Calco: incontro con il CAI sul 'Bidecalogo' per la tutela e la fruizione della montagna
“Il CAI, spero di non sbagliarmi, è un’associazione ambientalista”. Da questo messaggio, ricevuto pochi giorni fa da MariangelaRiva, presidente della commissione centrale Tutela Ambiente Montano del CAI, è cominciata la serata di venerdì 16 luglio alla sede del CAI di Calco. “Il Club Alpino Italiano è un’associazione ambientalista oppure no?” ha chiesto al pubblico. Per rispondere, la presidente si è avvalsa del Nuovo Bidecalogo del CAI, redatto e approvato nel 2013 dall’assemblea dei delegati a Torino. Il primo risaliva al 1986 e racchiudeva un insieme di norme di autoregolamentazione che divennero il documento programmatico dell’associazione per la protezione della natura alpina. Il Nuovo Bidecalogo è un ampliamento e mostra un crescente desiderio di tutela e di attenta fruizione della montagna, guardando a educazione, sensibilizzazione, sostenibilità e resilienza. Di fatto questo regolamento si presenta come un vademecum diviso in due parti: la prima riguardo alla posizione e all’impegno del CAI a favore dell’ambiente montano e della sua tutela; la seconda invece riguardo la politica di autodisciplina dell’associazione.
Roberto Andrighetto, past president della commissione TAM del CAI
Sulla prima parte del documento ha parlato Roberto Andrighetto, Past President della Commissione Tam, che ha osservando come il CAI sia l’associazione ambientalista italiana con il maggior numero di soci, ma probabilmente anche quella con il maggior numero di soci non consapevoli di far parte di un’associazione ambientalista. Fondato nel 1863 a Torino, si è sempre posto come una libera associazione avente per scopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne e, sopratutto, la difesa del loro ambiente naturale. Quindi Andrighetto si è addentrato nell’illustrazione dei primi punti del regolamento, spiegando la posizione del CAI per ogni tematica. “Il CAI crede nel mantenimento dell’ambiente e nella preservazione della wilderness, ma allo stesso tempo è vicino alla popolazione montana”.
Il CAI segue una linea di tutela che preserva l’ambiente montano e che incentiva una frequentazione ‘verde’ della montagna, ponendosi quindi tra le altre cose contro il turismo motorizzato. È inoltre contro la costruzione di nuove strutture, a meno che non siano indispensabili, ed è a favore dello smantellamento di impianti obsoleti, sia in termini di costruzioni, sia in termini di impianti di risalita. È sfavorevole ai prelievi e agli interventi nelle cave e all’installazione di nuovi impianti, e per quanto sia assolutamente a favore alle fonti di energia rinnovabili, ritiene che che ci debba essere un controllo positivo del rapporto costi-benefici in termini energetici, ma anche ambientali e sociali. Sulla politica venatoria invece, ritiene necessaria la redazione della Carta Natura, la revisione della composizione del Comitato Tecnico Faunistico Venatorio, la rimodulazione degli Ambienti Territoriali di Caccia e degli Istituti Venatori Provinciali, sostenendo inoltre le imprese agricole che svolgono attività di tutela e incremento della biodiversità.
La seconda parte del Bidecalogo è stata illustrata invece dalla presidente Riva, partendo dalle considerazioni generali della politica di autodisciplina. “La libertà e la gratuità d’accesso alla montagna sono valori primari. Ne è corollario la necessità di proteggere il patrimonio naturale e culturale costituito dalla montagna”. Il Bidecalogo parla poi di rifugi e bivacchi, per cui il CAI si pone a favore del mantenimento, anzi, se ne fa carico personalmente ma nel corso degli anni si è assistito a un progressivo snaturamento di queste strutture, pertanto l'indicazione per il futuro è che le sezioni proprietarie dovranno tenere sotto controllo i propri rifugi, affinché siano esempio di rispetto delle regole. Lo stesso discorso è valido per i sentieri, che devono essere preservati e mantenuti, usati consapevolmente, non ampliati e né creati da nuovo se non necessario. Ferma la posizione anche su speleologia e torrentismo: il CAI manifesta contrarietà allo sfruttamento turistico delle grotte, cavità naturali, gole, forre etc. per la creazione di itinerari attrezzati per la frequentazione di non speleologi e la creazione di zone illuminate artificialmente per favorire la visita. Si pone quindi l’obbiettivo di sensibilizzare i propri soci e i frequentatori della montagna a una fruizione sicura, consapevole, e che abbia come obbiettivo quello di non lasciare alcuna traccia nel paesaggio e nell’ambiente, e soprattutto che tuteli flora e fauna, godendo comunque di tutto quello che “le cattedrali del mondo” possono offrire a chi le visita.
E.Ma.