A Bosisio per Santoro
Caro Germano Bosisio,
mi permetto di intervenire, da semplice conoscente di Pietro Santoro e lettrice interessata a questo dibattito. Il suo intervento trasuda buona fede, ma anche un certo tono da "precettore", che alla lunga rischia di risultare più oppositivo che costruttivo. Inoltre è chiaro che lo legge con il pregiudizio. È singolare, sa? Pietro Santoro, che ha avuto l'onestà e anche il coraggio di confrontarsi con se stesso e con gli altri su un tema così delicato, viene ora rimproverato non per quello che ha scritto, ma per il fatto di non averlo rinnegato abbastanza. Lei parla di rischio di “auto-giustificazione”; io vedo invece il rischio, ben più serio, di voler sorvegliare il pensiero altrui in nome di una presunta “correttezza postuma”. Ma la maturità, quella vera, non si misura dal numero di revisioni che imponiamo a noi stessi per piacere agli altri: si misura dalla fedeltà alla propria coscienza, anche a costo di restare scomodi. Se davvero vogliamo onorare Papa Francesco, forse dovremmo imparare anche noi a rispettare chi, come Santoro, sa pensare con la propria testa senza bisogno di una patente di conformità rilasciata dagli altri. Con stima per l’intento, ma anche con la franchezza che la situazione merita,
mi permetto di intervenire, da semplice conoscente di Pietro Santoro e lettrice interessata a questo dibattito. Il suo intervento trasuda buona fede, ma anche un certo tono da "precettore", che alla lunga rischia di risultare più oppositivo che costruttivo. Inoltre è chiaro che lo legge con il pregiudizio. È singolare, sa? Pietro Santoro, che ha avuto l'onestà e anche il coraggio di confrontarsi con se stesso e con gli altri su un tema così delicato, viene ora rimproverato non per quello che ha scritto, ma per il fatto di non averlo rinnegato abbastanza. Lei parla di rischio di “auto-giustificazione”; io vedo invece il rischio, ben più serio, di voler sorvegliare il pensiero altrui in nome di una presunta “correttezza postuma”. Ma la maturità, quella vera, non si misura dal numero di revisioni che imponiamo a noi stessi per piacere agli altri: si misura dalla fedeltà alla propria coscienza, anche a costo di restare scomodi. Se davvero vogliamo onorare Papa Francesco, forse dovremmo imparare anche noi a rispettare chi, come Santoro, sa pensare con la propria testa senza bisogno di una patente di conformità rilasciata dagli altri. Con stima per l’intento, ma anche con la franchezza che la situazione merita,
Una ex collega e oggi lettrice di Pietro Santoro