Olgiate: il ''poeta'' Bandana racchiude la vita contadina brianzola in un volume in dialetto
Si firma con il buffo pseudonimo di “Bandana”, perché non gli interessa apparire o farsi pubblicità ma solo condividere con il prossimo la sua passione per i dettagli storici e culturali del passato contadino tipico della Brianza.
Autore di poesie e racconti da anni, il “poeta dialettale” di Olgiate Molgora ha concluso nel mese di giugno l’ultima sua “opera”, un libretto scritto e stampato artigianalmente dal titolo “Pa, la vaca la maja la maia” in cui trovano posto poemi, detti popolari, proverbi e storie provenienti da un passato che vive nel dialetto dei nonni e dei genitori, e che Bandana vuole salvare dall’estinzione. “Ormai i confini della Brianza sono stati allargati a dismisura, ma io porto con me i ricordi della zona che da Merate conduce al colle del Sam Genesio, detta la provincia del Bröd” ha spiegato il poeta, che scrive: “Parlare di dialetto nel 2011 può far sorridere, eppure fa parte della nostra civiltà, della nostra storia e della nostra cultura. Noi, ultima generazione che ancora lo parliamo, ci sentiamo in dovere di trasmetterlo ai posteri, per non cancellare proverbi, fatti , persone, eventi e situazioni di quella società contadina giunta alla fine. L’intenzione di questo testo è di preservare l’ aspetto ironico insito nel puro modo di vivere di quella società”.
E non si può non sorridere sfogliando le 44 pagine del piccolo volume che fin dall’intestazione (Prem Capitul) dei capoversi riproduce con accenti, dieresi e virgolette una lingua che alcuni bambini di oggi non sentono più fra le pareti domestiche, ma che per tanti nonni è ancora l’unica mai parlata fluentemente. I mestieri di un tempo (come il sagrestano “pizzacandìl” o il contadino “majapulenta”), vizi e virtù (bacch e tabacch) sono alcuni dei temi del volume, che alterna parti in diletto a spiegazioni e aneddoti in italiano e titoli quali “Casciaball e casciadür”, “Vita, mort miracul e sont”, “L’om, la salöt e la malatia”, “Temp e tempural” e offre spaccati immediati, semplici e genuini della vita semplice del passato contadino brianzolo. “Scrivere in dialetto è molto più difficile che parlarlo” ha spiegato Bandana, intento a distribuire il suo volume fra amici e conoscenti che condividono la sua passione.
“Nel corso dei prossimi mesi mi piacerebbe scrivere in particolare sulle corti e approfondire alcuni aspetti storici legati al nostro territorio, che racchiude ancora dettagli tutti da scoprire. Ancora nel volume si legge: "Questo era il tempo della mia fanciullezza, quel tempo che chiudeva secoli di vita contadina, dei famosi tre “F”: Fom, frecc e fastidi”. Il libro si chiude su un detto che mette in luce la saggezza contadina: .
La copertina del volume
Autore di poesie e racconti da anni, il “poeta dialettale” di Olgiate Molgora ha concluso nel mese di giugno l’ultima sua “opera”, un libretto scritto e stampato artigianalmente dal titolo “Pa, la vaca la maja la maia” in cui trovano posto poemi, detti popolari, proverbi e storie provenienti da un passato che vive nel dialetto dei nonni e dei genitori, e che Bandana vuole salvare dall’estinzione. “Ormai i confini della Brianza sono stati allargati a dismisura, ma io porto con me i ricordi della zona che da Merate conduce al colle del Sam Genesio, detta la provincia del Bröd” ha spiegato il poeta, che scrive: “Parlare di dialetto nel 2011 può far sorridere, eppure fa parte della nostra civiltà, della nostra storia e della nostra cultura. Noi, ultima generazione che ancora lo parliamo, ci sentiamo in dovere di trasmetterlo ai posteri, per non cancellare proverbi, fatti , persone, eventi e situazioni di quella società contadina giunta alla fine. L’intenzione di questo testo è di preservare l’ aspetto ironico insito nel puro modo di vivere di quella società”.
Espressioni relative ai paesi della Brianza meratese
E non si può non sorridere sfogliando le 44 pagine del piccolo volume che fin dall’intestazione (Prem Capitul) dei capoversi riproduce con accenti, dieresi e virgolette una lingua che alcuni bambini di oggi non sentono più fra le pareti domestiche, ma che per tanti nonni è ancora l’unica mai parlata fluentemente. I mestieri di un tempo (come il sagrestano “pizzacandìl” o il contadino “majapulenta”), vizi e virtù (bacch e tabacch) sono alcuni dei temi del volume, che alterna parti in diletto a spiegazioni e aneddoti in italiano e titoli quali “Casciaball e casciadür”, “Vita, mort miracul e sont”, “L’om, la salöt e la malatia”, “Temp e tempural” e offre spaccati immediati, semplici e genuini della vita semplice del passato contadino brianzolo. “Scrivere in dialetto è molto più difficile che parlarlo” ha spiegato Bandana, intento a distribuire il suo volume fra amici e conoscenti che condividono la sua passione.
Alcuni proverbi
“Nel corso dei prossimi mesi mi piacerebbe scrivere in particolare sulle corti e approfondire alcuni aspetti storici legati al nostro territorio, che racchiude ancora dettagli tutti da scoprire. Ancora nel volume si legge: "Questo era il tempo della mia fanciullezza, quel tempo che chiudeva secoli di vita contadina, dei famosi tre “F”: Fom, frecc e fastidi”. Il libro si chiude su un detto che mette in luce la saggezza contadina: .