Nobili famiglie, antiche battaglie, caratteristiche del territorio, negli stemmi dei comuni del meratese è dipinta la nostra storia

C'è chi sarà chiamato a "deliberare" in merito entro la fine dell'anno come il comune di Olginate, chi ancora ne possiede una versione "non ufficiale" e chi invece ce l'ha da così tanti anni che la sua memoria e il suo significato si sono persi nei meandri del tempo. Gli stemmi, sotto gli occhi di tutti sui gonfaloni durante le cerimonie istituzionali e presenti nei locali comunali di ogni centro abitato, costituiscono il "simbolo" dei nostri paesi, racchiudono in sè e comunicano i valori dei loro cittadini al di là delle amministrazioni che vi si succedono. I disegni colorati che vi campeggiano raccontano dettagli di storia, di attività o caratteristiche del territorio di cui in molti casi non rimangono neppure le tracce, e la conoscenza del loro significato è molto meno diffusa di quanto si pensi, amministratori compresi.
Di uguale tra loro gli stemmi dei comuni del meratese hanno solo la struttura principale: uno "scudo" (simbolo di protezione per i soldati) che fa da sfondo alle figure ed è sormontato da una corona turrita simbolo di potere territoriale e dignità del comune (5 torri visibili per le città come Merate, 9 per gli altri comuni); a contorno dell'area centrale ci sono poi comunemente due rami, uno di alloro (simbolo di gloria) e uno di quercia (simbolo di forza, per il quale esistono diverse interpretazioni sul riferimento al comune stesso o alla Repubblica). Il resto si differenzia nei colori, i soggetti rappresentati e i tempi di approvazione. I soggetti degli stemmi sono in molti casi stati "rivisitati" in tempi recenti sia per un'adesione più precisa alle regole dell'araldica, sia per garantire la riproducibilità degli stessi, attraverso una semplificazione degli antichi disegni che deve però tenere conto di millimetrici rapporti tra le proporzioni dei diversi elementi.
Vogliamo qui offrire una breve, sicuramente frammentaria "carrellata" dell' "araldica" dei nostri comuni, che narra di simboli ricchi di informazioni e dove non manca qualche goccia di "mistero".

MERATE:
La concessione dello stemma è avvenuta il 29 giugno 1934, a firma di Benito Mussolini, e l’interpretazione del leone che regge una bandiera rossa affonda le sue radici nella “Guida della Brianza Orientale” di Carlo Merli del 1896. L’autore parla del vessillo come di un simbolo dell’ “attaccamento del forte popolo brianzolo alle libertà comunali”, narrando un episodio della storia del paese del 1100 in cui l’Imperatore Federico I sarebbe intervenuto per dissuadere i meratesi dal liberarsi dai vincoli feudali, eleggendo propri rappresentanti. La lingua del leone, che si presenta biforcuta, nasconde un curioso aneddoto. Pare infatti che durante il trasporto di una delle versioni “disegnate” del simbolo in passato il colore della lingua della fiera si sia danneggiato in una piega del foglio, assumendo una caratteristica che appartiene a ben altri animali.


AIRUNO:
Nello stemma, sancito dal decreto del Presidente della repubblica del 27 dicembre 1991, compare un airone argentato su sfondo blu, poggiato su una linea (pianura) dorata che sovrasta un castello anch'esso d'oro con tre torri caratterizzate da merletti. L'animale, caratteristico delle aree paludose, si riferirebbe alla presenza dell'Adda mentre il castello rappresenterebbe la rocca che sovrastava il paese accanto al Santuario dell'Addolorata, da cui ancora oggi si può godere di una incredibile vista sulle anse del fiume. Prima dell'anno Mille era il vassallo del conte di Lecco Alcherio, capostipite della famiglia dei Capitani, ad occupare la rocca. Di lui rimane memoria nel nome del viadotto che sovrasta la linea ferroviaria.

BRIVIO:
Il decreto di concessione dello stemma risale al 19 aprile 1891, e nella sua immagine si fondono aspetti religiosi e caratteristiche del territorio, storia e lingue antiche. Nella parte superiore campeggiano 3 colombe bianche "col volo aperto, male ordinate", come cita il regio decreto che ne dà descrizione, che nell'immaginario popolare da sempre rappresentano i tre santi patroni del paese Sisinio, Martirio e Alessandro. Una leggenda narra infatti che nel 1176, anno della sconfitta di Barbarossa, i 3 animali partiti da una cappella dei religiosi si fossero posate sul campo di battaglia vittorioso. La scritta "briva", in rosso su sfondo dorato, significava "ponte" nell'antico linguaggio gallico. Il paesaggio al di sotto della scritta, che sembra quasi dipinto osservando il lungofiume dalla frazione di Molinazzo, rappresenta il castello del XII secolo la cui torre è ancora ben visibile nel profilo del paese, e un ponte sull'Adda che poco ha a che vedere con quello attuale. Si tratterebbe di un passaggio in pietra costruito in epoca romana, poi "soppiantato" nel 1911 dall'attuale struttura in cemento illuminata dai fuochi artificiali durante la festa del paese. La costruzione sulla destra del fiume rappresenta una parte del comune che in passato si sarebbe "spinto" oltre il fiume.

 

 


CALCO:
Lo stemma del paese è stato "aggiustato" con decreto del 23 ottobre 1997, modificando la cime delle due torri del castello rosso sormontato da tre lune blu che lo rappresentano. Il significato di questo stemma non è privo di "incongruenze", poiché il disegno rappresenterebbe la dimora della famiglia "fondatrice" del paese dei Calchi, ma presenta caratteristiche guelfe che mal si accordano con l'origine ghibellina del nucleo familiare. Non è inoltre molto chiaro il significato delle tre lune blu che si "guardano" tra loro, simbolo presente in molti blasoni di antica famiglia che sarebbero di buon auspicio per le fortune di famiglia, perchè siano in "crescita" come l'astro.

 

 


CERNUSCO LOMBARDONE:
L'incarico allo Studio Araldico per la concessione e l'uso dello stemma comunale e del relativo gonfalone è stato dato dall'amministrazione comunale del paese nel 1968, e il 25 febbraio 1970 l'apposito decreto della Presidenza della Repubblica ne descriveva il simbolo, fatto di una torre rossa avvolta di vigneti. Proprio l'uva caratteristica delle non lontane zone collinari del Parco di Montevecchia, di cui il paese è parte lega lo stemma cernuschese al suo territorio, mentre la torre si rifà ad un antico castello del X secolo in cui viveva Enrico della famiglia dei Cernuschi, che appartenevano all'ordine dei valvassori.

 

 


IMBERSAGO:
L'ufficialità per il simbolo del paese è arrivata il 23 giugno 1989, con la divisione dello stemma in una parte superiore in cui campeggia un'aquila che rappresenta la nobiltà e la forza di un animale che sovrasta il territorio dall'alto. Nella parte inferiore troviamo anche qui un castello, dorato su sfondo blu, immagine della struttura del X secolo quando la famiglia degli "Ambeciago" vassalla dei conti di Lecco dominava la zona. I "resti" del castello sarebbero nella torre ancora presente nella piazza principale del paese.

 

LOMAGNA:
Lo stemma del paese è profondamente cambiato tra la fine del 2002 e il 13 gennaio 2003, quando un decreto ufficiale ne ha sancito le odierne caratteristiche. I colori sono rimasti e la "barra" azzurra che prima divideva la parte destra e quella sinistra dello scudo, raffiguranti due spade incrociate e una albero, nello stemma attuale è posizionata in lato su sfondo rosso e porta all'interno una stella, sinonimo di nobiltà d'animo, fama raggiunta nelle armi o nelle lettere, gloriosa nobiltà. La linea sarebbe un contrassegno dei Ghibellini. Il castello rosso sottostante non si rifà ad una qualche struttura presente in passato sul territorio, ma al concetto generico di nobiltà presente a Lomagna con la famiglia Busca di Milano, che nel 1661 ottenne il titolo di "Marchesi di Lomagna".

 

 

MONTEVECCHIA:
Il simbolo comunale, la cui concessione risale al decreto del 3 marzo 2005, rappresenta una grande aquila argentata e "linguata" su sfondo blu. Il disegno, che si ritrova frequentemente negli antichi stemmari lombardi, rappresenterebbe la posizione di "dominanza" dall'alto del paese situato sulla verde collina al centro del territorio del Parco del Curone, cui si aggiunge la nobiltà che caratterizza l'animale.

 

OLGIATE MOLGORA:
Lo stemma del paese, il cui decreto risale all'8 ottobre 1976, raffigura un castello rosso su sfondo argenteo simile a quello di Calco ma con una porta nera al centro, è caratterizzato da un corno blu che sovrasta la struttura nella parte alta del simbolo. L'antica costruzione, di cui i resti sono visibili in un torrione ancora presente nella frazione di Porchera, sarebbe stata eretta su disegno di Ambrogio Del Corno, membro di una famiglia di valvassini che aveva servito il Duca durante le guerre venete. Il corno blu farebbe quindi riferimento al nome della famiglia, e alla feudalità e l'abitudine della caccia di molte dei nuclei nobili che abitarono lungo le terre del paese.

 

 

OSNAGO:
Lo stemma osnaghese, ufficializzato con decreto della Presidenza della Repubblica il 10 settembre 1982, è uno dei più semplici presenti nei nostri comuni a livello grafico e riporta un altro dei simboli caratteristici dell'araldica civica. Si tratta di una "branca", cioè una zampa di leone su sfondo rosso. Questa, come quelle di altri animali quali cinghiali, orsi e altre fiere, erano utilizzate alle famiglie ghibelline come simbolo di forza e virtù.

 

 

PADERNO D'ADDA:
Lo stemma del paese è stato "aggiornato" recentemente, con decreto del 23 luglio 2004. Riprende infatti un simbolo "ufficioso" del 1859, simile nell'aspetto ma caratterizzato da una testa di guerriero con elmo e tanto di "pennacchio" piumato in testa, simbolo dell'antica famiglia che abitava in tempi passati il paese. Il simbolo attuale, diviso in 3 fasce orizzontali, rappresenta la croce del Ducato di Milano, separato dalla Repubblica di Venezia dal corso dell'Adda, la stella su sfondo blu è sinonimo di nobiltà d'animo, fama raggiunta nelle armi o nelle lettere, gloriosa nobiltà e il ponte sull'Adda che nulla ha a che vedere con quello attuale, e che riprende nella forma quello dello stemma briviese. Anche in questo caso si tratterebbe di un collegamento sul fiume di antica memoria e fattura molto differente da quella odierna in ferro.

 

 

PEREGO:
Il simbolo del paese, ufficializzato nel 1988, riporta disegni (l'aquila nella parte superiore, il castello nella zona "bassa") comuni anche agli altri stemmi della "Valletta". In questo caso la struttura fortificata rappresenta il castello dei Perego, famiglia che dà il nome al comune che viveva in un'ampia proprietà con portici, corte e grandi sale. L'albero che letteralmente "entra" all'interno del castello sarebbe in base ad antichi stemmari un pero, alludendo al nome dell'antica famiglia che diede i natali all'arcivescovo milanese Leone Da Perego.

 

 


ROBBIATE:

L'ufficialità del simbolo risale al 20 maggio 1970, e anche qui troviamo un castello, intermante rosso, forse esistito un tempo in paese (ma non ne rimane alcuna traccia) e che rappresenta con ogni probabilità l'antica, nobile famiglia degli Airoldi. Sui tre colli verdi situati sotto la costruzione le leggende popolari si sono sprecate nel corso degli anni. Essi rappresenterebbero infatti il Montee Robbio e le collinette della Duraga e della Ganzana, ancora visibili sul territorio del paese nonostante la forte edificazione che le ha caratterizzate. Proprio sulla collinetta della Ganzana alcune leggende narrano di un castello con tanto di misteriosi passaggi sotterranei.

 


ROVAGNATE:
Lo stemma del paese, al pari di quello degli altri comuni della "Valletta", è ricco di aspetti storici che si rifanno alle caratteristiche "feudali" dei nuclei abitati di un tempo. Il decreto che ne dà descrizione ufficiale è datato 20 giugno 1988, e descrive le 3 immagini che ne compongono la figura. In alto campeggia un'aquila nera su sfondo dorato, simbolo della famiglia Arrigoni che, come quella dei Delfinoni (da qui l'altro disegno) hanno avuto in feudo il paese. Pietro Maria Delfinoni fu feudatario nel 1600, passato nel 1700 al senatore Pietro Paolo Arrigoni. Le due spade incrociate su sfondo rosso, immagine rappresentativa della battaglia, sarebbero ad indicare il sanguinoso scontro che si svolse in paese nel 1409 tra i Visconti e i Malatesta in espansione in Brianza.

 

SANTA MARIA HOE':
Nel simbolo ufficializzato nel 1996 compare nuovamente, nella parte superiore, l'aquila dorata che qui rappresenta più genericamente la stirpe ghibellina. Il castello dorato rappresenterebbe una antica rocca della famiglia De Capitani, nucleo di valvassori imperiali che avrebbe posseduto un'antica costruzione fortificata i cui resti di un torrione sopravvivono nella frazione di Tremonte.

 

 

VERDERIO INFERIORE:
Il paese fino a poco fa era privo di stemma, che presenta nella parte alta la "classica" stella su sfondo blu rappresentante fama nobiliare nelle armi e nell'animo, e nella parte inferiore due spade incrociate su sfondo rosso che farebbero riferimento alla battaglia del "vicino" Verderio Superiore di cui "narra" il simbolo.

 

 

VERDERIO SUPERIORE:
Lo stemma del comune non ha ancora l'ufficialità, ed è rappresentato con la testa del cavaliere l'elmo piumato posto al di sopra dello scudo. I tre pennacchi ricordano la presenza dei cavalieri templari su questi territori, mentre le spade incrociate ricordano una sanguinosa battaglia che si sarebbe svolta nel 1799 tra l'armata austriaca del generale wukassovich e l'armata francese guidata dal generale serrurier. Vinsero gli austriaci e le 4 stelle d'oro rappresenterebbero la vittoria. Lo stemma del paese sul sito comunale appare in bianco e nero, proprio in virtù del suo essere ancora privo di decreto.

Chi fosse interessato a reperire informazioni in merito su altri comuni lecchesi può consultare il volume "Stemmario lecchese" di Marco Foppoli e Vittorio Mezzera, redatto nel 2005 (alcuni degli stemmi sono nel frattempo stati aggiornati), reperibile in tutte le biblioteche della Provincia.

Per alcune delle immagini dell'articolo la fonte è: http://www.araldicacivica.it


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