Tra uni e pluri nominale e taglio dei seggi, dopo il Draghicidio seguirà il fratricidio. E ancora col Rosatellum

Dopo qualche incertezza iniziatica si è mangiato il fiero pasto tribale da parte dell'orda. Bisognava trovare un appiglio per sollecitare il draghicidio. Il primo assalto mascherato, ambivalente e infantile è scaturito dalla richiesta di essere riconosciuti e rispettati come figli legittimi di un accordo di governo.

Nel frattempo la volpe e il lupo hanno aspettato il momento per assalire e sbranare la preda dopo aver posto sul piatto del sacrificio i loro magnifici doni contrapponendoli ai piagnucolosi viziatelli. La risposta di Draghi fu di astensione o tutti o nessuno. Il lupo e la volpe non essendo stati scelti per il dono fatto, si sono sentiti offesi e rinnegati: loro persone mature, adulte, vetuste, navigate nel mare procelloso e gli infanti si sono sentiti incompresi e usati.

A quel punto la tragedia non poteva che continuare alzando la posta in gioco da parte dei tre partecipanti, gli altri se ne stavano a guardare e le erinni appollaiate stavano aspettando il sacrificio. Le coltellate sono arrivate da una parte e dall'altra. Eppure qualche giorno prima se ne stavano tutti seduti allo stesso tavolo. Sono ancora lì che aspettano che il coro pronunci l'annuncio della nuova stagione.

Dal fondo del palco qualcuno sosteneva la tesi che ormai il povero Draghi fosse nelle condizioni di non reggere più la barca mossa dal turbinio del vento e sussurravano che avesse ascoltato qualche sirenetta fuori dal tempio. Draghi come Cesare percepiva che attorno a sé si stava preparando il canovaccio, che avrebbe fatto da sfondo all'improvvisazione.

La scena del dramma si è consumata davanti a milioni di spettatori come in un grande e deformato Colosseo ipermediatico. Delle voci del tenue coro cantavano e osannavano i risultati ottenuti e immolavano le spoglie del deposto. Nulla è servito: quando la tragedia inizia gli argini si rompono, e i mostruosi elfi escono dalle tane infestando l'aria.

Adesso che la tragedia è terminata e il vocio del misfatto si sta stemperando si sta preparando a un altro sacrificio dentro ai gruppi di appartenenza; perché prima delle alleanze, degli accordi sul tavolo, c'è la spartizione della torta, che è diventata più piccola e più contesa soprattutto all'interno del gruppo.

La partita tra seggio uninominale maggioritario e plurinominale proporzionale è ambigua. Se si vota in un collegio uninominale sarà eletto colui (uno) che otterrà più voti tra i contendenti; in quello plurinominale, di tipo proporzionale, saranno eletti più rappresentati anche della stessa lista.

La lotta quindi adesso si sposta al centro dei maggioritari dei singoli partiti, movimenti, liste, saranno costoro a costruire l'elenco dei candidati. E' inevitabile che gli affidabili, i maggioritari si metteranno ai primi posti sicuri. Sarà difficile trovare candidati espressi dai singoli territori di appartenenza, anche perché i collegi si estendono su più province.

Tanti degli attuali onorevoli e senatori saranno esclusi. Sulla scena ritroveremo noti, i padroni del vapore: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi»

Dopo il draghicidio seguirà il fratricidio. Folgorati da un dio minore non solo hanno tagliato gli scranni, non hanno nemmeno modificato una legge elettorale inadatta alla diminuzione dei parlamentari. Bisogna essere non poco masochisti.

dr. Enrico Magni
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