
Uno degli scatti di Luca Di Tolve
realizzati sulla scalinata del
Santuario di Imbersago
Luca, quello che era gay, ed ora non lo è più abita nel meratese e più precisamente a Osnago. Il celebre protagonista della canzone di Povia, in gara a Sanremo 2009, e portatrice di una lunga scia di polemiche, è ora uscito allo scoperto, con una sorta di outing al contrario, e lo ha fatto con il settimanele della RCS "A" in edicola domani, giovedì 15 luglio, con un'intervista in esclusiva dedicata alla sua storia. Una storia che, con il meratese, ha molto a che vedere. Gli scatti, infatti, sono stati realizzati al Santuario della Madonna del Bosco di Imbersago, sulla celebre scalinata, e Luca Di Tolve ha la residenza anagrafica a Osnago. Al rotocalco ha raccontato le sue due vite: quella da omosessuale e quella attuale da "redento".
"Non credo ci siano gay felici - ha raccontato -
Chi nasce maschio deve fare cose da maschio. Deve seguire la sua natura. I veri maschi entrano in una comunione profonda tra di loro, senza per questo avere rapporti sessuali. Una volta ero omosessuale e di sinistra, ora sono sposato". Il cantante Povia aveva raccontato la sua storia nella canzone presentata al festival della musica italiana e il cui testo era stato reso noto solamente un giorno prima. La storia di un omosessuale che è ritornato sui suoi passi di uomo, si è sposato e ora collabora con il gruppo "Lot regina della pace, omosessualità il cambiamento è possibile".
Negli anni Novanta, oltre che gay, Luca aveva un sacco di soldi, votava a sinistra, faceva la bella vita, era in lista alle feste di Versace e ospite a bordo dello yacht di Puff Daddy, viveva nel centro di Milano e girava con l'autista. Almeno così raccontano i numerosi siti internet (tgcom, libero,...) che oggi stanno riprendendo la sua storia. Vive a Osnago, vota a destra, passa molto del suo tempo a pregare e ha fondato la Onlus Lot.
"
Mia madre mi ha educato quasi come una bambina. Non ho avuto alcun modello maschile, così l'ho sublimato, erotizzato. Oggi mi rendo conto che facevo sesso con gli uomini per identificarmi in loro.
Mi comportavo come i cannibali. Sono cresciuto emarginato - continua Luca -
I ragazzini sanno essere crudeli, mi urlavano in faccia quello che già sapevo: frocio. Nei locali, tra tutti quei corpi mi sembrava di fare finalmente parte di un gruppo". Poi la svolta.
"La vera crisi è arrivata quando un mio compagno è morto di Aids. In quei giorni il virus ha spazzato via molti amici e io ho scoperto di essere stato contagiato. Era l'inizio degli anni Novanta. Qualcuno lasciò a casa mia delle dispense su Joseph Nicolosi, un terapista italoamericano che aveva messo a punto un percorso per gli omosessuali che volevano tornare etero". La tentazione di tornare indietro c'è stata
. "All'inizio sbranavo i ragazzi con gli occhi. Ora ho potato le mie fantasie. Le ho quasi domate. La mia libido è molto scesa. Oggi mi nutro di amicizia virile". Domani in edicola il rotocalco "A" proporra la sua storia inedita, di cui proponiamo qualche scatto estratto dal sito del tgcom.
S.V.