La conversione ambientalista dell’Assessore ricomprenda anche la valletta di Novate

La conversione ambientalista di Andrea Robbiani non può dispiacere. Le precarie condizioni del pianeta pongono in cima alle priorità umane il rispetto del territorio e, laddove possibile, anche una inversione di tendenza, dall'inquinamento al risanamento. E' una conversione, però. Perché anche quanto resse le sorti di Merate, dal 2009 al 2014 il regolamento della riserva naturale regionale vigeva. Solo che le restrizioni più penalizzanti venivano ignorate. Ora invece sono applicate rigidamente. E se qualcuno le critica, criticando così l'esperta che ha redatto la bozza di regolamento, Robbiani si sente in dovere di porgerle sentite scuse per conto terzi. E perché mai si dovrebbe scusare? Pensarla diversamente ancora non è reato. E 1.065 cittadini la pensano diversamente dalla dottoressa Raimondi. Tuttavia Robbiani è uno dei pochi esponenti di sicura intelligenza tra i leghisti lecchesi. E è uno che non esita ad andare controcorrente. Quindi potrebbe suggerire ai colleghi che siedono in Regione di essere meno generosi verso i cacciatori, evitando ogni tentativo di ampliare il calendario venatorio, ricomprendere specie sinora protette e legalizzare forme di richiamo davvero feroci e crudeli.

Ma detto tutto questo ci sentiamo di chiedere all'Assessore all'Ecologia di allargare la propria visuale. Non esiste solo la riserva lago di Sartirana. Esiste anche quella fascia ancora verde che dai confini della riserva raggiunge Imbersago lungo il corso della Ruschetta prima e dentro la valletta di Novate poi. Passando per lo stagno di San Rocco che, nonostante le rassicurazioni fornite dall'assessore Vivenzio sin dal 2016 e dal 2019 dall'assessore Procopio, resta una vergogna a cielo aperto.

L'acquisizione stenta ad essere perfezionata. Si è lì lì, dicono, ma l'ultimo passo non si compie. Robbiani dal canto suo, dovrebbe compiere ben più di un passo - del resto è un noto atleta - e portarsi nella valletta di Novate. Magari seguendo il percorso del nostro amico lettore che ha documentato le condizioni in cui versa la valletta con magistrale sensibilità.

Terreni spianati, reti metalliche ancora impiantate anche se le norme tecniche d'attuazione del Pgt le vietano, sentieri sbarrati, corsi d'acqua ricoperti di terra e arbusti, balze violentate per trarne piste da ciclo e moto cross. Dove l'acqua tentava di risorgere sulle tracce dei vecchi canali che costituivano il laghetto di Novate altra terra ha nuovamente sepolto lo specchio d'acqua.

Fu così nel 1981 e nessuna ordinanza riuscì ad ottenere il ripristino. Non successe nulla. I canali nei quali viveva una gran quantità di specie ittica, molluschi, granchi, rettili raffrescati dalle chiome dei pioppi furono sotterrati dai caterpillar in un paio di notti. E non ci fu giustizia.

Chi ha una certa età di sicuro ricorda quanto fosse bella quella valle, attraversata dalla Roggia Annoni che correva ad anello fino a alimentare il laghetto e poi proseguire verso sud.

La distruzione è stata sistematica e ora quello che resta è uno spelacchiato sentiero che si snoda tra le recinzioni.

Con lo stesso impegno profuso per la Riserva Andrea Robbiani si impegni per il recupero di San Rocco e il salvataggio di quel che resta della valletta.

Realizzare un percorso vita dal parco del Curone fino al Parco Adda Nord attraverso Sartirana e Novate può essere un obiettivo ambizioso. Ma Robbiani è un indubbio combattente e le casse del Comune sono ancora floride. Può fare molto. Non solo imporre divieti.

Claudio Brambilla
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