Merate: una serata per spiegare i quesiti referendari di giugno

La campagna referendaria è entrata nel vivo. 
Giovedì sera il Comitato del Meratese per i Referendum 2025 ha chiamato a raccolta in sala civica sostenitori e simpatizzanti per promuovere il voto alla consultazione popolare dell’8-9 giugno.
Dopo la presentazione di un video del Cpia Lecco con i volti e gli interventi di numerosi ragazzi e ragazze stranieri studenti nei corsi di italiano, la serata è stata introdotta dal giornalista Massimo Rebotti.
“Si sperava in una data migliore, invece la stagione quasi estiva non aiuta”, ha lamentato, paventando quello che molti temono ovvero che non si raggiunga il quorum necessario. 
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Don Massimo Mapelli, Massimo Rebotti, Dario Crippa

Poi, introducendo l’intervento di don Massimo Mapelli, presidente dell’associazione “Una casa anche per te”, ha sottolineato come la riduzione della residenza legale in Italia da 10 a 5 anni per l’ottenimento della cittadinanza italiana mantenendo gli attuali requisiti – oggetto del quesito 5 -non vada vista come “un regalo” per i cittadini stranieri.
“Altro che regalo, attualmente sarebbero 10 anni ma poi per ottenerla a causa delle lungaggini burocratiche ce ne vogliono di norma altri quattro”, ha affermato don Mapelli che gestisce una residenza per minori dove soggiornano 40 adolescenti. “Accorciare i tempi conviene a tutti. Conviene agli imprenditori, che hanno bisogno di manodopera e vengono da noi quasi di nascosto a chiedere personale che faccia i turni di notte perché nessuno li vuole fare. Noi poi vigiliamo che abbiano contratti regolari e devo dire che ci sono imprenditori che fanno la loro parte”. Sensibile, dato il ruolo che ricopre, alla condizione dei minori ha voluto sottolineare che “ci sono i ragazzi che frequentano la scuola e non possono andare in gita scolastica all’estero o non possono iscriversi alle federazioni calcistiche. Loro si sentono italiani, chiamano i genitori nel Paese d’origine ma quasi non sanno di che cosa parlare perché fanno una vita completamente diversa”.
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Attualmente per i ragazzi stranieri nati in Italia la cittadinanza può essere chiesta in una finestra tra i 18 e i 19 anni di età.
“Ma perché una finestra se hai acquisito il diritto? E’ complicato mettere insieme la documentazione”, ha ribadito il sacerdote che ha voluto evidenziare che “non si tratta di un quesito solo giuridico, ma culturale, che rivela che tipo di Paese vogliamo essere”. E poi, citando il cardinale Martini: “Non puoi chiedere a chi è orfano nella casa dei diritti di essere figlio nella casa dei doveri”.
Un lungo e appassionato intervento quello di don Mapelli, a cui tuttavia Massimo Rebotti ha lanciato una provocazione: “Da parte di molte persone c’è una sorta di timore verso gli immigrati stranieri che non possiamo ignorare”.
“Farli diventare cittadini con diritti e doveri è anche un modo per creare più sicurezza per tutti. La sicurezza si costruisce facendo sentire l’appartenenza”, ha risposto il sacerdote. “Anche se questo non vuol dire essere indulgenti, io con i ragazzi non sono indulgente, oggi ho ritirato il telefono a uno di loro e i genitori sanno quanto fare questo sia faticoso”. 
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Un reading teatrale sulle difficoltà dei giovani a trovare un’occupazione dignitosa, recitato da Caterina Erba e Federica Contini, ha poi introdotto la parte sui quesiti riguardanti il lavoro. 
Al termine del reading Rebotti, interpellando Dario Crippa responsabile delle Politiche sociali di Cgil Lecco, ha messo subito il dito sulla piaga: “La Cisl non è d’accordo con il quesito referendario sullo stop ai licenziamenti illegittimi perché sostiene che con l’abrogazione del Jobs act non si ritornerebbe all’articolo 18 ma alla legge Fornero che risulterebbe peggiorativa rispetto alla situazione attuale”. 
“Se tornare indietro significa stare meglio allora torniamo indietro”, ha risposto Crippa. “La legge Fornero prevede più situazioni di reintegro rispetto al Jobs act”.
Quanto al quesito n.2, che vuole abrogare il limite di 6 mensilità di risarcimento in caso di licenziamento illegittimo per le imprese con meno di 16 dipendenti, il responsabile Cgil ha sottolineato che qualora il referendum passasse sarà il giudice a stabilire con quante mensilità risarcire il lavoratore licenziato, aumentando il risarcimento sulla base della capacità economica dell’azienda.
Il quesito n. 3 riguarda l’abrogazione della possibilità di instaurare lavori a tempo determinato fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo, mentre il n. 4 vuole abrogare le norme attualmente in essere sulla sicurezza per estendere la responsabilità anche all’impresa appaltante. 
Crippa, dopo aver riferito che nel 2024 quasi il 90% dei contratti per i giovani al di sotto dei 35 anni era inferiore ai 12 mesi, si è soffermato sul quesito relativo alla sicurezza per parlare del cosiddetto “danno differenziale”, ovvero il danno che il lavoratore subisce non solo in quanto lavoratore ma in quanto persona nella sua interezza. L’Inail stabilisce la percentuale di invalidità e commisura a questa l’indennizzo senza però tener conto del danno arrecato anche in altre situazioni relative alla vita personale. 
Filippo Gatti, responsabile Cgil per il settore delle Poste, ha portato la sua esperienza specifica affermando che in provincia di Lecco l’80% dei contratti sono a termine, cosa che rende difficile avere un contratto d’affitto e in generale condurre una vita che non sia “monacale”. Spesso, ha detto, si tratta di lavoratori attirati al Nord dal Sud Italia con il miraggio di una futura stabilizzazione che però difficilmente viene raggiunta.
Il folto pubblico presente ha espresso il proprio apprezzamento per gli interventi con frequenti e sentiti applausi. 
Peccato però sia mancato un confronto più allargato, che avrebbe reso la serata più interessante con l’apporto di punti di vista anche diversi.
A.Vi.
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