Brivio, l'appello di Gasparini della coop. Solleva ad un anno dal 'suo' Covid: porto ancora i segni, ma per molti non esiste
Provato dalla malattia e dai giorni trascorsi in casa senza riuscire ad alzarsi e mangiare, sdraiato sul letto di ospedale con la maschera dell'ossigeno sul viso, con le poche forze rimastegli riuscì a prendere il telefono e scattarsi un selfie per rassicurare i suoi cari e le persone in pensiero per lui che, nonostante tutto, resisteva. E' probabilmente ciò che hanno fatto in molti tra coloro che in questi mesi sono rimasti contagiati dal coronavirus e hanno avuto bisogno di un ricovero in ospedale, ed è quello che fece anche il briviese Luigi Gasparini, presidente della cooperativa Solleva, ricoverato esattamente un anno fa al Manzoni di Lecco con difficoltà respiratorie e una polmonite bilaterale in atto. Ripostando quello scatto, qualche ora fa, Gasparini ha voluto innanzitutto invitare tutti quanti a non abbassare la guardia. ''Posso dire per esperienza personale che la Covid è una malattia molto seria e che può avere conseguenze anche per mesi, come nel mio caso'' ha commentato. ''Noto che troppe persone ancora affermano che non è altro che un'influenza, o addirittura non credano che il virus esista. Ed è una cosa veramente preoccupante''.

Luigi Gasparini, ricoverato a marzo dell'anno scorso in ospedale a Lecco
''Presi il coronavirus durante un funerale, per colpa di un abbraccio'' ha spiegato. ''Allora, era il 2 marzo, non c'era la consapevolezza che c'è adesso. Il primo caso di Codogno era di qualche giorno prima. Quattro giorni dopo iniziai a manifestare i primi sintomi, con febbre molto alta che arrivò fino a 40 gradi. Iniziai a prendere tachipirina e rimanere a riposo, come si fa di solito, ma la temperatura non mi scendeva. Poi arrivò la tosse e la situazione continuava a peggiorare, così fui ricoverato in ospedale a Merate proprio nel giorno in cui ci fu il grande affollamento di ambulanze. Rimasi 8 ore in attesa fuori dal pronto soccorso. Arrivai la mattina e fui ricoverato alle 20. Ricordo una situazione di grande fatica per tutti. Dopo la visita mi dissero che avevo una polmonite bilaterale e quindi chiesi di essere sottoposto al tampone. Ma nonostante la mia grande insistenza, mi fu negato e fui rispedito a casa nonostante avessi ancora molta febbre. Mi diedero delle terapie da fare contro la polmonite, ma iniziavo ad avere seri problemi di respirazione. Così il sabato, chiamai nuovamente il 112 e mi ricoverarono a Lecco, dove rimasi per una quindicina di giorni''.
Al Manzoni le condizioni di Gasparini risultarono piuttosto serie, tanto che fu trasferito nel reparto di terapia subintensiva. ''Non mi vergogno nel dire che più di una volta ho avuto paura di morire e ho pensato di non farcela'' ha raccontato. ''D'altrone, intorno a me avevo solo persone sofferenti, alcune delle quali sono addirittura morte vicino a me. Mi spaventava in particolare il fatto di dover andarmene in solitudine, come è successo a molti. Una tragedia immensa. Del periodo in ospedale a Lecco ricordo però anche molti aspetti positivi, come il bel rapporto che si instaurava con il personale. Erano sempre tutti bardati, perciò non si capiva subito se fossero medici, infermiei o operatori delle pulizie. Tutti, però, mostravano la stessa gentilezza''.
Gasparini risultò negativo solo il 20 aprile, più di un mese e mezzo dopo essere rimasto contagiato, ma la sua battaglia con il Covid andò avanti ancora a lungo. ''Ho pagato tutte le complicazioni dovute alla malattia'' ha spiegato. ''Iniziai ad accusare problemi di ansia, di anemia, di tachicardia e insonnia. A maggio feci una visita cardiologica e, pur non avendo mai avuto nulla prima di allora, risultò che avevo un'insufficienza cardiaca marcata. Il 20 giugno feci una coronografia e in quella sede i medici trovarono delle occlusioni coronariche dovute allo sversamento dei liquidi della polmonite nelle coronarie. Poi arrivarono anche problemi ormonali con lo scombussolamento che il Covid aveva provocato all'ipofisi e tiroide. In totale ho trascinato gli effetti della malattia fino ad ottobre''.Ad oggi le condizioni di Gasparini sono migliorate, ha confermato. ''Sto meglio, anche se accuso ancora un po' di stanchezza in eccesso. Lo scopo di questo mio intervento è però uno solo, legato alla preoccupazione che mi viene quando vedo che nonostante tutti gli appelli che si fanno ancora troppa gente snobba e non prende sul serio la pandemia. Io l'ho vissuto sulla mia pelle e sono cambiato, ho perso anche tanti amici, come Sergio Perego, che non hanno avuto la mia stessa fortuna. Perciò ribadisco il mio invito a non sottovalutare il coronavirus e stare attenti''.
A.S.