Church pocket/63: brezza di speranza, il Papa Leone XIV ha iniziato il Suo pontificato

Domenica scorsa Piazza San Pietro si è risvegliata avvolta da un senso di attesa e speranza, simile a una brezza leggera dopo la tempesta. Fedeli giunti da ogni parte del mondo hanno accompagnato i primi passi di Leone XIV nel suo ministero petrino, accolti da una mattina che prometteva un cambiamento.
Prima della celebrazione, il nuovo Papa è sceso silenziosamente nella cripta della Basilica con i Patriarchi delle Chiese Orientali. Davanti alla tomba di Pietro, Leone XIV ha incensato il Trophaeum Apostolico, richiamando con semplicità e forza le radici antiche della Chiesa.
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La cerimonia si è aperta con una processione solenne, scandita dall’antico canto delle Laudes Regiae. Al centro della liturgia, i simboli del pontificato: il Pallio e l’Anello del Pescatore, affidati rispettivamente dai Cardinali Mario Zenari e Luis Antonio Tagle. Leone XIV, visibilmente emozionato, ha accolto questi segni con umiltà.
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Nella sua prima omelia, parole semplici hanno delineato un pontificato fondato sull’amore e sull’unità. Ricordando Sant’Agostino - «Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te» - e il dialogo tra Gesù e Pietro dal Vangelo di Giovanni, Leone XIV ha insistito sul primato assoluto dell’amore, denunciando ogni autoritarismo: «La vera autorità della Chiesa di Roma è l’amore di Cristo». Papa Prevost ha definito chiaramente la propria missione: essere «un fratello che serve la vostra fede e la vostra gioia», ribadendo che solo attraverso l’amore autentico, paziente e misericordioso, la Chiesa potrà superare divisioni e difficoltà.  Eppure, dietro questa speranza, si nasconde una sfida concreta: Leone XIV riuscirà davvero a incarnare questi ideali nel governo della Chiesa? Sarà capace di guidare una comunità spesso divisa, attraversata da tensioni e contraddizioni?
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A Roma, durante quei giorni di attesa e cerimonie solenni, mi sono reso conto di una differenza netta tra la Chiesa percepita e quella reale. Questa “teoria” ci veniva spesso presentata in seminario ma io, forse troppo giovane, non ho prestato particolare attenzione a queste differenze. La prima, costruita spesso dai media, vive di polemiche, scontri e divisioni apparenti. Un esempio per tutti è la questione degli “omosessuali” che il Papa avrebbe escluso nel discorso agli ambasciatori. È una Chiesa classificata secondo categorie politiche, ridotta a posizioni progressiste o conservatrici, aperta o chiusa, avanti o indietro. È la Chiesa delle notizie sensazionali e dei titoli gridati. La seconda, invece, è silenziosa e quotidiana, fatta di gesti semplici, preghiera autentica e persone comuni impegnate ogni giorno a vivere concretamente il Vangelo, come è stata la “presa di possesso” della Basilica di San Paolo fuori le mura: un momento di preghiera breve ma denso di spiritualità.     
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Leone XIV dovrà affrontare proprio questa sfida: avvicinare la percezione mediatica alla realtà concreta della fede vissuta. Sarà una battaglia complessa, di cui si ha recente memoria nel pontificato di Benedetto XVI, sin dai primi momenti vessato dai media – come un giornale stampato nazionale che, giocando sulle sue origini, lo definì “Il Pastore Tedesco” il giorno stesso della sua elezione.  Se la Chiesa continuerà a essere percepita solo attraverso categorie politiche rischia di polarizzarsi ulteriormente, perdere credibilità spirituale e generare nuove divisioni interne. Al contrario, riscoprendo il valore della quotidianità e della testimonianza concreta, potrà ritrovare unità interna e una coerenza più forte con il messaggio evangelico. È questa la vera sfida che attende Leone XIV e tutti noi. 
La brezza di speranza soffia ancora: sta a Leone XIV trasformarla in un vento capace di rinnovare davvero la Chiesa.

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Rubrica a cura di Pietro Santoro
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