Se gratis fa rima con brand

Il divertentissimo spot della Wind 3, poggia su una parola: gratis. A Giuseppe Menzo e Fiorello, Camilla Pistorello, la commessa Wind risponde: “Per i clienti il passaggio dal 4G al 5G è gratis”. E i due giù a ridere. “No gratis non è una battuta” dice lei. Altra risata. Lo dica ancora, chiede Fiorello? E lei: “gratis”. Menzo e Fiorello piegati a crepapelle.
Ecco “Gratis”, per associazione di idee ci ricorda “brand”. Un’altra parola magica. Sarebbe l’equivalente di marchio famoso, ma in inglese fa più figo. Un “brand” per il Parco del Curone, annunciava Giovanni Zardoni. Un “brand” per Merate che richiamerà nuova clientela, assicurava poco meno di un anno fa Mattia Salvioni.
Un “brand”. Nessuno ha ancora spiegato esattamente in che cosa consiste o quale sarà il marchio importato ma già la parola dovrebbe sortire un effetto lenitivo sulla patologia cronica che affligge il commercio cittadino.
Ma, come per i ripetitori che avrebbero dovuto risolvere il problema della ricezione dei telefonini, anche di “brand” neanche l’ombra. Nel frattempo due attività, di cui una storica, se ne sono andate dal centro per aprire in via Verdi, mentre aumentano le saracinesche abbassate in via Manzoni.
E siamo di nuovo qui. Il protocollo firmato un mese fa con Confcommercio non ha ancora dispiegato i suoi innumerevoli effetti benefici. In compenso – e giustamente stante le regole vigenti – al cliente che ancora azzarda arrivare in centro, bastano cinque minuti di supero del disco orario per beccarsi 34 euro di multa (una volta erano 28 ma tutto aumenta, si sa).
Più che protocolli e brand immaginari crediamo che siano viabilità, parcheggi e polizia urbana, i problemi da affrontare. Non per invertire una tendenza ormai inarrestabile verso iper e acquisti online, ma per ritardarne gli effetti devastanti.
Merate centro è un dedalo di sensi unici, chi viene da fuori non si raccapezza. E quando finalmente arriva al castello deve munirsi di tagliando perché gratis è solo la prima mezzora, neanche sufficiente per un caffè o un panino. Ammesso che trovi posto. Altrimenti c’è il silo di via Cornaggia nel quale si paga in anticipo calcolando con precisione il tempo di permanenza. Superato il quale, magari a causa di un amico che non si vedeva da tempo, scatta la tagliola dell’efficientissimo ausiliario.
Rivoluzioni non se ne sono viste nonostante i proclami preelettorali. Tutto come prima, tutto come sempre. Manca il coraggio di sperimentare. Ci si affida ai protocolli e ai brand, a eventi ormai usurati. Ma davvero qualcuno si illude che in un catino di strade a senso unico con tanto di ZTL e parcheggi a pagamento possano arrivare Prada, Armani, Versace, Dolce & Gabbana, Gucci, Ferragamo, magari proprio in centro tra bancarelle arabe e puzza di arrosticini?
Si sono accorti a Palazzo che Mc Donald’s ha aperto a Calusco, Osnago, Garlate, Oggiono, Calolziocorte, Colico, Lecco e non a Merate? Ci sarà pure una ragione.
Claudio Brambilla
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