Arrestati dai Carabinieri i presunti autori di numerose rapine a banche meratesi. Stavano forse organizzando un altro colpo

Il capitano Giorgio Santacroce e il Tenente Colonnello Alessandro Giuliani

Una brillante operazione d’indagine, condotta dai Carabinieri della Compagnia di Merate coordinati dal capitano Giorgio Santacroce, ha permesso di sgominare la banda composta dai quattro rapinatori che nei mesi di agosto e settembre avevano messo a segno diversi colpi nel meratese e nel territorio della provincia di Bergamo ai danni di alcuni istituti di credito.

Gli ordini di custodia cautelare, datati 27 ottobre, sono stati emessi nei confronti di Giuseppe Tasca, classe 1947, residente a Madone, Vincenzo Cattaneo, classe 1961, residente a Calusco d’Adda, Alfio Scimonelli, classe 1973, residente a Crema e Cilente Antonio, classe 1972, residente a Imbersago, tutti e quattro coinvolti nelle tre rapine che la scorsa estate avevano seminato il panico nel meratese, ossia l’assalto del 5 agosto alla Bpm di Paderno d’Adda, fruttato ai malviventi un bottino di circa 5 mila euro, quello del 9 agosto all’Ubi Banca di Cernusco Lombardone, durante il quale i quattro rapinatori erano riusciti a racimolare mille euro, e il colpo dell’11 agosto alla filiale Banca Intesa di Brivio, fruttato circa 15 mila euro.

Pochi erano gli elementi emersi dall’analisi dei filmati delle tre rapine, considerate subito dagli inquirenti riconducibili alla stessa banda per le simili modalità di esecuzione, ma tra questi elementi spiccava un fotogramma tratto dalle riprese dell’ultima rapina, quella messa a segno a Brivio, in cui era possibile scorgere abbastanza chiaramente una lancia Y di colore grigio a cui mancava lo sportellino del serbatoio della benzina, particolare rivelatosi molto utile data l’impossibilità di risalire alla targa dell’auto.

E partendo proprio da questo importante dettaglio i Carabinieri della Compagnia di Merate, in collaborazione con i limitrofi Comandi, il 16 agosto mentre stavano svolgendo accertamenti nella provincia di Bergamo hanno individuato a Medolago una lancia Y grigio metallizzata con quattro individui a bordo, uno dei quali, caratterizzato da capigliatura grigia, risultava molto simile a uno dei profili catturati nei giorni prima dalle telecamere di sicurezza installate nelle banche rapinate.

In quell’occasione a bordo dell’auto, immediatamente bloccata, erano stati rinvenuti passamontagna, taglierini e coltelli, materiale che era costato ai quattro, che con buona probabilità erano in procinto di compiere l’ennesima rapina, una denuncia a piede libero per il porto abusivo dei taglierini. Le indagini nei giorni successivi non si sono fermate e hanno premesso di attribuire al Cattaneo il ruolo di autista della lancia y, di proprietà del Tasca, poiché la corporatura grossa e i vistosi tatuaggi sulle spalle lo avrebbero reso facilmente riconoscibile.

Il cerchio cominciava così a stringersi attorno alla banda: il Cilente, che il 16 agosto non era insieme agli altri complici, ma che a quel punto era identificato e considerato il capo del gruppo, è stato arrestato il 19 settembre presso un’abitazione di Calusco d’Adda, dove si era rifugiato subito dopo aver messo a segno una rapina, organizzata con la collaborazione di un complice occasionale, in una banca nel comune di Olgiate Molgora, stessa sorte toccata solo qualche giorno prima, il 31 agosto, allo Scimonelli, fermato dai Carabinieri di Treviglio dopo una rapina in Banca nel comune di Urgnano.

I numerosi elementi raccolti nel corso delle indagini restituivano ormai un quadro completo della situazione consentendo all’autorità giudiziaria di emettere i quattro ordini di custodia cautelare. Il Tasca e il Cattaneo, a differenza degli altri due membri della banda già detenuti in carcere, vengono raggiunti dal provvedimento mentre si trovavano nelle rispettive abitazioni, all’interno delle quali, in seguito alla perquisizione effettuata dai Carabinieri, è stato  rinvenuto diverso materiale utilizzato durante le rapine: passamontagna, parrucche, taglierini, coltelli, un motorino, risultato anch’esso rubato, oltre a numerosi timbri in gomma ad inchiostro riportanti lo stemma della Repubblica Italiana e le intestazioni di vari uffici comunali e dei Carabinieri di Roma e Brescia, materiale, quest’ultimo, che gli inquirenti ipotizzano possa essere stato utilizzato dai malviventi per compiere delle truffe.

Le indagini, ha comunque chiarito il capitano Giorgio Santacroce, non si fermano: infatti, altri Comandi stanno attualmente lavorando per chiarire le responsabilità dei quattro arrestati in altri sei colpi messi a segno nelle province di Bergamo e Milano.


Rosa Valsecchi
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