Napoleone e la caduta di Venezia

Torno a parlare di Napoleone  perché è uno dei personaggi che più mi affascinano e lo faccio anche perché si avvicina il “5 maggio” che quest’anno ricorda il bicentenario della sua morte nel crudele esilio di Sant’Elena.
Napoleone ha appena 26 anni anni quando nel marzo del 1796 gli viene affidato  il comando dell’Armata d’Italia.
Si è appena sposato ma non perde tempo : il 2 aprile è già a Nizza, in pochi giorni raggiunge Loano , supera gli Appennini e sbaraglia in tre battaglie in rapida successione l’esercito del Re di Sardegna costringendolo a un umiliante  armistizio.
Pensate: un ragazzo di 26 anni da poche settimane al comando di un esercito di 36.000 uomini costringe in pochi giorni l’esercito del Piemonte a una resa senza condizioni!!
Poi punta subito su Milano , affronta gli austriaci a Lodi  e cerca di tagliar loro  la ritirata.
Gli austriaci riuscirono a sfuggire all’accerchiamento solo passando per Crema allora piccola “enclave” della Serenissima nel Ducato di Milano.
Napoleone non si fece scappare l’occasione per protestare e si precipitò a Crema chiedendo di vedere subito il Podestà della città.
Come tutte le città dell’entroterra della Serenissima Crema era governata da un nobile veneziano di nome Zan Battista Contarini (nella Repubblica di Venezia le città erano governate da Podestà che duravano in carica meno di due anni) .
Napoleone arrivò accompagnato dal suo aiutante generale Saliceti. “Trafelato e stanchissimo”, così Contarini lo descrive nel suo rapporto  al Senato della Repubblica.
Sprofondato in una poltrona e con gli occhi semichiusi lasciò che parlasse il suo aiutante .

Il messaggio che voleva dare a Venezia era semplice e chiaro: “ Siamo in guerra e tu non puoi dichiararti neutrale e poi mettere a disposizione dei miei nemici i tuoi territori e poi aiutarli quando ne hanno bisogno !!! “.
Tutto questo fu detto con grande veemenza e tono minaccioso.
Pochi giorni dopo piombò a Brescia dove si svolse la stessa scena col  Podestà Alvise Mocenigo.
Napoleone era infuriato anche con lui perché ancora una volta i veneziani avevano lasciato entrare gli austriaci nella Fortezza di Peschiera come fosse casa loro .
A fine maggio Napoleone incontrò Nicolò Foscarini  che ( nella complicata struttura istituzionale della Repubblica ) potremmo considerare il Primo Ministro.
Con lui le minacce e le proteste nei confronti della Repubblica di Venezia per gli aiuti dati in tanti modi agli austriaci diventarono furibonde .
Arrivò a minacciare di radere al suolo l’intera città di Verona.
Foscarini era atterrito ma  ,come nei precedenti incontri  coi Podestà di  Crema e di Brescia , Napoleone si acquietò verso la fine dell’incontro arrivando ad esprimere sentimenti di comprensione e di simpatia nei confronti dei veneziani.
E in effetti forse  il suo scopo era solo di spaventare Venezia per poi convincerla a lasciare lo stato di neutralità (troppo amichevole nei confronti degli austriaci) per arrivare a una vera e propria alleanza con la Francia.
E alla fine la proposta formale di Parigi arrivò.
La fece Jean-Francois Rewbell delegato del Direttorio per gli affari esteri.
A Venezia se ne discusse per dei mesi ma alla fine la risposta fu sempre NO.
E quel NO fu sicuramente la condanna a morte della Serenissima.
Noi non sapremo mai se rispondendo SI la Repubblica di San Marco avrebbe potuto sopravvivere.
Sappiamo però che Venezia, pur neutrale , aveva sempre avuto un occhio di riguardo per gli  austriaci.
Mentre gli austriaci  poi nel Congresso di Vienna non le sono stati per niente riconoscenti.
Antonio Conrater
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