Stefano Felici, CEO di Technoprobe: 'Nella Silicon Valley siamo apprezzati per qualità e affidabilità ma abbiamo molta cura del nostro territorio di qui l’hub e le iniziative nel sociale'

Era da ben sedici mesi che l’ingegner Stefano Felici, CEO di Technoprobe, non metteva piede nell’azienda di Cernusco Lombardone. Costretto dalla pandemia a rimanere negli Stati Uniti dove vive da anni con la famiglia, Felici è riuscito a rientrare nella sua azienda solo venerdì 14 maggio. Per la speciale occasione tutti i monitor informativi dell’azienda hanno annunciato il suo arrivo.
Originario di Bernareggio, 48 anni, laureato in ingegneria elettronica, Stefano Felici ricopre la carica di CEO di Technoprobe oltre ad essere alla guida di Technoprobe America con sede a San Jose, nella Silicon Valley californiana.
Quando per l'azienda di Cernusco Lombardone è diventato strategico essere “vicini” ai propri clienti, Felici si è subito offerto di trasferirsi, armi e bagagli, oltre oceano.

 

L'ing. Stefano Felici

“Le opportunità vanno colte - spiega - e bisogna essere disposti a fare la propria parte…”. Con la moglie e la figlia oggi diciassettenne ha fatto le valigie e si è trasferito negli Stati Uniti, diventando di fatto cittadino americano.  E i figli nel frattempo sono diventati tre.
Felici è stato fondamentale nello strabiliante sviluppo della Technoprobe, anche se lui si schermisce attribuendo i meriti allo zio Giuseppe, fondatore dell'azienda, e ai cugini Cristiano e Roberto Crippa, che oggi rivestono i ruoli di vice presidenti esecutivi.
Partito dal basso, Stefano Felici ha fatto la gavetta di rito alla St Microelectronic di Agrate quando ancora ci lavorava lo zio Giuseppe.
“Per sei anni, mentre studiavo, ho fatto il week shift, in pratica lavoravo dieci ore il venerdì notte e tutta la domenica, dalle otto fino a sera… E’ stato così che ho conosciuto i “wafer” e fatto le prime esperienze nel campo dell'elettronica, che poi mi sono tornate molto utili successivamente. In Technoprobe sono entrato nel ’99 come assistente dello zio Giuseppe, il mio maestro. Insieme abbiamo sviluppato la tecnologia verticale, che alcuni concorrenti avevano già, ma non noi. All'epoca eravamo solo in una quindicina. E’ stato lo zio il genio che ha dato inizio a tutto: aveva un’idea e il giorno dopo doveva essere già concretizzata perché poi ne avrebbe avuta un’altra a cui bisognava dare subito attuazione. Del resto già all’epoca avevamo la consapevolezza di doverci adattare ai tempi imposti dai clienti e infatti la nostra filosofia, anche questa trasmessaci dallo zio, era di fare sempre un po’ meglio e un po' più in fretta dei nostri competitor…”.
All'inizio, pur sapendo che i loro prodotti erano di grande qualità, la famiglia Crippa ha fatto fatica a ritagliarsi un proprio spazio nel mercato. Per questo ha puntato sin da subito a seguire i clienti da vicino, realizzando stabilimenti nei pressi delle aziende, proprio per rispondere in modo puntuale e veloce alle loro richieste. Il primo venne realizzato nel 2001 in Francia al servizio della St.
“Devo dire che le skill relazionali e commerciali di mio cugino Cristiano sono state determinanti. Ho imparato molto da lui. Sono gli uomini che comprano le cose, le relazioni sociali sono pertanto determinanti nel business. I clienti parlavano con Cristiano perché ha una innata capacità di entrare in empatia con le persone. Sapeva parlare con le persone giuste al momento giusto costruendo in questo modo relazioni che si sono rivelate fondamentali”.
Cristiano aveva 32 anni e Stefano 29 quando insieme partirono alla conquista del mercato asiatico, a partire da Singapore.
“Siamo andati a visitare un cliente per presentare i nostri prodotti…  Il giorno dopo, mentre cercavamo di concretizzare la vendita, lui ci ha fatto una proposta strabiliante offrendosi con i suoi collaboratori di lavorare per noi. La nostra azienda a Singapore è nata così. Avere una persona del posto e mettere in piedi un'organizzazione dall’oggi al domani è stata una scelta vincente…”.


Roberto Crippa, Stefano Felici e Cristiano Crippa

Da lì a spostarsi a Taiwan il passo è stato breve, come ricorda Cristiano.
“Avevamo preparato uno speech meraviglioso in inglese della durata di circa un'ora. Iniziata la proiezione davanti ad una folta ed attenta platea, vedevamo che tutti annuivano e questo per noi era un ottimo segnale. Alla fine quando abbiamo chiesto loro se avevano delle domande da porci ci siamo resi conto che nessuno capiva una parola di inglese…”.
Ci sono voluti molti anni per “conquistare” il mercato asiatico. Ora l'azienda sta raccogliendo i frutti dell’ininterrotto lavoro iniziato vent'anni fa ma solo nel 2016 sono arrivati i primi ordini importanti. Oggi la filiale di Taiwan offre il miglior servizio sul territorio, migliore rispetto ai competitor ma anche alle aziende taiwanesi.
“In America eravamo totalmente sconosciuti ma lì ci sono la maggior parte delle aziende del mondo che operano nel nostro settore. Così, prima abbiamo cercato di farci conoscere con dei consulenti, poi appoggiandoci a una piccola azienda americana. Ma si faceva molta fatica… Alla fine per cercare di lanciarci con più impegno abbiamo deciso di comprare quella piccola azienda, che però andava molto male. L'operazione si è rivelata fallimentare, perché l'azienda era una scatola vuota e poi nel 2008 è arrivata anche la crisi finanziaria. I primi due anni le cose sono andate molto male, non ci dormivo di notte… A quel punto ho iniziato ad assumere persone che potessero aprire delle porte, che creassero delle relazioni, perché eravamo consapevoli di avere una tecnologia migliore rispetto ai nostri competitor ma bisognava farci conoscere… Siamo partiti da zero e lo scorso anno siamo arrivati a fatturare quasi 100 milioni di euro…”.


Nel 2020 è arrivata una delle soddisfazioni più grandi: il prestigioso premio Preferred Quality Supplier di Intel, che la Technoprobe si è aggiudicata per la prima volta sbaragliando la concorrenza di molti diretti competitor.
“Il loro impegno per la qualità, l’innovazione e l'eccellenza operativa li rende veri partner che si sono guadagnati la nostra fiducia e la nostra gratitudine”, questa la motivazione del riconoscimento che ben riassume la filosofia della Technoprobe.
“In questi anni il mio lavoro consiste nell'individuare le strategie aziendali con Cristiano e Roberto. E’ importante fare le cose giuste nei tempi giusti senza commettere errori. Nella Silicon Valley siamo riconosciuti e ci siamo costruiti una nostra reputazione. Le aziende conoscono le nostre capacità e la nostra qualità e si fidano di noi”.
Quando è esplosa la pandemia da Covid-19, Felici si trovava in America.
“All’inizio guardavo all'Italia con grande preoccupazione perché il nostro è stato il primo Paese dopo la Cina ad essere travolto dal virus. Anche i clienti erano molto preoccupati e ci chiedevano: ma voi italiani adesso come farete? Le foto con le bare di Bergamo hanno fatto il giro del mondo creando grandi timori nei nostri clienti. Poi la pandemia è arrivata anche in America e ha colpito ancora più duramente e con dimensioni ben peggiori… Un ruolo fondamentale lo ha avuto proprio l'azienda di Cernusco. Grazie alle misure messe in atto da Roberto e Cristiano l'azienda non ha mai interrotto l’attività mentre i nostri competitor americani hanno addirittura dovuto chiudere alcune settimane. Per mesi tutti i clienti ci ringraziavano ad ogni call chiedendoci come avevamo fatto. Addirittura in quel periodo, per timore di prolungate chiusure, avevano aumentato le richieste e noi dall'Italia siamo riusciti ad assicurare i prodotti nei tempi stabiliti. Anche per questo il 2020 è stato un anno eccezionale (377 milioni di dollari di fatturato consolidato) anche grazie alla capacità di Roberto e Cristiano di non interrompere la produzione nonostante la pandemia”.



Cosa attende ora la Technoprobe?
“Il futuro è tutto da costruire, giorno dopo giorno. Il nostro è un settore in continua evoluzione in cui non si guarda mai indietro. Oggi siamo leader del mercato con i nostri prodotti ma Technoprobe è un cantiere sempre aperto. L'anno passato è già dimenticato, quello che è fatto, è fatto, dobbiamo mantenere la nostra leadership e continuare a innovare e proseguire nello sviluppo di nuovi prodotti. Siamo pronti a raccogliere nuove opportunità perché per noi è determinante la crescita che rappresenta la nostra vera motivazione. Vogliamo continuare a crescere su mercati adiacenti con prodotti complementari a quelli che offriamo oggi… Di opportunità noi ne vediamo tante, anche in altre tipologie di prodotti che non sono probe card”.
Pur non volendo fare anticipazioni, l’ingegner Stefano Felici lascia intendere che anche nel 2021 Technoprobe punta non solo consolidare i risultati ottenuti ma anche conquistare nuove fette di mercato, senza dimenticare lo sguardo al territorio.

“Siamo un'azienda che ha molta cura del territorio in cui pensiamo di avere una funzione sociale. Abbiamo a cuore il benessere dei nostri dipendenti e delle loro famiglie ma anche di tutte le persone che ci sono vicine. Viste le difficoltà che ha dovuto affrontare il nostro Paese per cercare di superare la pandemia, la scelta di creare un hub vaccinale ci è sembrata la cosa più giusta da fare. Riceviamo commenti e feedback positivi e di questo siamo molto orgogliosi. Anche l’iniziativa dell’orto sociale va in questa direzione… Noi ci riteniamo fortunati ma è fondamentale non dimenticare che c'è chi è meno fortunato di noi”.
I tre manager della Technoprobe, sono uniti da un legame di sangue, (Mariarosa madre di Cristiano e Roberto, è sorella di Manuela, madre di Stefano) ma più che cugini sembrano addirittura fratelli tanto sono affiatati.  Che sia anche questo uno dei segreti che hanno reso grande la Technoprobe?
Angelo Baiguini
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