Paderno: in tempi di conflitti spargere la cultura della Pace
Una serata per parlare della Pace, contestualizzandola in un tema attuale e presente, la guerra, tenendo come stella polare il ripudio di ogni tipo di conflitto armato come strumento di difesa.

A rifletterne è stato il professore di storia della pedagogia ed educazione, direttore del centro studi Paolo VI “Mai più la guerra” e co presidente dell’associazione Rosa Bianca Fulvio De Giorgi, che ha fornito i fondamenti, termini e pensieri per affrontare un argomento complesso. Un percorso partito dall'articolo 11 della Costituzione: L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Uno dei principi fondamentali, riferimento per tutta la vita della Repubblica e che dunque non dovrebbe risultare come oggetto di problema o di difficoltà da rispettare. Lo statuto nazionale è stato ispirato dai sei anni della Seconda Guerra Mondiale, che ha causato più di 55 milioni di morti in azioni belliche, con un coinvolgimento mai visto prima di civili. Un conflitto che ha provocato la sconfitta non solo delle potenze, ma anche della cultura Romantica e che ha avviato il processo di decolonizzazione e l’introduzione e implemento di nuove tecnologie.

Uno scontro che aveva come posta in gioco l’ordine mondiale, conteso tra le potenze dell’Asse e gli Alleati, due schieramenti contrapposti, che avevano come destinazione comune la pace. Il Patto Tripartito decretava un nuovo ordine per promuovere la reciproca prosperità e benessere dei popoli, per raggiungere una pace mondiale. Una soluzione di tipo gerarchico, con le potenze all’apice, alla base i popoli schiavizzati e al di sotto ancora il popolo che doveva essere annientato: gli ebrei. La Carta Atlantica invece non aspirava a ingrandimenti territoriali, ma al rispetto del diritto di tutti i popoli nella scelta di governo sotto la quale vogliono vivere, facendo sì che tutti i paesi abbiano accesso ai commerci e alle materie prime mondiali necessarie alla prosperità. Con la distruzione della tirannia nazista, sperava in una pace capace di offrire a tutti i popoli i mezzi per vivere sicuri, senza timore e senza l'impiego della forza. Un ordine democratico senza distinzioni, in cui tutti i paesi sono di uguale dignità.

L'esito della Guerra ha portato alla fondazione dell'ONU, un’organizzazione democratica a livello mondiale mai vista prima, e alla Dichiarazione universale dei diritti umani, due eventi correlati e paralleli alla proclamazione della Repubblica italiana e della Costituzione. L'ONU ha accompagnato il processo di decolonizzazione e ha portato a una prospettiva antimilitarista, costruita sulla pace e fondata sul disarmo, sostenendo la stipulazione di tanti patti in convinzione su questa cultura, portata avanti anche dalla chiesa a partire dal Novecento. “Mi colpisce, che nel suo primo discorso Papa Leone XIV abbia parlato di pace e i commentatori ne siano rimasti sorpresi quando tutti i Papi del 900 hanno sempre parlato di questa tematica, come aveva fatto Paolo VI all'ONU”.

Dopo la Guerra Fredda, le grandi potenze hanno avuto il sopravvento sull'ONU, che ora si trova sempre più in difficoltà a portare avanti la sua missione e far sentire la propria voce. “La guerra in Ucraina è stato lo svelamento di questo cambiamento, con l'unione delle potenze dell'Asse. La guerra non può essere sdoganata come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Siamo in un clima di accettazione della violenza, nessuno la condanna apertamente” ha concluso De Giorgi, spiegando come l'Europa sia nata con i principi cardini di libertà, giustizia sociale e pace, quando oggi vengono alzati i bilanci dei paesi per ottenere più armamenti. “In questo contesto il compito di ciascuno di noi è quello di non far inaridire la cultura della pace, la guerra deve essere considerata sempre un male, mai deve essere giustificata, per ritrovare una civiltà mondiale della solidarietà e fratellanza unita nella pace”.

A rifletterne è stato il professore di storia della pedagogia ed educazione, direttore del centro studi Paolo VI “Mai più la guerra” e co presidente dell’associazione Rosa Bianca Fulvio De Giorgi, che ha fornito i fondamenti, termini e pensieri per affrontare un argomento complesso. Un percorso partito dall'articolo 11 della Costituzione: L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Uno dei principi fondamentali, riferimento per tutta la vita della Repubblica e che dunque non dovrebbe risultare come oggetto di problema o di difficoltà da rispettare. Lo statuto nazionale è stato ispirato dai sei anni della Seconda Guerra Mondiale, che ha causato più di 55 milioni di morti in azioni belliche, con un coinvolgimento mai visto prima di civili. Un conflitto che ha provocato la sconfitta non solo delle potenze, ma anche della cultura Romantica e che ha avviato il processo di decolonizzazione e l’introduzione e implemento di nuove tecnologie.

Fulvio De Giorgi
Uno scontro che aveva come posta in gioco l’ordine mondiale, conteso tra le potenze dell’Asse e gli Alleati, due schieramenti contrapposti, che avevano come destinazione comune la pace. Il Patto Tripartito decretava un nuovo ordine per promuovere la reciproca prosperità e benessere dei popoli, per raggiungere una pace mondiale. Una soluzione di tipo gerarchico, con le potenze all’apice, alla base i popoli schiavizzati e al di sotto ancora il popolo che doveva essere annientato: gli ebrei. La Carta Atlantica invece non aspirava a ingrandimenti territoriali, ma al rispetto del diritto di tutti i popoli nella scelta di governo sotto la quale vogliono vivere, facendo sì che tutti i paesi abbiano accesso ai commerci e alle materie prime mondiali necessarie alla prosperità. Con la distruzione della tirannia nazista, sperava in una pace capace di offrire a tutti i popoli i mezzi per vivere sicuri, senza timore e senza l'impiego della forza. Un ordine democratico senza distinzioni, in cui tutti i paesi sono di uguale dignità.

L'esito della Guerra ha portato alla fondazione dell'ONU, un’organizzazione democratica a livello mondiale mai vista prima, e alla Dichiarazione universale dei diritti umani, due eventi correlati e paralleli alla proclamazione della Repubblica italiana e della Costituzione. L'ONU ha accompagnato il processo di decolonizzazione e ha portato a una prospettiva antimilitarista, costruita sulla pace e fondata sul disarmo, sostenendo la stipulazione di tanti patti in convinzione su questa cultura, portata avanti anche dalla chiesa a partire dal Novecento. “Mi colpisce, che nel suo primo discorso Papa Leone XIV abbia parlato di pace e i commentatori ne siano rimasti sorpresi quando tutti i Papi del 900 hanno sempre parlato di questa tematica, come aveva fatto Paolo VI all'ONU”.

Il sindaco Gianpaolo Torchio, Fulvio de Giorgi e il consigliere Giorgio Mazzola
Dopo la Guerra Fredda, le grandi potenze hanno avuto il sopravvento sull'ONU, che ora si trova sempre più in difficoltà a portare avanti la sua missione e far sentire la propria voce. “La guerra in Ucraina è stato lo svelamento di questo cambiamento, con l'unione delle potenze dell'Asse. La guerra non può essere sdoganata come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Siamo in un clima di accettazione della violenza, nessuno la condanna apertamente” ha concluso De Giorgi, spiegando come l'Europa sia nata con i principi cardini di libertà, giustizia sociale e pace, quando oggi vengono alzati i bilanci dei paesi per ottenere più armamenti. “In questo contesto il compito di ciascuno di noi è quello di non far inaridire la cultura della pace, la guerra deve essere considerata sempre un male, mai deve essere giustificata, per ritrovare una civiltà mondiale della solidarietà e fratellanza unita nella pace”.
I.Bi.