Paderno: posate le pietre d'inciampo ai tre giovani
Si è respirata tanta commozione e gratitudine nella mattinata di domenica 11 maggio, in occasione della posa delle tre Pietre d'Inciampo in memoria di Pasquale “Lino” Brivio, Guido Panzeri e Giuseppe Villa.

Cittadini grandi e piccini, associazioni, il Corpo di Polizia e le Amministrazioni di Paderno, Imbersago, Merate e Robbiate, si sono raccolti in piazza della Vittoria insieme ai parenti dei tre padernesi, per celebrare il ricordo di tre concittadini, periti nei lager per aver scelto con coraggio di dire “no” alla guerra.

Un percorso nel ricordo partito cinque anni prima, con il ritrovamento, da parte di Andrea Colleoni, il nipote di Lino, di una scatola nella soffitta della nonna contenente documenti legati allo zio, che hanno permesso di ricostruire la storia dei tre ragazzi e di tutti i coetanei che come loro sono stati chiamati a combattere nella Seconda Guerra Mondiale. “Una generazione di ventenni che si è trovata davanti a scelte più grandi di loro, dettate dal dolore, dalla paura e dal semplice voglio tornare a casa, non ne posso più di combattere”. Colleoni ha ripercorso la vita dei tre ragazzi nati nel 1922 e cresciuti insieme nella “Curt Gronda”, dalla quale vengono prelevati il 9 maggio 1944, dopo un periodo di latitanza, insieme ad altri 46 ragazzi, per non aver risposto nel febbraio all'ennesima chiamata alle armi.


Nel 1947 questi due ragazzi vennero riconosciuti come Partigiani pur non avendo fatto la guerra Partigiana fra le montagne come viene spesso raccontato, ma cambiando le sorti del conflitto, pronunciando insieme ad altri 700.000 italiani il fatidico “no”, che ha comportato la mancata ricostituzione completa dell'esercito. Grazie alla scatola ritrovata, Colleoni ha individuato un progetto della Croce Rossa Internazionale, che ha creato un archivio contenente i documenti digitalizzati degli internati, che ha permesso di scoprire che Lino non si trovava a Dachau come si pensava. Dopo essere stato a Lipsia con i suoi due compaesani, il 27 febbraio venne trasferito al campo di concentramento di Buchenwald come prigioniero politico. Per le condizioni di salute critiche, venne destinato a lavoro leggero nei magazzini, fino ad essere incarcerato il 29 marzo per circostanze ignote. Da questo giorno si persero sue notizie, sicuramente però si sa che non era tra gli italiani fuggiti dal campo perché non prefigura nella lista stilata dai compagni nell’aprile del 1945.



Al termine degli interventi, gli alunni della 4A, 4B, 5A e 5B della primaria del paese hanno mostrato il loro lavoro: un cartellone che riporta la loro visione delle Pietre d'Inciampo, un dono al paese per arricchire ancora di più il ricordo dei tre “eroi”. I bambini hanno dunque distribuito a tutti i presenti un papavero in ricordo dei Partigiani, prima di raccogliersi dietro al labaro del Comune e dirigersi verso la Corte Grande.


Il sindaco Gianpaolo Torchio, con l'aiuto dei parenti dei tre padernesi, ha collocato le tre Pietre all'ingresso della Corte, il microcosmo del paese che è stata la loro casa. Il primo cittadino ha dunque ringraziato tutti coloro che hanno collaborato nel far rivivere la memoria di Pasquale Brivio, Guido Panzeri e Giuseppe Villa, un percorso iniziato dal predecessore Renzo Rota nel suo ultimo discorso da sindaco.
“È stata la prima volta, dopo decenni, che la storia dei tre ragazzi del '22 veniva portata all'attenzione del nostro paese, nel contesto in cui doveva essere, il percorso di progressiva liberazione dell'Italia al Fascismo”. Da quel giorno diversi sono stati i momenti per onorare i tre giovani, ultimo il 25 aprile 2024 con la collocazione di una targa alla Corte.


Con la posa delle Pietre d'Inciampo Paderno è entrato nel progetto internazionale dell'artista tedesco Gunter Demnig per ricordare le vittime della deportazione nazista, posando nel selciato, davanti alle ultime abitazioni, piccole tessere in ottone che riportano il nome, la data di nascita e di morte della persona. “Perché una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome”. Dopo la benedizione di Don Antonio Caldirola e la posa di un omaggio floreale presso le Pietre, la manifestazione si è conclusa con l'intonazione di “Bella Ciao” e l'esecuzione all'armonica di “Il Silenzio”.

Cittadini grandi e piccini, associazioni, il Corpo di Polizia e le Amministrazioni di Paderno, Imbersago, Merate e Robbiate, si sono raccolti in piazza della Vittoria insieme ai parenti dei tre padernesi, per celebrare il ricordo di tre concittadini, periti nei lager per aver scelto con coraggio di dire “no” alla guerra.

Un percorso nel ricordo partito cinque anni prima, con il ritrovamento, da parte di Andrea Colleoni, il nipote di Lino, di una scatola nella soffitta della nonna contenente documenti legati allo zio, che hanno permesso di ricostruire la storia dei tre ragazzi e di tutti i coetanei che come loro sono stati chiamati a combattere nella Seconda Guerra Mondiale. “Una generazione di ventenni che si è trovata davanti a scelte più grandi di loro, dettate dal dolore, dalla paura e dal semplice voglio tornare a casa, non ne posso più di combattere”. Colleoni ha ripercorso la vita dei tre ragazzi nati nel 1922 e cresciuti insieme nella “Curt Gronda”, dalla quale vengono prelevati il 9 maggio 1944, dopo un periodo di latitanza, insieme ad altri 46 ragazzi, per non aver risposto nel febbraio all'ennesima chiamata alle armi.

Andrea Colleoni
I tre vengono portati a Gallarate, dove nuovamente rifiutano l'arruolamento, venendo così condannati ai lavori forzati in Germania. I ragazzi passano per Innsbruck, per Dachau, dove è stata ritrovata l'ultima lettera di Lino datata 22 ottobre, fino ad arrivare a Zöschen un piccolo campo di lavoro, dove i prigionieri venivano impiegati per spostare detriti per rendere agibile uno stabilimento chimico, che produceva tutto il carburante per l’esercito tedesco. 500 delle 5.000 persone internate morirono nel lager, tra di loro Guido Panzeri, deceduto il 26 marzo per sfinimento e Giuseppe Villa, scomparso il 5 aprile per lo stesso motivo. 
Nel 1947 questi due ragazzi vennero riconosciuti come Partigiani pur non avendo fatto la guerra Partigiana fra le montagne come viene spesso raccontato, ma cambiando le sorti del conflitto, pronunciando insieme ad altri 700.000 italiani il fatidico “no”, che ha comportato la mancata ricostituzione completa dell'esercito. Grazie alla scatola ritrovata, Colleoni ha individuato un progetto della Croce Rossa Internazionale, che ha creato un archivio contenente i documenti digitalizzati degli internati, che ha permesso di scoprire che Lino non si trovava a Dachau come si pensava. Dopo essere stato a Lipsia con i suoi due compaesani, il 27 febbraio venne trasferito al campo di concentramento di Buchenwald come prigioniero politico. Per le condizioni di salute critiche, venne destinato a lavoro leggero nei magazzini, fino ad essere incarcerato il 29 marzo per circostanze ignote. Da questo giorno si persero sue notizie, sicuramente però si sa che non era tra gli italiani fuggiti dal campo perché non prefigura nella lista stilata dai compagni nell’aprile del 1945.

Marisa Bandini
I tre ragazzi, in Germania erano chiamati Internati Militari Italiani (IMI) per sottrarli alla protezione della Croce Rossa Internazionale, ha spiegato Marisa Bandini di Anpi Merate, rendendoli così schiavi dei Nazisti fino alla liberazione dei campi o fino alla morte. Grazie alle ricerche condotte fino ad oggi, risulta che in totale sette padernesi sono periti nei lager. “Noi li ricordiamo per valorizzare l'oggi, la democrazia, il diritto di voto e la libertà lasciati da questi ragazzi e che noi dobbiamo conservare. Come questi giovani hanno ripudiato la guerra, così dobbiamo fare oggi”.
Manlio Magni
La storia dei tre padernesi è raccontata nel libro di Manlio Magni “Tracce della Resistenza nel Meratese”, insieme a tutte le vicende che hanno caratterizzato il meratese e casatese, partendo dai segni sul territorio, dai monumenti, dai cippi e dalle Pietre che tengono viva la memoria di un periodo buio da non dimenticare.
Al termine degli interventi, gli alunni della 4A, 4B, 5A e 5B della primaria del paese hanno mostrato il loro lavoro: un cartellone che riporta la loro visione delle Pietre d'Inciampo, un dono al paese per arricchire ancora di più il ricordo dei tre “eroi”. I bambini hanno dunque distribuito a tutti i presenti un papavero in ricordo dei Partigiani, prima di raccogliersi dietro al labaro del Comune e dirigersi verso la Corte Grande.


Il sindaco Gianpaolo Torchio, con l'aiuto dei parenti dei tre padernesi, ha collocato le tre Pietre all'ingresso della Corte, il microcosmo del paese che è stata la loro casa. Il primo cittadino ha dunque ringraziato tutti coloro che hanno collaborato nel far rivivere la memoria di Pasquale Brivio, Guido Panzeri e Giuseppe Villa, un percorso iniziato dal predecessore Renzo Rota nel suo ultimo discorso da sindaco.
“È stata la prima volta, dopo decenni, che la storia dei tre ragazzi del '22 veniva portata all'attenzione del nostro paese, nel contesto in cui doveva essere, il percorso di progressiva liberazione dell'Italia al Fascismo”. Da quel giorno diversi sono stati i momenti per onorare i tre giovani, ultimo il 25 aprile 2024 con la collocazione di una targa alla Corte.


Con la posa delle Pietre d'Inciampo Paderno è entrato nel progetto internazionale dell'artista tedesco Gunter Demnig per ricordare le vittime della deportazione nazista, posando nel selciato, davanti alle ultime abitazioni, piccole tessere in ottone che riportano il nome, la data di nascita e di morte della persona. “Perché una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome”. Dopo la benedizione di Don Antonio Caldirola e la posa di un omaggio floreale presso le Pietre, la manifestazione si è conclusa con l'intonazione di “Bella Ciao” e l'esecuzione all'armonica di “Il Silenzio”.
I.Bi.