Storia del Parco, di quei ragazzi coraggiosi e del loro leader che nel 1967 “espugnarono” il Colle

Alle volte basta poco per cambiare il corso della storia. A Montevecchia, nel 1967, sono bastati 12 voti di scarto con i quali il programma della lista Mascheroni ha battuto quello della lista Capponi. E oggi se la collina è ancora pressoché intatta e l’intero paese dentro l’omonimo parco lo si deve a quei 12 voti. E al coraggio di un 28enne e ai suoi giovanissimi amici.
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Eugenio Mascheroni


Un tuffo nel passato per comprendere il regalo che Eugenio Mascheroni e i suoi hanno fatto alle generazioni successive. Nel 1927 con R.D.389 Montevecchia e Cernusco furono costretti dal fascismo a fondersi. Solo nel 1966 i due comuni tornarono indipendenti e a Montevecchia si votò per la prima volta l’anno dopo. Due liste in campo entrambe di ispirazione democristiana: l’una guidata dal dottor Capponi e composta dai maggiorenti del piccolo comune, sostenuti da anziani iscritti alla Dc, l’altra guidata dal dottor Mascheroni con i giovani del paese. La prima aveva un programma semplice: le industrie al piano e l’edilizia sulla collina. L’altra aveva un programma altrettanto semplice: l’edilizia al piano e la collina resta verde. Quanto al produttivo solo qualche piccola isola artigianale. Nulla più
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Vinse Mascheroni. E la storia imboccò un’altra strada, quella che oggi ci permette di ammirare un panorama mozzafiato dal santuario della madonna del Carmelo e dal colle del Butto, sede del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone.

E lì siamo andati per ascoltare la storia del parco da Eugenio Mascheroni e la situazione attuale dal suo successore, Marco Molgora che, per inciso – dato che la politica deve stare fuori dall’ente – è il miglior successore del Presidente. Così come Giovanni Zardoni è la pietra angolare della struttura di controllo e sorveglianza della grande riserva naturale.
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Non è stato facile arrivare a quel settembre 1983. Da molti anni – Mascheroni era sindaco di Montevecchia dal ’67 e lo è rimasto fino al 2001 – i sindaci della zona, Missaglia, Sirtori, Rovagnate, Perego, Osnago si confrontavano sul tema urbanistico. Tutti avevano l’idea di salvaguardare una porzione di territorio dalle pretese del mercato immobiliare, in quegli anni in fortissimo sviluppo. I sei comuni avevano già adottato strumenti di tutela e studiavano come dare vita ad un Consorzio (ostile a questo ente solo Osnago). Furono proprio Mascheroni e alcuni collaboratori in quei primissimi anni ottanta a interloquire con l’assessorato regionale e nella legge 77 c’è tantissimo contenuto appartenente proprio ai sindaci locali.

Allora c’era soltanto il parco del Ticino. Quello di Montevecchia fu uno di primi ad essere riconosciuto dalla regione. Formalmente l’avvio istituzionale è del 1986. Ma già dall’83 i comuni agivano come un unico ente teso alla salvaguardia del territorio.

Ci furono battaglie memorabili: i cacciatori erano scatenati contro l’idea stessa del parco e anche molti agricoltori. A fare da apripista un Comitato civico, composto da Restelli, Arlati e molti altri, sulle barricate a reggere l’urto. Dietro Mascheroni intento a trovare sempre equilibri sia con le associazioni sia con i comuni. Equilibri spesso difficili da costruire che imponevano al negoziatore di avanzare ma anche di saper arretrare, per quanto sempre un passo in avanti.
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Se un tempo gli stessi comuni, Osnago su tutti, erano restii a cedere la sovranità urbanistica di porzioni di superficie, ora sono loro a offrire aree da riparametrare dentro i confini del Parco. Ci sono voluti decenni ma l’ordine mentale è radicalmente cambiato. Lo si è visto quando anni fa ci fu il tentativo di trivellare la zona di Bagaggera alla ricerca di petrolio. Una massa umana fece da barriera impenetrabile, guidata sempre dai sindaci con fascia tricolore.

Oggi quasi 3mila ettari di terreno a prato e bosco sono sotto tutela, tante specie hanno fatto ritorno e numerose attività sono state avviate soprattutto nel settore vinicolo. E migliaia di persone ogni fine settimana si regalano passeggiate meravigliose lungo i tanti sentieri dalla valle ai colli, tra sorgenti pietrificanti, aree paludose, vigneti, torrenti e ruscelli, prati magri, boschi umidi.

Ma se abbiamo un polmone verde di straordinaria bellezza per noi e per le generazioni che arriveranno dopo di noi, lo dobbiamo a quei 12 voti, a quel pugno di ragazzi coraggiosi e al loro instancabile leader, Eugenio Mascheroni. Non lo dimentichiamo!
Claudio Brambilla
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