Dentro la pandemia: tutto e il suo contrario

Il dottor Enrico Magni
C'è chi. C'è chi va a lavorare, c'è chi va a fare una passeggiata, c'è chi va a farsi il vaccino per la terza volta, c'è chi va in piazza a dire che ci sono i marziani compressi dentro il siero, c'è chi dice che il vaccino è un bisnes, c'è chi dice che le morti sono delle scene filmiche, c'è chi dice che ci stanno ammazzando, c'è chi dice che il vaccino è opera del diavolo, c'è chi dice che è una condanna divina, c'è chi dice che è una dittatura, c'è chi dice, c'è chi dice.
Appena si entra in un bar per bere un caffè, per prendere qualcosa e staccare la spina dai vari mal di pancia, si sente risuonare la tromba di chi è a favore e la campana di chi è contro. E' la solita secolare oratio. Sono meglio di Publio Cornelio Tacito (Dialogus de oratoribus). E nel frattempo negli ospedali le persone occupano i letti, le porte si chiudono; e il singolo essere umano è costretto a fare i conti con il corpo, le difese immunitarie e la psiche. Questa è la condizione.
Le campane e le trombe invadono i media, i network con politici che parlano e straparlano di cose che non conoscono; nell'arco di pochi giorni si sono presi la specializzazione in virologia, infettivologia, in pandemia, in cardiologia, in statistica sanitaria: sanno tutto. Sembra di stare nella stanza del delirio con un paziente patofobico (paura della malattia), ipocondriaco (malato immaginario) che racconta con ossessione il suo dolore al mignolo destro o sinistro con minuzia e precisione. Il vero infettivologo, il laureato-specializzato, per il politico è uno studentello alle prime armi. Sono invadenti.
C'è la preoccupazione di spostare le lancette dell'orologio indietro di un anno, come già sta accadendo. In Europa si sono introdotti dei lockdown leggeri; si sta andando verso delle restrizioni; da noi per adesso si sta negando il rischio evidenziando l'alto tasso di vaccini somministrati, ma questo è lo zuccherino prima della medicina amara. Nell'arco di dieci giorni le infezioni sono triplicate sia a livello nazionale sia provinciale (basta leggere i dati ufficiali di tutti i giorni), così pure i morti.
A differenza di qualche mese passato, dopo la sbornia del vogliamoci tutti bene, usciremo meglio, il male migliora, il dolore fortifica, sta uscendo l'aggressività sociale.
Dopo questa assurda e falsa narrazione, da mesi il disagio sociale lentamente cresce nelle piazze con manifestazioni post global in chiave localistica con dentro un malessere amalgamato da un elemento coagulante (no green pass, no vax) che contiene componenti ideologiche manipolanti, ma non solo. E' nel ‘non solo' che si nasconde il rischio dello scontro: " se i non vax non smettono tra un po' saremo noi vaccinati a scendere in piazza. Non possiamo farci chiudere ancora (dialogo tra esercenti e clienti)".
C'è il pericolo che si creino delle condizioni di scontro tra aggregati, amalgami di segmenti sociali non riconducibili a connotazioni di appartenenze, ma che si fondano su bisogni vitali, di sicurezza, sopravvivenza che sono fattori primordiali, prepolitici e presociali.
Non è un caso che prevalgono, in questa società secolarizzata, narrazioni riguardanti spettri deformanti come la presenza del "maligno" o di uno "spirito" che opera per distruggere il bene.
C'è il rischio di un conflitto sociale tra chi sta dalla parte del bene (vaccinati) e chi sta dalla parte del male (no vax). Il green pass invece tocca il tasto economico e sociale dell'inclusione/esclusione.
Una ricaduta seria della pandemia rischia di far emergere conflitti negativi tra vari segmenti sociali.
dr.Enrico Magni
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