Montevecchia: l’arch Vincenzo Di Gregorio racconta le ''piramidi'' con il suo e-book

L’anno prossimo compirà 70 anni e così ha deciso di racchiudere in un libro – un e-book, per la precisione – oltre due decenni di ricerche su una questione che spera un giorno possa essere dovutamente analizzata anche da qualcun altro, e per fare in modo che i suoi studi gli sopravvivano. L’architetto Vincenzo Di Gregorio, siciliano d’origine ma montevecchino da mezzo secolo, ha presentato nella serata di mercoledì 23 febbraio alla Casetta bis “Le incredibili piramidi di Montevecchia”, un appuntamento organizzato dall'associazione ProMontevecchia.



Quelle di Montevecchia sono piramidi modellate dall’uomo? La questione era già stata dibattuta nel 2016 presso la sala consiliare del paese e già allora la ferma risposta dell’architetto era stata sì. In questo libro – ha spiegato – è riassunto tutto quello che ha scoperto e che avvalora la tesi secondo cui quelle di Montevecchia sarebbero piramidi modellate dall’uomo ancor prima che venissero realizzate quelle egizie. Si parla del 3230 a.C.

Perché incredibili? - ha raccontato spiegando il titolo - Perché la parola ha un duplice significato, quello di non credibile e quello di affascinante. Ma la credibilità in un certo modo può essere data dall’evidenza scientifica, ha sostenuto Di Gregorio. Per questo più di vent’anni fa chiamò alcuni esperti, tra cui l’archeoastronomo Adriano Gaspani, per avere prove a riguardo. Ciò che emerse raccogliendo dati riguardanti l’inclinazione degli spigoli e inserendoli nella formula di Fisher è che le colline di Montevecchia, per inclinazione appunto, non possono che essere al 99,2% artificiali, ovvero modellate dall’uomo. Inoltre è stato notato come, pur non essendo uguali per dimensione, le "piramidi" montevecchine sono molto simili a quelle egiziane situate nella piana di Giza, se si considera la disposizione e l’orientamento astronomico. In particolare sono posizionate in linea, richiamando l’ordine delle tre stelle centrali della costellazione di Orione.



Grazie alla gentile concessione di un privato, l’architetto Di Gregorio in quegli anni potè inoltre assistere a degli scavi sul fianco della seconda collina e al rinvenimento di un blocco di pietra lungo 6 metri e mezzo. Da lì l’approfondito studio sull’utilizzo della sommità del Belvedere Cereda da parte degli celtici come punto d’osservatorio astronomico; un luogo che permettesse di determinare i solstizi di inverno e d’estate.



Ma la questione forse più interessante che l’architetto non ha però ancora avuto modo di analizzare per questioni puramente pratiche riguarda quello che potrebbe essere racchiuso all’interno delle colline montevecchine. Sorvolando dall’alto e scattando fotografie a raggi infrarossi ha potuto notare come su uno dei lati del Belvedere Cereda, proprio al centro e quasi in prossimità della base, la vegetazione cresca diversamente. Il motivo potrebbe essere la presenza di una cavità sotterranea, un passaggio all’interno esattamente come quelli presenti nelle piramidi egizie. Ad avvalorare questa ipotesi c’è anche la presenza di un pozzo nella parte più alta della collina piramidale, alla cui stessa altezza, ma ad un centinaio di metri più in là, sul lato sud, sgorga spesso acqua secondo quanto riportato dai privati che possiedono la terra.



La relazione dell’architetto Di Gregorio ha colpito i numerosi presenti, soprattutto i residenti di Montevecchia, che non hanno mancato di porgere accurate domande. Intervenuto anche il sindaco Ivan Pendeggia per ringraziare Di Gregorio da parte di tutta l’amministrazione comunale per la passione, la cura e l’impegno con cui ha condotto gli studi per tutti questi anni.



Riprendendo quanto detto dall’architetto all’inizio, anche il primo cittadino ha ribadito che questo libro deve avere la funzione di testimone che viene passato alle nuove generazioni, affinché il lavoro di Di Gregorio non sia vano, ma soprattutto per avere ulteriori certezze sul fatto che a Montevecchia ci siano piramidi più vecchie che in qualsiasi altro posto nel mondo, è bene che gli studi continuino ad essere condotti e che l’interessamento, magari, provenga anche da altre parti del mondo.
E.Ma.

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