Milano, Politecnico, parla Pedro Bossi: con affitti così alti in molti lasciano l'università

Ad aderire alla protesta studentesca di Milano contro il caro affitti c'è anche il meratese Pedro Bossi Núñez. Dopo gli studi al liceo M. G. Agnesi, si è laureato in Ingegneria Aerospaziale alla Triennale e attualmente sta frequentando la Magistrale sulla scia del medesimo percorso accademico. Lui per recarsi in università ha sempre viaggiato da pendolare, ma è stato tra i primi a sostenere la causa, nella consapevolezza che l'impennata degli affitti sta condizionando le scelte di molti suoi colleghi.

 

Pedro Bossi Núñez

La formula è quella di appropriarsi di uno spazio pubblico all'aperto, proprio alla sede del Politecnico, e accamparsi come gesto simbolico a dimostrazione che, senza dei seri provvedimenti istituzionali, o i ragazzi dovranno rinunciare all'università o saranno costretti a vivere in tenda per permettersi gli studi.

 

La prima ad adottare questo metodo di protesta, attirando l'attenzione dei media, è stata Ilaria Lamera, a inizio maggio, la quale si era avvicinata in quei giorni alla lista "La Terna Sinistrorsa" che aveva attenzionato e raccolto i disagi degli universitari sul caro-affitti. Dello stesso gruppo fa parte Pedro Bossi Núñez, che è rappresentante nel Consiglio del Corso di Studio di Ingegneria aerospaziale. Anche il meratese quindi ha di lì a poco montato la tenda per solidarietà verso i suoi compagni.

 

"Io ho la possibilità di fare avanti e indietro da Milano, ma mi rendo conto che se vivessi più lontano mi troverei nelle stesse condizioni degli altri - dichiara Bossi Núñez - Conosco dei miei compagni che vivono in situazioni terribili. Ormai per 25 mq di monolocale si paga circa 600 euro al mese. L'aumento degli affitti si è notato da dopo la pandemia, quando in molti sono tornati a Milano dopo aver chiuso i precedenti contratti durante il covid. Negli ultimi mesi sta peggiorando ulteriormente".

La protesta si è organizzata nel corso delle settimane. Ogni sera i manifestanti si riuniscono in assemblea negli stessi spazi che occupano. Hanno pure ospitato dei professori universitari al fine di ripensare le politiche dell'abitare. L'adesione al movimento delle tende si è nel frattempo allargato ed esteso ad altre fasce della popolazione, essendo un problema che riguarda non solo gli studenti ma anche i lavoratori.

 

Se durante la pandemia le lezioni sono state modulate per forza di cose nella formula della didattica a distanza, ora gli studenti non vogliono rinunciare alla riconferma della modalità in presenza, vista oggi ancora di più come un'opportunità preziosa. "Da una parte ci viene detto che lo sviluppo del sapere in università non può avvenire soltanto come ricezione passiva delle nozioni, dall'altra però assistiamo al venir meno delle condizioni per poter frequentare da fuori sede" osserva Pedro Bossi Núñez. Quanto alla didattica da remoto, il meratese aggiunge: "Le lezioni a distanza al Politecnico non sono comunque più disponibili, salvo un singolo corso in Ingegneria informatica. I professori sono caldamente invitati a mettere a disposizione le registrazioni delle lezioni, ma non è una pratica poi così diffusa. Tuttavia, seppur non abbiamo l'obbligo di presenza - eccezion fatta per Architettura e Design - la frequenza è di fatto necessaria per stare al passo con gli esami. Ci sono poi i progetti di gruppo che vanno svolti insieme in università".

 

Come spesso accade l'opinione pubblica si è spaccata sulla protesta degli studenti. C'è chi sostiene i ragazzi e chi, specialmente sui giornali di destra, li attacca, sostenendo che da sempre molti universitari uniscono studio e lavoro. Viene poi rinfacciato ai manifestanti di essere manovrati dai partiti di sinistra. "Così come in molti ci sostengono, tante sono state le critiche - ammette Pedro - Ci tengo però a dire che la nostra lista è del tutto indipendente. Ci interfacciamo di volta in volta con realtà diverse e comunque ci autofinanziamo da soli, non c'è nessun partito che ci dà niente, tanto per essere chiari. Sono critiche o strumentali o di chi non conosce la realtà. Sul ‘è sempre andata così' rimango di stucco, è un ragionamento che non ha senso. Se andava già male prima, non vuol dire che non si possa e debba migliorare. Siamo il penultimo Paese in Europa per giovani laureati".

 

Oltre all'attenzione mediatica, il movimento delle tende ha ottenuto degli incontri in tavoli istituzionali, uno con il Comune di Milano e un altro con la Città Metropolitana. Il tema è complesso e soluzioni nell'immediato non sarà possibile ottenerli. Fino a quando rimarranno piantate a terra le tende? "Non siamo noi deputati a trovare le soluzioni. Questo spetta alle istituzioni. Fino ad ora non abbiamo colto segnali davvero concreti. Dunque la nostra protesta va avanti, aspettiamo di vedere almeno l'inizio di qualcosa che ci faccia ben sperare".

M. P.
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