica.
Voi, a quanto pare, desiderate un verde pubblico da country club, in base ad un superato concetto di malitesa 'modernità', mentre l'ambiente ormai ci chiede a gran voce di rispettare tempi e ritmi di Madre Natura, perché, altrimenti, altro che i mancati pic-nic saranno i problemi, soprattutto per i nostri figli e nipoti. Mantenere i parchi in modo più naturale, anche se non "tirati a lucido" come fossero pavimenti di palladiana, è una risposta certamente piccola, ma concreta ed utile.
In ultimo, rivelo un piccolo segreto: quando si stende una coperta sull'erba un po' alta, l'effetto cuscino rende molto più confortevole la seduta, a tutto beneficio delle terga. Il che, soprattutto per chi ha una certa età, è davvero molto di guadagnato.
Con simpatia,
Sergio