La verità non si arresta: Leone XIV difende con forza la libertà di stampa
Ieri mattina l’Aula Paolo VI sembrava un enorme backstage prima di un grande spettacolo: telecamere accese, taccuini aperti, sguardi curiosi. Giornalisti e operatori dei media, arrivati da ogni angolo del mondo, aspettavano con trepidazione l’entrata in scena del nuovo protagonista della Chiesa: Papa Leone XIV. E lui non ha deluso le attese, esordendo con una battuta brillante, in inglese: «Se applaudite anche alla fine, vuol dire che sono riuscito a tener sveglia la vostra attenzione!». Risate contagiose e applausi calorosi hanno immediatamente trasformato l’atmosfera, preparandoci a un discorso intenso e coinvolgente.

I temi centrali del suo messaggio sono stati la pace, la verità e la responsabilità dei media. Con evidente passione, Leone XIV ha ricordato le parole di Gesù nel “Discorso della montagna”, tratto dal Vangelo di Matteo, al cap. 5, versetto 9: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio». Ha invitato noi, giornalisti e operatori dei media, a promuovere una comunicazione autentica, che unisca verità e amore, evitando aggressività, divisioni e ricerca esasperata di consenso.
Un momento particolarmente toccante è stato quando il Papa ha espresso vicinanza ai giornalisti incarcerati, chiedendo con voce forte e decisa la loro immediata liberazione. «Solo popoli informati possono fare scelte libere», ha affermato con determinazione, sottolineando quanto sia cruciale la libertà di stampa per ogni società democratica. Leone XIV ha ricordato la Pasqua come orizzonte di speranza e unità, tema che aveva già caratterizzato il suo primo discorso dalla loggia delle benedizioni della Basilica di San Pietro e che si è riflesso nella preghiera del Regina Coeli, cantata ieri. «Maria, Regina del cielo e della terra, ci insegna che la speranza è possibile anche nei momenti più bui», ha detto con voce commossa: «La comunicazione ha il compito di trasmettere questa speranza».

Nel suo discorso, Papa Leone XIV ci ha invitato con forza a superare la “torre di Babele” dei linguaggi ostili e divisivi, ricordandoci che le parole hanno il potere di unire profondamente o dividere irrimediabilmente le persone. Ha chiesto di usare con responsabilità le nuove tecnologie, inclusa l'intelligenza artificiale, per creare spazi di dialogo autentico e rispettoso, dove possa fiorire una cultura di pace e comprensione reciproca.

Alla fine dell’incontro, con gli occhi lucidi e un’emozione che ancora adesso faccio fatica a descrivere, ho capito che questa prima udienza con Papa Leone XIV è stata molto più di un semplice appuntamento: è stata un invito potente a fare del nostro lavoro quotidiano un contributo concreto verso un mondo migliore, più umano e giusto per tutti.

I temi centrali del suo messaggio sono stati la pace, la verità e la responsabilità dei media. Con evidente passione, Leone XIV ha ricordato le parole di Gesù nel “Discorso della montagna”, tratto dal Vangelo di Matteo, al cap. 5, versetto 9: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio». Ha invitato noi, giornalisti e operatori dei media, a promuovere una comunicazione autentica, che unisca verità e amore, evitando aggressività, divisioni e ricerca esasperata di consenso.
Un momento particolarmente toccante è stato quando il Papa ha espresso vicinanza ai giornalisti incarcerati, chiedendo con voce forte e decisa la loro immediata liberazione. «Solo popoli informati possono fare scelte libere», ha affermato con determinazione, sottolineando quanto sia cruciale la libertà di stampa per ogni società democratica. Leone XIV ha ricordato la Pasqua come orizzonte di speranza e unità, tema che aveva già caratterizzato il suo primo discorso dalla loggia delle benedizioni della Basilica di San Pietro e che si è riflesso nella preghiera del Regina Coeli, cantata ieri. «Maria, Regina del cielo e della terra, ci insegna che la speranza è possibile anche nei momenti più bui», ha detto con voce commossa: «La comunicazione ha il compito di trasmettere questa speranza».

Nel suo discorso, Papa Leone XIV ci ha invitato con forza a superare la “torre di Babele” dei linguaggi ostili e divisivi, ricordandoci che le parole hanno il potere di unire profondamente o dividere irrimediabilmente le persone. Ha chiesto di usare con responsabilità le nuove tecnologie, inclusa l'intelligenza artificiale, per creare spazi di dialogo autentico e rispettoso, dove possa fiorire una cultura di pace e comprensione reciproca.

Alla fine dell’incontro, con gli occhi lucidi e un’emozione che ancora adesso faccio fatica a descrivere, ho capito che questa prima udienza con Papa Leone XIV è stata molto più di un semplice appuntamento: è stata un invito potente a fare del nostro lavoro quotidiano un contributo concreto verso un mondo migliore, più umano e giusto per tutti.
Pietro Santoro