Olgiate: concorso di pittura e mostra d’arte in paese, la casa di Aldo Carpi riapre le porte
L'autunno di Olgiate Molgora si preannuncia all'insegna dell'arte e della cultura, grazie a due importanti iniziative in corso di organizzazione da parte dell'amministrazione comunale che consentiranno di riaprire le porte di quella che fu, per un breve periodo, la dimora del pittore e scultore Aldo Carpi. Nel corso dell'ultima settimana di settembre il paese ospiterà la XXXI edizione del Concorso nazionale di pittura, cui seguirà una mostra di opere sull'illustratore Pinin Carpi, figlio di Aldo che è stato scrittore e illustratore per bambini. La mostra sarà accompagnata da laboratori rivolti proprio ai bambini, nei locali dove l'artista "maggiore" visse per un certo periodo prima di essere arrestato il 23 gennaio 1944 e deportato nel campo di concentramento di Gusen.
Aldo Carpi fu legato al territorio olgiatese al pari di Emilio Gola e Ennio Morlotti. "Il Buttero", villa di Gola e luogo del suo studio, era stata teatro di una esposizione con i tre artisti protagonisti nel 2003, e ora a distanza di 8 anni i locali attigui in cui "transitò" Aldo Carpi prima di essere coinvolto nelle drammatiche conseguenze della Seconda Guerra Mondiale riapriranno le loro porte all'insegna dell'arte del figlio, con ogni probabilità in concomitanza con la festa della frazione.
Aldo Carpi fu pittore e scultore, nato a Milano nel 1886. Si iscrisse all'Accademia di Brera, conoscendo molti artisti quali lo stesso Emilio Gola, che divenne suo amico. Nel 1915 fu richiamato come tenente di fanteria sui monti Lessini e poi a Valona, dove fu incaricato di disegnare gli eventi della ritirata serba. Nel 1917 sposò Maria Arpesani e terminata la guerra riprese l'attività di pittore: nel 1927 disegnò le vetrate di S. Simpliciano a Milano, mentre nel 1934 realizzò i cartoni della vetrata di Davide al Duomo di Milano (compiuta nel dopoguerra). Nel 1944 venne arrestato a Mondonico (dove era sfollato) e deportato a Gusen: dopo la guerra ritornò a Milano. Ricevette diverse riconoscenze, tra le quali la nomina per acclamazione a direttore di Brera. Il 27 marzo 1973 morì a Milano dopo che già da un anno era scomparsa l'amata moglie Maria.
In questi brani tratti dal "Diario di Gusen", scritto da Carpi durante la prigionia nell'omonimo lager, è riportato il racconto della mattinata della deportazione avvenuta proprio da Mondonico: "Io, in certo modo, ero stato preavvisato dell'arresto, non mi è arrivato inaspettato. Sapevo già che ero stato denunciato da qualcheduno, mi avevano fatto anche dei nomi, tre nomi specialmente, e io avrei avuto la possibilità di espatriare: ma con tutta la baracca dei ragazzi non saprei come avrei potuto farlo [...]. Mi ricordo di quella domenica a Mondonico - era il 23 gennaio 1944 - quando sono uscito di casa per andare in studio, ho notato che i cani che avevo allora erano spariti, tutti e due, e mi sono domandato il perché di questo fatto; e così sono andato in studio e ho incominciato a ragionare tra me. Quando ho visto passare le automobili dei fascisti sulla salita che porta al paese, ho pensato che fossero dirette al mio studio e mi son detto "Sono loro". [...]. Il bello è che erano venuti in tanti, c'era tutta la casa circondata ed erano armati di mitra e rivoltelle come se avessero dovuto arrestare il brigante Gasparone".
La targa presente a Mondonico
Aldo Carpi fu legato al territorio olgiatese al pari di Emilio Gola e Ennio Morlotti. "Il Buttero", villa di Gola e luogo del suo studio, era stata teatro di una esposizione con i tre artisti protagonisti nel 2003, e ora a distanza di 8 anni i locali attigui in cui "transitò" Aldo Carpi prima di essere coinvolto nelle drammatiche conseguenze della Seconda Guerra Mondiale riapriranno le loro porte all'insegna dell'arte del figlio, con ogni probabilità in concomitanza con la festa della frazione.
La casa in cui abitò Carpi
Aldo Carpi fu pittore e scultore, nato a Milano nel 1886. Si iscrisse all'Accademia di Brera, conoscendo molti artisti quali lo stesso Emilio Gola, che divenne suo amico. Nel 1915 fu richiamato come tenente di fanteria sui monti Lessini e poi a Valona, dove fu incaricato di disegnare gli eventi della ritirata serba. Nel 1917 sposò Maria Arpesani e terminata la guerra riprese l'attività di pittore: nel 1927 disegnò le vetrate di S. Simpliciano a Milano, mentre nel 1934 realizzò i cartoni della vetrata di Davide al Duomo di Milano (compiuta nel dopoguerra). Nel 1944 venne arrestato a Mondonico (dove era sfollato) e deportato a Gusen: dopo la guerra ritornò a Milano. Ricevette diverse riconoscenze, tra le quali la nomina per acclamazione a direttore di Brera. Il 27 marzo 1973 morì a Milano dopo che già da un anno era scomparsa l'amata moglie Maria.
In questi brani tratti dal "Diario di Gusen", scritto da Carpi durante la prigionia nell'omonimo lager, è riportato il racconto della mattinata della deportazione avvenuta proprio da Mondonico: "Io, in certo modo, ero stato preavvisato dell'arresto, non mi è arrivato inaspettato. Sapevo già che ero stato denunciato da qualcheduno, mi avevano fatto anche dei nomi, tre nomi specialmente, e io avrei avuto la possibilità di espatriare: ma con tutta la baracca dei ragazzi non saprei come avrei potuto farlo [...]. Mi ricordo di quella domenica a Mondonico - era il 23 gennaio 1944 - quando sono uscito di casa per andare in studio, ho notato che i cani che avevo allora erano spariti, tutti e due, e mi sono domandato il perché di questo fatto; e così sono andato in studio e ho incominciato a ragionare tra me. Quando ho visto passare le automobili dei fascisti sulla salita che porta al paese, ho pensato che fossero dirette al mio studio e mi son detto "Sono loro". [...]. Il bello è che erano venuti in tanti, c'era tutta la casa circondata ed erano armati di mitra e rivoltelle come se avessero dovuto arrestare il brigante Gasparone".
