Olgiate: un frammento di storia longobarda giace nella chiesina della frazione di Beolco

La parete laterale

È un piccolo “gioiello” ricco di storia che apre le sue porte ai residenti della frazione di Beolco a Olgiate Molgora in occasione della festività dei Santi Pietro e Paolo, rendendo possibile per poche ore ammirare l’interno di una antica chiesina romanica nascosta agli occhi dei passanti dal verde strato di rampicanti che la ricopre, riconoscibile dalla torre campanaria che svetta dall’interno del giardino che la custodisce.

L'affresco sopra l'altare

L'altare e un pannello della Via Crucis

Quando Massimo Guzzoni, custode della villa attigua alla chiesa, venne a vivere in Brianza negli anni Cinquanta, la chiesetta ospitava praticamente ogni domenica la Santa Messa. Una tradizione poi persa negli anni a causa della “carenza” di sacerdoti, cosicché la struttura ha chiuso le sue porte al pubblico per riaprirle solo in determinati giorni dell’anno. “Molti restauri si sono resi necessari, in primis nella volta dipinta, poi nell’affresco che è stato oggetto di restauro conservativo e riposizionato all’interno della chiesa” ha spiegato il signor Guzzoni. “Molte parti della chiesa racchiudono dettagli ricchi di storia, alcuni curiosi come la Via Crucis con scritte in latino e tedesco”. Una lapide situata lungo la parete dell’entrata principale lega la piccola frazione olgiatese alle vicende della storia longobarda del tempo.


Dettagli dell'antica pittura


“Vi si leggono i nomi di Grauso e Aldo, due gemelli le cui vicende sono state raccontate da Paolo Diacono nella “Storia dei Longobardi” e di cui si fa cenno nella “Storia di Milano” della Fondazione Treccani degli Alfieri”
ha spiegato Guzzoni. “È affascinante scoprire che i segni di un passato tanto lontano sono ancora visibili in questa chiesina”. Simboli in pietra e i resti di volti scolpiti compaiono all’esterno dell’abside della chiesina, posta sotto la tutela della sovrintendenza ai beni culturali.

La lapide dei due fratelli

Un'altra lapide presente e l'affresco restaurato


Paolo Diacono nella sua storia longobarda narra dei due fratelli “Aldone e Grausone”, che insieme ad altri longobardi vennero meno al giuramento di fedeltà al re Cuniberto e ne occuparono il regno e la reggia di Pavia in sua assenza. Il sovrano meditò allora di ucciderli ma, per colpa di uno zoppo che la leggenda vuole fosse lo spirito di un insetto che il re aveva cercato di eliminare, i due fratelli vennero a sapere dei suoi piani e furono risparmiati.

La facciata e la torre campanaria

L'abside dall'esterno


Nella “Storia di Milano” si legge che “se non si tratta di un caso di omonimia suggerito a qualche genitore longobardo dalla celebrità di quei fratelli, si potrebbe pensare che quei due personaggi storici Aldo e Grauso, di cui la lapide di Beolco ricorda non solo la ricchezza (opibus decori) ma la nobiltà di sangue (genere) fossero proprio i due protagonisti dell’accorta fuga nella chiesa di S. Romano in Pavia. La lapide dice come li uccise entrambi, contemporaneamente, la spada seviens, e in questo concetto dell’infierire mi sembra adombrato non tanto un fatto singolo e personale, quanto appunto quelle vicende (…) che contrassegnarono il triennio della morte di Cuniberto.

 

La torre campanaria


È credibile che Aldo e Grauso siano qui occasionalmente caduti, e sian stati sepolti, nella chiesetta di Beolco dove pure c’era un altare di S. Stefano, e anche più probabilmente siano stati uccisi in questa loro tenuta o castello che fosse. La modestia della lapide potrebbe anche dipendere dal fatto che con la loro uccisione il vincitore, verosimilmente Ariberto II, s’era anche preso le ricchezze che pure i due defunti, a dire della epigrafe, avevan goduto in vita. Essa dice che il mondo li ebbe illustri e aggiunge che godevano di sensi ed affetti specchiati e di memorabile prestanza. Al padre loro forse appartiene la lapide decorata, lì accanto”.

Dettagli in pietra sull'abside

I segreti della chiesina di Beolco possono essere visitati contattando il custode, che apre le porte del suo “gioiello” su richiesta.
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