Il garbo immortale di Piero Angela

Piero Angela
Ci sono persone immortali.
E lo sono perché non hanno combattuto, non hanno vinto, non hanno sconfitto nessuno, non hanno brandito armi, non hanno alzato mai la voce.
La loro voce ha fatto la storia perché la storia esiste non se c'è qualcuno che la fa, ma se c'è chi è capace di raccontarla. Altrimenti sono semplicemente dei fatti accaduti.
La voce di Piero Angela ci ha raccontato la storia della nostra povera umanità e dei grandi misteri della Scienza e della Natura che hanno reso grandi anche noi.
È difficile definire in una sola parola la sua, di storia: giornalista degli anni pioneristici della RAI, pioniere della divulgazione scientifica, conduttore garbatissimo di programmi che hanno reso tutti noi un po' più colti, se non altro.
Che l'intelligenza è un'altra cosa, e lui ce l'ha insegnata: è rendere semplici le cose difficili, è sapersi spiegare, è non essere gelosi della propria conoscenza, è intuire che se riesci a spiegare bene un concetto arduo lo stai imparando meglio anche tu.
Ricordo che avevo cinque anni quando papà decise di acquistare il nostro primo televisore a colori.
"Non ce lo possiamo permettere", disse mia mamma. "Allo Stefano (siamo milanesi: l'articolo è d'obbligo) piacciono i documentari: così può guardare QUARK a colori", rispose mio papà, che fece qualche mese di straordinario in più in fabbrica, sacrificò qualche domenica perché il mio sguardo sul mondo potesse essere il più vero possibile. Piero Angela ha accompagnato chi come me è stato curioso del mondo ed è poi divenuto insegnante fornendoci una miriade infinita di informazioni, spunti, idee, risorse. Quanti colleghi attingono ancora agli spezzoni delle sue trasmissioni per spiegare qualcosa in aula, e fanno bene. Non
è pigrizia di chi preferisce mettere su un filmato: è la consapevolezza che quella forma particolare di spiegare le cose, quello stile, quel modo di raccontare sono essi stessi un contenuto da apprendere. Ha dato l'annuncio della sua morte il figlio Alberto, con un tweet che sembra scritto dal papà. Ne ha raccolto lui l'eredità televisiva, e sta facendo bene. C'è un'eredità immateriale, di conoscenza, di stile, di garbo, che appartiene a tutti noi: buon viaggio, Piero. E grazie di aver viaggiato con noi così a lungo.
Stefano Motta
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