Pensioni baby: per chi non ricorda
Il DPR 1092 del 29 Dicembre 1973 recitava al comma 2 dell'art. 42 che "nei casi di dimissioni, di decadenza, di destituzione e in ogni altro caso di cessazione dal servizio, il dipendente civile ha diritto alla pensione normale se ha compiuto venti anni di servizio effettivo", e il successivo comma 3 aggiungeva che "alla dipendente dimissionaria coniugata o con prole a carico spetta, ai fini del compimento dell'anzianità stabilita nel secondo comma, un aumento del servizio effettivo sino al massimo di cinque anni": è in base al testo unico appena citato che lo stato paga ancora più di 400˙000 "pensioni baby", tra cui quella percepita dalla moglie di Umberto Bossi, con un costo complessivo di 7,4 miliardi di euro l'anno. Il governo responsabile di tale demagocica misura era presieduto da Mariano Rumor e sostenuto dalla Democrazia Cristiana, dal PSI, dal PSDI e dal PRI (il cui leader Ugo La Malfa ricopriva l'incarico di Ministro del Tesoro), mentre l'opposizione di sinistra, rappresentata allora dal PCI di Enrico Berlinguer, aveva espresso voto contrario nella commissione interparlamentare competente (individuata dall'art.21 della legge 775/1970). Spero con ciò di aver soddisfatto non tanto la curiosità degli anonimi signori Angelo e Rocco, quanto degli altri lettori interessati alla tutt'altro che secondaria questione: ognuno ne tragga poi le conseguenze politiche che crede.
Michele Bossi