Merate: in pochi mesi un'escalation di violenza tra le mura di casa. I numeri, e le preoccupazioni, dell'Altra metà del cielo

Dal 1997 instancabilmente e senza sosta, ogni giorno, 24 ore su 24 raccolgono le storie di disperazione, violenza, abbandono di centinaia di donne ogni anno che, dall'idillio dell'amore con il consorte, sono passate all'inferno di un uomo che, non solo diventa uno sconosciuto al loro universo, ma addirittura il nemico, la persona da evitare e da temere.

Sono le volontarie dell'Altra metà del cielo-Telefono donna di Merate che ogni anno, nella giornata del 25 novembre dedicata a dire basta alla violenza di genere, tornano nelle piazze, nelle scuole, tra la gente per sensibilizzare sul tema e per rappresentare una situazione tutt'altro che aliena ai nostri territori.

Alla data del 22 novembre 2021 gli accessi agli sportelli sono stati 130. Gli anni precedenti, a calendario concluso, se ne contavano 115/120 e questo fa pensare che entro il 31 dicembre si arriverà almeno a quota 140.

 

Amalia Bonfanti nella sede dell'associazione

 

"Purtroppo si viaggia su grandi numeri" ha commentato Amalia Bonfanti, la presidente che con altre 25 volontarie porta avanti gli sportelli di Merate (via sant'Ambrogio, vicolo Carbonini e presso il distretto recentemente aperto al Mandic) e Casatenovo presso il consultorio "le telefonate che arrivano sono sempre tante anche se poi non tutte sfociano nei colloqui quindi i numeri di coloro che si rivolgono a noi anche solo per essere ascoltati sono molti più alti degli accessi agli sportelli".

Le italiane rappresentano il 68%, dato in forte aumento, e la fascia di età più coinvolta è quella tra i 40 e i 49 anni (30%). Preoccupa la fascia tra i 18 e i 29 anni che prima rappresentava il 10% di coloro che afferivano al servizio e che ora ha toccato la punta del 23%.

Il 50% ha un lavoro (a tempo indeterminato o part-time), il 37% è disoccupata o casalinga e il resto è in cerca di una occupazione.

Il 72% ha figli e un titolo di studio che per il 30% è di scuola media, per il 33% di scuola superiore, per il 17% di un corso professionale e per il restante 11% di laurea.


Sull'altro versante, il maltrattante è per il 66% italiano, per il 37% è il marito o il convivente (12%), quindi una persona legata all'ambito famigliare. Lo sconosciuto rappresenta solo l'1% dei casi.
Negli ultimi anni si è assistito anche a un'escalation di violenze da parte dei figli contro le madri (5%) e si tratta principalmente di famiglie italiane, quindi senza alcun retaggio specifico contro la donna.

Quello che sta preoccupando ora l'associazione è l'aumento della richiesta di aiuti "materiali". Al di là del percorso tipico fatto di colloqui con la psicologa, l'avvocato, ecc si stanno affacciando con sempre maggiore virulenza disagi e condizioni di indigenza per cui il magazzino con viveri, generi di prima necessità, medicinali, prodotti per l'igiene personale deve essere approvvigionato con frequenza.
"Dobbiamo ringraziare tutti coloro che ci aiutano e non ci fanno mancare il loro supporto" ha commentato Amalia Bonfanti "tutto quello che riusciamo a fare è grazie a persone che ci danno un sostegno economico, ci forniscono beni, dal banco farmaceutico, alla fondazione Rava, alla Croce Rossa, al Cav e poi singoli cittadini o singole iniziative che per noi sono ossigeno".

 

I fiori deposti alla stele nel parco delle rimembranze a Merate

 

Da aprile di quest'anno, terminato il lockdown serrato, le condizioni di chi già viveva in precarietà nella propria casa e con il consorte sono crollate. Il polso della situazione lo danno i numeri delle case di prima e seconda accoglienza dove vengono ricoverate le vittime, per scampare a violenza certa.

Le strutture a disposizione sono 9: alle 5 riconducibili all'associazione se ne sono attivate altre 4 grazie alla collaborazione con Casa Amica e la cooperativa l'Arcobaleno. La domanda superava di gran lunga l'offerta e non si è potuto fare altrimenti, non riuscendo a coprire le richieste da fuori provincia.
Da aprile in questi rifugi di emergenza (prima accoglienza) sono state accolte 24 donne con 27 minori. Nella seconda accoglienza, quella meno "grave" e quindi con un rischio inferiore anche se pur sempre preoccupante, hanno trovato ospitalità 6 donne e 14 minori.

Ora l'associazione, accanto al quotidiano, sta lavorando molto sulla formazione sia di nuove operatrici che di volontarie per l'accoglienza. "Abbiamo avuto tante richieste di donne che vogliono dedicare il loro tempo alla nostra causa" ha detto la presidente, soddisfatta e anche con pizzico di emozione, ripercorrendo i tanti anni di sacrifici e di impegno sul territorio "per noi è un segnale che abbiamo lavorato bene e che l'associazione è apprezzata".

Alle attività di formazione negli istituti superiori (Agnesi, Viganò, Fumagalli e Villa Greppi) dalla primavera prossima saranno inseriti degli incontri anche con le classi terze del Comprensivo.

"Il nostro intento è mandare segnali alla popolazione, dire che c'è questa realtà e che le donne ci sono. Vogliamo lanciare messaggi di uguaglianza, parità e non violenza" ha concluso Amalia Bonfanti "La cosa fondamentale è il rispetto per le donne e per gli uomini. Quando manca si scatena la violenza perchè se manca il rispetto della libertà si entra nella dittatura, anche tra le mura domestiche".

 

S.V.

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