Merate, Zanmarchi: comune e scuola devono operare assieme. Dobbiamo puntare a qualità, integrazione e lavoro in sinergia

L'assessore alle politiche sociali e
all'istruzione Emilio Zanmarchi
all'istruzione Emilio Zanmarchi
Partiamo dai tagli alle risorse umane resi noti a maggio con la riduzione di 2 unità all'I.C. di Merate. Tagli che ovviamente hanno colpito tutti gli Istituti scolastici che gestiscono medie ed elementari. Le Amministrazioni comunali si sono subito compattate per una posizione comune, gli Istituti invece hanno operato in ordine sparso. Una linea unitaria avrebbe avuto maggior forza negoziale con la Regione. In questo quadro arriva la prima doccia fredda dall'I.C. di Merate con il no alle cosiddette 40 ore, il tempo pieno, chiesto da 34 famiglie, 30 delle quali residenti. Che ora, se pur ridotte a 26 residenti e 3 fuori comune, si trovano con difficoltà di conciliare impegni di lavoro con l'orario scolastico dei figli. Intanto con la spinta del comune di Merate, di altri comuni e di diversi Istituti scolastici - ma non quello cittadino - si tenta a livello provinciale di redigere una piattaforma unitaria perché se quest'anno i tagli sono stati dolorosi, il prossimo anno lo saranno ancor di più. Quindi più che mettere toppe è necessario studiare una vera e propria strategia. Che, alla luce della posizione pur discutibilissima del Ministero retta dalla Gelmini, deve poter viaggiare più sull'asse del sociale che sul quello dell'istruzione. Anche perché Merate, ma non solo, può disporre di qualche "arma" in più, leggera intendiamoci, almeno sul piano della conoscenza visto che l'assessore regionale alla famiglia è il lecchese Giulio Boscagli. Forte di questa convinzione l'assessore Zanmarchi propone un "progetto contenitore" con attività preesistenti e attività nuove, accogliente anche per le idee già avanzate dai genitori preoccupati dell'evolversi negativo della situazione. La stesura del progetto è affidata a Comune (Ufficio guidato da Rita Gaeni) e Istituto comprensivo, che già a prima chiamata aveva risposto in buona sostanza non abbiamo né tempo né soldi. Il "tavolo progettuale" apre e chiude i lavori in una sola giornata, un giovedì evidentemente proficuo, e il progetto viene consegnato nelle mani del dirigente Angelo Colombo. Contiene proposte formative extrascolastiche che possono trovare finanziamenti sia nelle pieghe dei bilanci sociali sia in quelle delle risorse destinate alla conciliazione scuola-lavoro della Regione Lombardia. Il gruppo tecnico attende fiducioso la risposta dal dottor Colombo. L'attesa è breve, l'indomani il dirigente annuncia di voler operare in maniera del tutto diversa. In pratica un progetto condiviso fino alla sera è nei fatti bocciato la mattina dopo. La domanda, quali congiunzioni astrali sfortuite si siano verificate nottetempo, sorge spontanea. Nel frattempo c'è da rinnovare il progetto della disabilità nello sport che aveva riscosso ottimi consensi nella sua prima edizione, pur se regolata da una semplice lettera d'intenti tra Istituto scolastico e Amministrazione comunale. Tutti a dire, l'anno passato, che bella iniziativa, bravi, ripetiamola nel 2011. Difatti la seconda edizione viene inserita nel piano di offerta formativa, previo accordo siglato tra Colombo e Zanmarchi e preso in carico circa parecchi mesi fa dal dirigente scolastico. Ma a quanto sembra al Collegio Docenti, che deve esprimere una valutazione, favorevole o contraria, al piano formativo, il progetto viene consegnato soltanto in prossimità dell'incontro. A quel punto c'è da trovare qualcuno che si assuma l'intera responsabilità di una serie di iniziative sportive perché solo così l'assicurazione è pronta a stipulare il contratto di copertura rischi , e quel qualcuno deve essere un insegnante in organico. Ma il tempo per affrontare questo nodo e valutare come superarlo d'intesa col Comune non c'è più. Per cui il Collegio Docenti, pur rammaricato per l'importante valenza del progetto, lo boccia. La goccia fa traboccare il vaso e tra Colombo e Zanmarchi volano parole grosse, sia pure nel chiuso di una stanza. Ma l'eco si avverte anche fuori soprattutto quando anche la cosiddetta "Progettazione partecipata", altra bellissima esperienza - giudizio della scuola stessa - conclusa non viene rinnovata per l'anno 2011-2012. Ci fermiamo qui con la ricostruzione degli ultimi fatti, pronti ad ospitare l'intervento del dirigente scolastico Angelo Colombo e di chicchessia per meglio precisare i fatti narrati. E lasciamo la parola all'assessore di Merate all'Istruzione e alla Persona Emilio Vulmaro Zanmarchi (pdl).

Come amministrazione comunale riteniamo fondamentale affiancare la scuola sia nel percorso già esistente sia aiutando e incentivando il nuovo. Quest'anno abbiamo sostenuto sia il progetto sport e integrazione che la progettazione partecipata all'interno del plesso di Via Montello e, pur con migliorie e finezze da apportare, si tratta di iniziative che hanno avuto un alto tasso di gradimento. Ora dispiace moltissimo che la scuola abbiamo manifestato la precisa volontà di non dare loro seguito, interrompendo un cammino costruttivo che si era intrapreso. Come amministrazione comunale rimaniamo convinti della fondamentale importanza di queste attività e cercheremo in ogni modo di dare loro prosecuzione.
I rapporti tra scuola e amministrazione, negli ultimi anni, non sono stati idilliaci o per meglio dire non sempre si è trovata la collaborazione e la condivisione, anche di difficoltà e criticità, che probabilmente ci si auspicava. Questo "no" agli ultimi due progetti è arrivato come una doccia fredda o in qualche modo l'avevate messo in preventivo?
No, ammetto che non me lo aspettavo e che sono rimasto molto sorpreso. Non avevo mai avuto nessun preavviso in negativo per il progetto sport e disabilità. Nelle riunioni che si sono susseguite durante l'ultimo anno, anzi, mi era stato più volte assicurato che il progetto sarebbe entrato nel piano dell'offerta formativa. In un'occasione, durante un convegno ospitato al Manzoni alla presenza del provveditore Roffia, se n'era pure fatto cenno e la scuola aveva dato il suo assenso a proseguire. Per quanto riguarda la progettazione partecipata la sorpresa c'è stata ed è stata amara, amarissima direi, perché nei diversi ambiti di confronto tra la responsabile del progetto e la scuola non si era mai parlato di interrompere questo cammino.
Passiamo ora ad altri nodi da risolvere e che, pare di capire, sarà l'amministrazione a doversene far carico da sola, senza contare sulla partecipazione della scuola come protagonista. La copertura del tempo pieno, 40 ore, esigenza fondamentale per le famiglie lavoratrici è stata rifiutata dalla scuola. Cosa è successo e come si procederà ora? Le famiglie potranno contare su un intervento concreto da parte dell'amministrazione comunale?
Devo dire che il sentimento di fronte a questo rifiuto è di dispiacere perché sin dall'inizio si era puntato a creare un progetto quadro che reggesse l'urto dei tagli da parte dello Stato e che, nei prossimi anni, con tutta probabilità ci saranno ancora. Si era pensato ad un ambito che coprisse tutto il tempo extradidattico, dalla campanella in poi, e che comprendesse sia la mensa che le attività pomeridiane. Un progetto che, focalizzato sull'esigenza sociale di conciliare i tempi di lavoro con quelli delle famiglie dei bambini, avrebbe dovuto avere proposte qualificate e qualificanti gestite comunque dalla scuola e supportato dall'amministrazione comunale. Un progetto dove avrebbero dovuto unire esperienze già esistenti ed altre iniziative sempre compatibili con le linee guida concordate. Insomma una sinergia "lungimirante", unica soluzione per immaginare i servizi del futuro. Ad un certo punto ci siamo trovati con la marcia indietro della scuola che, nonostante la fase di analisi, inserisce un minus dal punto di vista della qualità generale, e affossa il cammino intrapreso assieme. Chiarisco subito che da parte dell'amministrazione la disponibilità non cambia e ci metteremo in gioco sperando che la scuola metta almeno a disposizione gli spazi e che, dopo la fase di avvio, magari si interroghi nuovamente e ritorni a vedersi protagonista di questo percorso. Non chiuderemo le porte in faccia a nessuno e in nessuna maniera e cercheremo di dare una risposta alle famiglie perché, lo ripeto, la loro è un'esigenza sociale.
Il mondo della scuola sta attraversando un momento critico, soprattutto per i tagli che renderanno sempre più difficile la distribuzione delle risorse e la redazione dei piani delle offerte formative. Se dovesse immaginarsi una scala di priorità sulla quale deve puntare il mondo della scuola e gli amministratori chiamati ad interagire, cosa si sentirebbe di proporre?
Tre fattori: qualità, integrazione e disponibilità a lavorare in rete tra soggetti diversi.
Il futuro della scuola, un po' come altri servizi, sarà probabilmente anche in un'ottica sovracomunale. Un percorso che in altri campi è già stato sperimentato e che ora necessita di prendere avvio anche nel mondo dell'istruzione. Ma questi cammini sono possibili solo con visioni lungimiranti delle persone che si trovano a gestire percorsi, programmi, gruppi di lavoro, rapporti tra enti. Cosa si sente di augurare e di suggerire alla nuova dirigenza?
Il cambio di dirigenza è sempre una fase molto delicata. Con Colombo al di là di alcune incomprensioni c'è stato sempre un dialogo continuo. Oltre ai riconoscimenti dovuti a lui mi preme aggiungere un grande attestato di stima per il lavoro preziosissimo, nascosto e non riconosciuto dalla vicepreside Daniela Mentin.
Per quanto riguarda il nuovo dirigente, la cui nomina è nelle mani dell'ufficio regionale, credo che raccoglierà un'eredità comunque complessa. Se dovessi esprimere un auspicio mi auguro che sia una persona che faccia delle parole autonomia e dirigenza, due bandiere di responsabilità. Spero che abbia un occhio lungo verso le strategie e i destini della scuola in un momento così difficile e un occhio corto e attento ai problemi di ogni giorno e alle risorse che, nella scuola, sono soprattutto le persone. Mi auguro che il nuovo dirigente individui le direttrici del futuro della scuola e le percorra con autorevolezza e responsabilità. Sono convinto che per l'importanza che Merate svolge, sia necessaria una dirigenza vera e non una a scavalco.
C. B.