Al dottor Magni dico: non usiamo qualche spiacevole fatto di cronaca per inquinare ciò che davvero non lo merita

Leggo l'editoriale del dott. Magni del 12 maggio e rimango rispettosamente meravigliato di come una persona tanto colta evoluta ed istruita possa dirsi stupito -al punto da trovarci aspetti negativi- nel vedere che ad una manifestazione ufficiale del comune di Lecco per una festa Nazionale (il 25 Aprile) si debba "dare l'attenti con tono marziale".

Nulla da eccepire sulla parte in cui il dott. Magni esamina alcuni aspetti psicologici e sociologici, è il suo mestiere. Qualche osservazione sull'interpretazione data al resto. Ero presente anch'io in piazza Cermenati. L'attenti dato alla piazza, che come "ordine militare" ovviamente era vincolante solo per chi vestiva una in divisa, e che si traduceva semmai in un consiglio al raccoglimento per le persone comuni, serve quale preparazione per la tributazione del massimo degli onori civili e militari: l'onore alla bandiera.

Qualcosa in contrario su questo? Dovremmo forse vergognarcene? Tra l'altro in quell'occasione, prima che al tricolore italiano si sono tributati gli onori alla bandiera Europea, ed è cosa a mio avviso apprezzabile.

Sì, è stato chiamato un Alpino (non in armi ma di un'associazione d'arma, e ciò fa una grandissima differenza) ad occuparsi del cerimoniale iniziale, per la parte ufficiale. Chi lo conosce sa anche perchè: non è uno qualunque, è un esponente dalla sezione di Lecco dell'Associazione Nazionale Alpini, ed è uno dei pochi rimasti che possiedono un "know-how" garbato per gestire il cerimoniale per occasioni simili.

Dopo la parte formale hanno poi preso la parola tutti gli altri. La presenza dei labari e dei vessilli dei corpi e delle associazioni (tutte, anche quelle civili) significa "portare in piazza" chi ci ha preceduto, coi valori e le motivazioni che lo hanno animato, inclusi i partigiani.

Faccio notare che molto del successo della lotta partigiana è dipeso anche dalla capacità di quei reparti di combattere, sì combattere, con armi vere, e di prevalere in una lotta che si è dovuta sporcare le mani con la violenza, e con la morte degli avversari. Dobbiamo farci i conti... Anche grazie a questo possiamo oggi scrivere su un giornale e confrontarci sulle nostre opinioni.

L'organizzazione dei reparti partigiani era strutturata su schemi e logiche militari, incluso un fisiologico senso di gerarchia e di organizzazione interna. A mio avviso, fatto salvo l'ovvio diritto all'obiezione di coscienza, non va preso tutto come negativo. Anzi, chi obietta, forse oggi può farlo anche grazie a chi, con pratiche militari e belliche, si è speso tanti anni fa. Sarebbe ora di accettare che ciò possa essere accaduto. Sarebbe segnale di un movimento conciliativo che genererebbe probabilmente in molti un identico movimento da parte speculare e simmetrica.

Ed infine: sono certo che chi cantava "faccetta nera" la sera prima dell'Adunata di Biella non abbia nulla a che spartire coi valori Alpini. Non usiamo questo spiacevole fatto di cronaca per inquinare e sporcare ciò che non lo merita.
Cordiali saluti
Raffaele Perego
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