Il 25 aprile? La fine di un incubo

Enrico Baroncelli, Direttore www.politicamente.eu
Per sintetizzare rispondiamo allora ad alcune domande: 
1) Il 25 Aprile c'entra con la Costituzione Italiana ? 
Certamente si, senza il 25 Aprile la Costituzione promulgata nel 1948,  non sarebbe esistita, e soprattutto non sarebbe esistita la libertà di  pensiero e di stampa, annichilita dal Fascismo con i Tribunali Speciali  e l'Ovra (la Polizia politica) in particolare dal 1927 al 1943, con le  "Leggi Fascistissime". 
2) Il 25 Aprile è finita la Guerra ? 
No, il 25 Aprile c'è stato lo  sciopero antifascista e la sollevazione di intere città operaie (Milano,  Torino, Genova ecc.) che hanno dato il colpo finale al nazifascismo, ma  la guerra in Italia ufficialmente è finita il 28 Aprile 1945 (questo  però lo sanno in pochi)  quando alla Reggia di Caserta si incontrarono  il plenipotenziario tedesco Wenner, in rappresentanza di Wolff, che  aveva anche l'incarico del Maresciallo Graziani (che si era consegnato  agli Alleati il giorno prima a Cernobbio, evitando così di finire  fucilato a Dongo come altri gerarchi) di firmare la resa incondizionata  (gli Americani non riconoscevano alcuna legalità alla Repubblica di  Salò, e trattarono solo con i Tedeschi) davanti al Generale americano  William Duthie Morgan. 
3) Quanti erano i Partigian
i ? In realtà i Partigiani erano molto pochi: calcoli abbastanza realistici  li stimano in circa 40-45.000 alla vigilia del 25 aprile, quando però  molti diventarono "partigiani dell'ultimo minuto", affiancandosi ai  vincitori. Nell'inverno 1944-45 i Partigiani erano quasi scomparsi  (anche la Brigata Rosselli dalla Val Biandino se ne andò in Val Gerola,  Morbegno e poi in Svizzera). I terribili "rastrellamenti" nazi-fascisti  avevano provocato molte esecuzioni (a Introbio nell'Ottobre 1944, e a  Maggio-Barzio il 31 dicembre 1944) spopolando le montagne (era rimasto  di vedetta quasi solo il nostro Mario Cerati di Introbio). Nel  Febbraio-Marzo 1945 le "Brigate" partigiane in montagna però ripresero a  ricostituirsi. 
4) Quanti erano i soldati della RSI ? 
Giorgio Pisanò, già senatore dell'MSI, autore di una monumentale ricerca  sulla "guerra civile", li calcola in circa 400.000. Probabilmente la  cifra è esagerata, e non tiene conto della forte percentuale di  diserzioni, visto che le prospettive di vittoria erano tutt'altro che  brillanti : la guerra era ormai persa, molti avevano dovuto arruolarsi  per le minacce di Graziani di fucilare i loro parenti, altri cercavano  soltanto la "bella morte". Mettendo pure come realistica la metà degli  effettivi, la sproporzione tra esercito tedesco e fascista da una parte  e partigiani era enorme, anche per la grande differenza di armamenti.  Bisogna considerare che i Partigiani avevano sempre avuto armamenti  molto scarsi e spesso difettosi: qualche pistola, qualche fucile,  raramente qualche mitraglietta sottratta ai Fascisti, nessuna arma  pesante (nè cannoni nè carri armati).  Oggettivamente non erano in grado di resistere a nessun attacco tedesco  o fascista. 
5) Dove si svolse la Resistenza ? 
Capovolgendo dei luoghi comuni poco realistici, direi che la vera  Resistenza si svolse più nelle città che sulle montagne. Nelle città  infatti erano presenti i GAP (Gruppi Azione Patriottica) i cui obiettivi  erano colpire Fascisti e Tedeschi all'improvviso con azioni "mordi e  fuggi", cioè attentati davanti alla porta di casa, esplosioni come  quelle in Via Rasella a Roma e Viale Abruzzi a Milano, a cui i  nazifascisti risposero con ritorsioni pesantissime, come è noto.  L'obiettivo riuscito dei GAP, diventati poi SAP, era quindi quello di  rendere insicuro nelle città della RSI il terreno agli ufficiali  fascisti e anche ai Tedeschi, con la possibilità di essere colpiti  individualmente in qualsiasi momento (cosa che ad esempio rese furioso  il comandante della Gestapo a Roma Herbert Kappler ). Decine furono gli  attentati in tutta l'Italia del Nord: i Partigiani colpivano e poi  scappavano in bicicletta (a Ferrara si giunse addirittura a proibire  l'uso delle biciclette dopo le ore 18 !). Naturalmente se venivano  catturati li aspettavano orribili torture prima dell'esecuzione. 
5) Cosa fece la maggior parte della popolazione ? 
Diciamoci la verità, la maggior parte della popolazione non vedeva l'ora  che l'incubo finisse : si era già illusa l'8 Settembre del 1943, quando  invece stava soltanto per cominciare la parte più dura e atroce della  guerra. L'obiettivo era sopravvivere alla guerra, chiunque la vincesse.  Mi si lasci ricordare la testimonianza di una anziana e simpatica  turista milanese di Introbio, che l'anno scorso, vedendo i bombardamenti  odierni sulla Ucraina, li paragonò giustamente a quelli di Milano.  Milano nell'aprile 1945 era distrutta più o meno esattamente come  Mariupol e altre città martiri del Donbass. La gente non ne poteva più,  anche perchè l'inflazione e il mercato nero rendevano molto difficile  trovare da mangiare.  L'altra testimonianza è quella di un mio zio molto simpatico, arruolato  anche lui nell'esercito "repubblichino" in centro Italia: poco prima di  morire gli chiesi:" Cosa ricordi soprattutto di quei tempi ?". "Una gran  fame !", mi rispose lui con una frase perfettamente sintetica ! 
6) Perchè celebrare il 25 Aprile ? 
Perchè il 25 Aprile significò finalmente l'uscita dall'incubo: dalle  stragi, dai bombardamenti, dalle torture, dalle vessazioni ad esempio  della "Brigata Muti" e dei Nazisti, la luce di una nuova speranza dopo  anni di buio. La possibilità e la libertà di poter ricominciare, di  ricostruire.  Dopo il 25 Aprile nasce un'altra Storia, con molti difetti e lacune, ma  sicuramente più libera. Quella libertà che consente anche all'attuale  Presidente del Senato e ai suoi soci di dire delle cose assurde, ma la  Storia della Sinistra, e dei Partigiani deriva anche da Voltaire e dal  suo  "Trattato sulla Tolleranza".
 Ognuno deve avere il diritto di dire  quello che vuole, saranno i cittadini ad avere la libertà di giudicare !
    		
        		Enrico Baroncelli   			
   					






















