Robbiate: aiutò la collega a indossare un “busto”, ora è accusato di violenza sessuale

In aula ha negato fermamente di aver palpeggiato una ex collega di 20 anni più giovane di lui: ora starà al Tribunale di Lecco in composizione collegiale prendere una posizione sulle presunte molestie consumatesi a Robbiate, stando alla denuncia della ragazza, nell'abitazione dell'uomo che ora si trova a dover rispondere di violenza sessuale.

I due si erano conosciuti in un ristorante del meratese dove all'epoca dei fatti lavoravano entrambi come camerieri, lui come responsabile di sala, lei con un contratto a chiamata: “c'era un bel rapporto, rispettoso. Io le davo spesso dei passaggi perchè ancora non aveva la patente” ha dichiarato in aula l'imputato.
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Poi l'uomo, originario del nord Africa, ha iniziato a raccontare la propria versione dei fatti: il 23 giugno del 2017 la giovane l'avrebbe raggiunto nel suo appartamento per aiutare la famiglia con le pulizie di casa su richiesta dello zio di lei (anch'egli dipendente del locale) per farle guadagnare qualche soldo in più. “Io ero a casa in malattia per delle forti emicranie” ha spiegato l'imputato “mia moglie non era in casa, ma sarebbe dovuta rientrare a breve, mentre io a mezzogiorno sarei dovuto uscire per recarmi in un centro culturale per la preghiera, perchè sono musulmano credente”.

Stando al capo d'imputazione la ragazza in quel frangente sarebbe stata molestata, palpata su coscia e gluteo, baciata contro la sua volontà e parzialmente spogliata, ma secondo l'esame reso questa mattina dall'imputato le cose sarebbero andate diversamente.

“Mi ha detto che aveva finalmente passato l'esame della patente e così, per farle le congratulazioni, come ho imparato da voi italiani, mi sono avvicinato per darle un bacio sulla guancia, ma nulla di più: non l'ho nemmeno toccata”. Poco dopo, sapendo che la ragazza, come lui, soffriva di mal di schiena, l'uomo si sarebbe offerto di prestarle una fascia ortopedica da adoperare durante i turni di lavoro al ristorante.

“Ha voluto indossarla in quel momento, nonostante le avessi sconsigliato di tenerla mentre faceva le pulizie, così le ho mostrato come si metteva”. Anche davanti al presidente del collegio Paolo Salvatore e ai colleghi a latere Martina Beggio e Gianluca Piantadosi l'uomo ha voluto dimostrare in aula come si allacciasse la suddetta fascia, spiegando che la ragazza per poterla indossare correttamente si era dovuta leggermente abbassare il pantaloncino, così come la canottiera che aveva indosso quel giorno.

“Ma ha fatto da sola. Io le ho solamente sfiorato la coscia per indicarle i punti in cui il busto avrebbe dovuto agire, dandole sollievo. Ma non l'ho fatto per farle del male, ero in buona fede”. Tanto che l'uomo ha chiesto retoricamente ai giudici.

“Se veramente le avessi fatto del male, perchè sarebbe tornata dopo poco a chiedermi di aiutarla a togliere la fascia?!”.
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Poi, poco prima che l'odierno imputato uscisse di casa per la preghiera, la ventenne se ne sarebbe andata per comprare le sigarette, con la promessa di rientrare a breve... e invece non avrebbe più fatto ritorno nell'abitazione.

“Ho provato a chiamarla e a mandarle messaggi, ma senza ricevere risposta. Così ho telefonato a suo zio ma quando gli ho spiegato la situazione mi sono sentito rispondere “Mia nipote ci ha raccontato quello che hai fatto: tu non sai chi siamo noi””.

“Se davvero avessi voluto farle del male” ha chiosato “non l'avrei fatto di certo in casa mia, quando poteva rientrare mia moglie! Per esempio una volta, era forse l'una di notte, di rientro dal lavoro lei mi aveva chiesto se potevo farla guidare un po' in un parcheggio un po' isolato: neppure quella volta ho alzato un dito su di lei”.

“Non ci ho creduto quando me l'hanno raccontato” è stato il commento del datore di lavoro, oggi chiamato a testimoniare così come altri colleghi hanno descritto l'odierno imputato come una “brava persona, gran lavoratore”, incapace di commettere un simile reato. Ancora scossa, invece, la moglie dell'egiziano, che fra i singhiozzi ai giudici ha detto “da quel giorno mio marito non è più stato lo stesso”.

A marzo il procedimento andrà avanti con l'istruttoria dibattimentale, poi sarà la volta delle conclusioni delle parti.
F.F.
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