Merate: le malattie infettive in Africa, ne parla Padre Riccardo Rota con La semina

È stato un tema più che mai attuale quello trattato nel corso del webinar organizzato dall'associazione culturale La Semina, che ha avuto come relatore un ospite d'eccezione. A presentare le malattie infettive in Tanzania è stato infatti fra' Riccardo Rota Graziosi, religioso molto conosciuto a Merate che oggi opera presso il Consolata Hospital, ad Ikonda.

Presentato da Stefano Covino, che l'ha ringraziato per la sua presenza, tanto attesa quanto gradita, frate Riccardo ha esordito dicendo di sentirsi a casa trovandosi a dialogare con La Semina, in quanto ha fatto parte dell'associazione quando questa era ancora agli inizi. Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1980, fra' Rota Graziosi si è specializzato in Malattie Infettive per poi entrare in contatto con l'Africa, lavorando prima in Burundi, poi a Bukoba per spostarsi, appunto, in Tanzania. Quattro le malattie scelte dal relatore per questa presentazione: il Covid-19, ovviamente, la malaria, la tubercolosi e l'HIV. "Raccogliere dati in Africa è quanto mai difficile, poiché alcune informazioni cambiano nel giro di pochi giorni ed avere numeri certi è complicato" ha esordito con una doverosa premessa, lasciando al pubblico alcune nozioni sulla popolazione della Tanzania, che è più di tre volte superiore a quella dell'Italia e dove l'età media è di 17-18 anni.

 

"Questi numeri sono utili a comprendere al meglio la diffusione delle malattie infettive" ha proseguito, ricordando che in Tanzania l'aspettativa di vita di una persona è di 62 anni. Ripercorrendo i due anni appena trascorsi, fra' Riccardo ha ricordato come, all'inizio dell'emergenza Covid, non fosse possibile nemmeno nominare il virus, in quanto le linee ufficiali del governo lo impedivano categoricamente. Alla morte dell'ormai ex presidente John Magufuli, che si definiva "scettico" nei riguardi della malattia e che è venuto a mancare il 17 marzo di quest'anno per cause non ancora note, è subentrata la sua vice, Samia Suluhu Hassan, che ha ribaltato la situazione ribadendo alla cittadinanza la necessità di tutelarsi e soprattutto dando un segnale forte, vaccinandosi davanti al mondo. Ma come viene fatta una diagnosi di Covid-19 in Tanzania? "Non abbiamo a disposizione i tamponi, dunque l'unico modo è procedere con una diagnosi clinica e patologica che si basa sull'osservazione di alcuni fattori, come la desaturazione, la tosse secca e la febbre" ha detto il frate, spiegando che in poco tempo i medici hanno capito che un ulteriore mezzo utile era la RX toracica, particolarmente indicativa in casi di insorgenza della malattia. Allo stesso modo, anche il protocollo da adottare varia in base alla gravità del virus: forma lieve, moderata, severa o critica. "L'anno scorso avevamo un reparto Covid ad Ikonda, dove operavano tre medici per trattare i pazienti. Fortunatamente, nessuno ha contratto il virus anche grazie ai dispositivi di protezione utilizzati come guanti, mascherine chirurgiche e visiere".

 

Conclusa la parentesi sul Covid, il relatore ha parlato poi brevemente della malaria - la cui presenza in Tanzania si aggira attorno al 9%, anche se la sua diffusione varia in base al luogo, per cui solo nel 2019 sono decedute 409.000 persone nello stato - e della tubercolosi, strettamente legata alla leprotti, il cui trattamento è gratuito e garantito dal governo. Per quanto emerso nel corso della presentazione, il quadro più complesso è sicuramente quello legato alla diffusione dell'HIV, per cui si stima che nel 2019 ci fossero 1,7 milioni di persone affette in Tanzania. Se, però, negli anni addietro l'infezione causò una vera e propria strage con l'arrivo di farmaci efficaci la situazione è migliorata. "Anche in questo caso il trattamento è gratuito, vedo persone che assumono i medicinali regolarmente da una decina d'anni e noi medici facciamo fatica ad accorgerci che sono positivi all'HIV se non sono loro stessi a comunicarcelo".

La presentazione, come ha tenuto a specificare frate Riccardo, è frutto di un vero e proprio lavoro sul campo, che ha portato il medico ad essere un profondo conoscitore della materiale delle malattie infettive. I presenti all'ascolto hanno poi avuto l'occasione di porgere alcune domande al relatore, e il discorso ha virato comprensibilmente sulla questione Covid. In Africa, da quanto è emerso, il Coronavirus non ha rappresentato un'emergenza tanto quanto lo è stata la diffusione dell'HIV, e forse a causa di un sistema immunitario diverso non si è propagato tanto quanto in Europa. Dopo un breve cenno all'importanza del gesto della vaccinazione pubblica, compiuta dalla nuova presidente Suluhu Hassan, frate Riccardo ha spiegato brevemente il funzionamento dell'ospedale di Ikonda, le cui prestazioni sono ottime. "Abbiamo sei sale operatorie e i reparti di maternità, ortopedia, urologia, medicina e chirurgia e malattie infettive. Ovviamente, un aiuto economico è sempre ben accetto, ma colgo l'occasione della conferenza per rivolgere un appello a medici e operatori sanitari: se avete tempo e voglia di trascorrere con noi ad Ikonda, vi invito a dare il vostro contributo curando, operando ma soprattutto insegnando. Uno degli obiettivi primari è trasmettere conoscenze, e per noi è sicuramente un investimento a lunga durata".

Chiunque volesse sostenere il Consolata Hospital, può farlo attraverso questi recapiti: FONDAZIONE FRATI MINORI ONLUS C/C 61036 BANCA ISP IT90K0306909606100000061036
Causale: offerta fr Riccardo Rota Graziosi

G.Co.

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