Merate: festa del 2 giugno e l’Unità Tradita dalla Giunta
Il 2 giugno dovrebbe essere il giorno della Repubblica, della Costituzione, della memoria collettiva e dell’unità nazionale. Invece, a Merate, si è trasformato nell’ennesimo pasticcio amministrativo, in un’occasione sprecata. Peggio: in una ferita aperta nella comunità, creata da chi avrebbe dovuto rappresentarla tutta, senza esclusioni. Le scelte – o le mancate scelte – dell’assessore Riva e dell’amministrazione comunale del Sindaco Salvioni hanno dimostrato ancora una volta un’incapacità politica che non è solo gestionale, ma culturale. Il 2 giugno a Merate non è stato celebrato come un momento alto di coesione civica. È diventato terreno di divisione. E il fatto che si discuta non tanto su chi sia stato onorato, ma su chi sia stato dimenticato, è già di per sé il sintomo di una regia confusa, che sembra incapace di interpretare lo spirito istituzionale delle ricorrenze pubbliche. Il gesto del donatore (Berlusconi)– che aveva contribuito alla realizzazione dell’opera – è stato ignorato. Nessuna citazione, nessun riconoscimento. Un senso di ingratitudine palpabile, che lascia l’amaro in bocca. Donare non è un atto da celebrare solo per cortesia: è un tassello del legame tra cittadini e istituzioni. Dimenticarlo significa rompere quel patto di fiducia che tiene insieme una comunità. Tutto ciò non rappresenta l’animo buono meratese e brianzolo. E come se non bastasse, è calato un silenzio assordante su un’altra ricorrenza fondamentale: la Giornata della Legalità. Eppure, sono passati solo pochi mesi dalla firma del protocollo sulla legalità, sottoscritto proprio da questa amministrazione. Nemmeno un riferimento nella giornata ad essa dedicata . Un vuoto che non può essere spiegato con una semplice “dimenticanza”. Perché la legalità non è una bandiera da sventolare solo quando fa comodo, ma un impegno da onorare con coerenza, ogni giorno. Il 2 giugno è la festa di tutti. Ma a Merate, purtroppo, si è trasformato nell’ennesimo episodio divisivo, orchestrato da un’amministrazione che pare sempre più distante dalla sensibilità e dal sentire comune. Chi guida una città ha il dovere di unire, non di dividere. Di ricordare, non di escludere. Di costruire, non di pasticciare. Anche a discapito di non accontentare il proprio partito di riferimento. Caro Sindaco anche tu sai che questo modus operandi non è corretto, non possiamo pensare che il nostro sindaco provi soddisfazione nel non ringraziare chi dona qualcosa alla comunità. La città ora chiede un cambio di passo e di stile. Lo stage deve terminare perché il malcontento serpeggia sempre di più.
Il Meratese