Merate: il racconto di chi ha vissuto la donazione e i premi per gli studenti dell'istituto Viganò nella serata dell'AIDO

Ci sono resoconti di eventi che non vanno oltre una cronaca didascalica "Si è svolto, eccc". Altri in cui si cerca di infilarci un "pizzico" di personale, trasmettendo quanto si è ricevuto, ascoltando e assistendo in prima persona all'iniziativa. E altri dove non si trovano parole perchè le emozioni, i pensieri, spesso anche i fatti personali si mischiano a quello che è stato, a ciò che vorresti raccontare e ciò che hai paura di dimenticare.


Così è stata la serata dell'AIDO che giovedì nell'auditorium di Merate ha premiato gli studenti del corso di grafica e comunicazione per gli elaborati prodotti (immagini, video, audio, magliette, gadget,...) sul tema della donazione e ha anche offerto la possibilità di riflettere sul tema grazie alla presenza di protagonisti di tante storie di rinascita ma anche di dolore.
Una serata dedicata agli studenti delle scuole superiori, che fa seguito alla precedente iniziativa che aveva visto salire sul palco gli alunni delle medie con i loro pensieri sviluppati chiaramente in maniera diversa. Il burraco, il cantaido e il torneo di volley sono stati i tre eventi sui quali i ragazzi dell'istituto Viganò hanno lavorato, sotto la supervisione dei loro professori (Silvio Dessì, Serena Ratti, Nicoletta Labanca, Flavio Unia) che ne hanno stimolato la creatività e fantasia. Il risultato è stato davvero straordinario. Proiettati in sala ed esposti sulle pareti del municipio fino al 18 giugno, disegni e video hanno raccontato di giovani che hanno compreso l'importanza del dono, di come un SI possa significare vita e speranza per tante persone. Il premio è andato alle classi e poi ad alcuni elaborati specifici ma tutti sono stati meritevoli di apprezzamento e stima.

Il presidente della sezione di Merate Bruno Bosisio

.Il presidente provinciale Giacomo Colombo

A condurre la serata Giustino Comi


Dopo i ringraziamenti dell'infaticabile presidente Bruno Bosisio che con il suo direttivo cerca sempre di valorizzare l'associazione e di renderla "interessante" soprattutto per i giovani, con tante iniziative, ad aprire la serata è stato il dottor Paolo Aseni, chirurgo dell'ospedale Niguarda, ora in pensione, che ha passato una vita in sala operatoria tra prelievi e trapianti.

Il dottor Paolo Aseni

Nel suo intervento ha fornito numeri, ha chiarito molti aspetti nel loro lato umano e medico, ha dato cenni storici e mitologici, ha raccontato i passaggi da quando scatta l'allerta per la ricerca di un donatore fino al viaggio per raggiungere il ricevente con l'organo a bordo di un'ambulanza o della Lamborghini della Polizia di Stato. Non ha tralasciato i passi da gigante fatti dalla medicina ma soprattutto le facilitazioni e le opportunità che le nuove tecnologie, a partire dalla stampa in 3D e la realtà aumentata, offrono per migliorare non solo gli interventi ma soprattutto il loro decorso in positivo. Insomma una lezione che però ha catturato l'attenzione di tutti, fatta in maniera semplice e comprensibile e illustrata da slides. A fermare il fiato sono state però le testimonianze che, prima di lasciare spazio alle premiazioni, hanno riempito la sala di emozioni, pensieri, vissuto.


Silvia Gilardi


SILVIA GILARDI - 34 anni, trapiantata di fegato
Tutto per Silvia è iniziato con un gonfiore alle caviglie e l'avvio di accertamenti. Poi la chiamata dall'ospedale con i referti che danno dei valori allarmanti e il ricovero per un mese nel reparto malattie infettive dell'ospedale di Lecco e successivamente al san Paolo di Milano, centro specializzato, dove le diagnosticano una cirrosi epatica autoimmune. Per 13 anni resta in cura presso l'ospedale milanese poi arriva il momento del trapianto, unica soluzione visto il peggioramento delle condizioni di salute. "Non accettavo molto questa cosa ma non avevo alternative" ha raccontato la giovane "sono stata messa in lista e il 29 luglio mi hanno chiamata perchè c'era un organo a disposizione. Sono andata al Niguarda e sono stata sottoposta a un intervento durato 12 ore. Dopo 4 ore però il mio fegato si è bloccato e sono tornata in sala operatoria per altre 8 ore ma le cose non sono migliorate. L'unica salvezza era un altro trapianto e così è stata fatta un'allerta nazionale per un altro fegato. Mi restavano solo 36 ore". Inizia così un conto alla rovescia estenuante dove ogni minuto che passa senza una risposta positiva porta verso un dramma. "Allo scoccare della 36^ ora giunge la telefonata, c'era un fegatop ma era di un gruppo sanguineo diverso. Mi hanno comunque sottoposto a operazione, che è andata bene. La ripresa è stata un po' complicata e lunga ma ... sono qui. Non posso che dire grazie a chi quel giorno, allo scoccare della mia ultima 36^ ora, ha detto sì alla donazione e mi ha permesso di continuare a vivere".



Miriam Lombardi


MIRIAM LOMBARDI - mamma di Silvia Gilardi e Presidente del Gruppo AIDO di Pescate
Ha vissuto sulla sua pelle con ansia e tremore le 36 ore della figlia, che potevano essere le ultime, non solo in veste di mamma ma anche di persona bene a conoscenza dei trapianti e delle loro dinamiche. "Quando per Silvia si è prospettata l'urgenza di un secondo trapianto mi sono posta il problema se non fosse andato bene quanto tempo c'era per trovare un altro organo compatibile. Mi hanno risposto: poche... Poi è arrivato un fegato di un controgruppo, per me era una novità ma l'operazione è stata fatta ed è andata bene. Non posso che dire grazie a tutti i medici perchè la loro è davvero una professione vissuta come missione. Ed è importatissimo parlare alle persone, informare, sensibilizzare soprattutto i giovani. Quando ai nostri banchetti arriva qualche ragazzo e ci dice che vuole iscriversi all'AIDO è sempre una grande emozione. Perchè scegliere di donare è un gesto di grande generosità e responsabilità. Ci sono persone che vivono grazie a chi ha donato e per noi costoro sono i nostri angeli custodi".


Giulia Fagnoni


GIULIA FAGNONI - 26 anni, trapiantata di cuore
Nata sana a 19 anni ha subito un trapianto di cuore. Nata sana, all'età di 6 anni si scopre essere affetta da un soffio al cuore molto forte che rivela una insufficienza aortica grave. Quando ha 8 anni i medici le fanno una plastica all'aorta in attesa che diventi adulta e applicarle così una valvola. Dopo sei mesi dal compimento dei 18 anni, Giulia avverte un dolore molto forte alla spalla. Un primo accesso al pronto soccorso, si conclude con una dimissione ma il persistere della situazione la fa tornare in ospedale e qui, sotto gli occhi dei medici, ha un arresto cardiaco grave. È la sua fortuna, fosse capitato a casa o in strada probabilmente il decorso sarebbe stato differente. I medici la attaccano a una pompa esterna ma il suo cuore, seppure "aiutato", non riparte. Viene trasferita da Lecco al san Raffaele, viste anche le complicanze che subentrano. Giulia viene inserita così nella lista per i trapianti e dopo soli 5 giorni è la sua occasione. Il 31 agosto del 2015 le viene dato un cuore nuovo. Dopo un primo periodo non facile, il suo fisico si riprende. Giulia che mai aveva voluto rinunciare a vivere si laurea e ora è farmacista. "Il chirurgo che mi ha operato mi ha detto che aveva messo il cuore di una Ferrari all'interno di una Cinquecento. Io ora sto bene, non ho mai abbandonato lo studio, ho fatto anche un anno all'estero, ho collaborato al progetto Moderna sui vaccini, pratico sport, amo la montagna. Voglio dire a tutti che un semplice "SI" non è solo legato alla donazione di un organo ma genera vita. Perchè io prima non avrei potuto avere figli per via della mia insufficienza cardiaca, ora invece potrò diventare anche mamma".


Sarajeva Villa


SARAJEVA VILLA - mamma di un ragazzo donatore di organi
Il prossimo 23 giugno saranno passati cinque anni dalla morte di Alex. In quello stesso giorno altre persone sono tornate a vivere grazie a cuore, fegato, polmoni, reni e cornee che la sua mamma, in un gesto di amore senza confini, ha deciso di donare. Era un appassionato di calcio e indossava la maglia n. 33. Non era credente però diceva sempre, riferendosi agli anni della morte di Cristo, che lui con il suo 33 avrebbe salvato il mondo. E aveva ragione. Il 23 giugno 2018 avrebbe dovuto svolgersi un torneo con i "Liverpolli" al quale teneva particolarmente e per il quale aveva radunato in squadra gli amici più forti. "Ci siamo alzati e non era in camera sua. Allora abbiamo chiamato la fidanzata ma niente, al campo da calcio nemmeno. Alle 9.30 ci hanno chiamato dall'ospedale: Alex era in Neurorianimazione. Quando siamo arrivati a Lecco ho capito subito che la situazione era più grave del previsto: aveva fatto un incidente e aveva picchiato la testa. Al situazione era disperata. In quel momento ho pensato che mio figlio, pieno di voglia di vivere, non avrebbe mai accettato una esistenza diversa. Quel suo 33 che avrebbe salvato il mondo mi ha portato a pensare che con i suoi organi avrebbe potuto salvare qualcuno e allora ho chiesto se si poteva scegliere per la donazione. Il giorno dopo è iniziato il test per la dichiarazione di morte. Alex ha potuto donare cuore, fegato, polmoni, reni, cornee. In quel momento è stata una scelta dettata dal cuore, pensando agli altri e a chi aveva bisogno di un'altra possibilità. È stato difficile ma lo rifarei. Io ho un passato e un presente che avrebbero dovuto essere diversi. Quando ho avuto dall'ospedale la comunicazione che gli espianti erano andati a buon fine ho letto il foglio con le indicazioni alla ricerca di qualcosa. Ciò a cui tenevo di più era il cuore di Alex. Non so cosa cercassi esattamente in quel foglio ma l'ho trovato: Alex è morto a 21 anni e lui col suo 33 avrebbe voluto salvare il mondo. La persona che ha ricevuto il suo cuore aveva 54 anni (21+33)". Sarajeva è riuscita anche a incontrare la persona che vive con il cuore del figlio. Tramite un appello in rete, infatti, e l'incrocio di dati (data di morte, data dell'espianto e del trapianto, età, sesso,...) un giorno ha ricevuto un messaggio "Ciao sono Marzio e sono io che ho il cuore di tuo figlio". È bastato poi mettere assieme le date per arrivare ad avere la certezza della sua identità. "Oggi mi sembra di vedere mio figlio adulto in Marzio. Conoscere chi ha ricevuto il cuore di mio figlio è stato un dono e la mia scelta in un momento di dolore straziante ha dato speranza, amore e vita ad altri. E ha consentito a me di non chiudermi ma di andare avanti".

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Dopo un lungo applauso è stata la volta delle visione degli elaborati e naturalmente delle meritate premiazioni alla presenza dell'assessore Franca Maggioni e del sindaco Massimo Panzeri.

Greta Coiombo con il prof. Silvio Dessì

 

Priska Bonfanti

 

Mattia Ferrari (a sinistra) e Jessica Calandra (a destra) con il presidente Bruno Bosisio
e le professoresse Serena Ratti (al centro) e Nicoletta Labanca

Valentina Braga con il professor Flavio Unia e la professoressa Serena Ratti




S.V.

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