Robbiate: morto per infezione polmonare fratel Sandro Bonfanti. 45 anni vissuti in missione tra Kenya, Liberia e Tanzania
Fratel Sandro faceva parte dei missionari della consolata. Era un religioso ma senza ordinazione sacra.
Il suo "incontro" con la missione era avvenuto quasi per caso. Nato in una famiglia molto religiosa con il papà che era presidente dell'azione cattolica locale, al prete che gli chiedeva di fare il chierichetto, ha ricordato qualche mese fa in una intervista, lui aveva sempre risposto di no. Un anno durante l'oratorio feriale si era imbattuto in padre Ugo Benozzo che gli aveva chiesto a bruciapelo "Ti piacerebbe essere missionario?". Lui per non deluderlo gli aveva risposto "Sì", convinto che tanto non lo avrebbe più rivisto. E invece, passata l'estate, il missionario era ritornato a Robbiate e lo aveva cercato.
"Vieni e vedi". Un invito che Sandro aveva raccolto senza più mollarlo.
Dopo tre anni di seminario si applica allo studio della meccanica, essendo più portato per le materie pratiche e finite le superiori nell'ottobre del 1968 fa la sua prima professione temporanea.
Per quattro anni presta servizio alla procura di Alpignano (Torino), frequentando un corso di edilizia per corrispondenza.
Poi la svolta. Dopo nove mesi in Gran Bretagna per imparare la lingua inglese è inviato nel 1973 in Africa e qui ci lascia il cuore.
In Kenya gestisce una scuola di edilizia e falegnameria e ne apre una nuova. Cambia diverse missioni e dove va cerca di insegnare e formare la popolazione.
Riesce a ritagliarsi anche un piccolo diversivo, incontrando un suo studente di Nairobi che lo introduce al mondo dei rally e così ha modo ogni tanto di dedicarsi a qualche corsa.
Dopo un periodo nell'amministrazione del seminario di Nairobi torna sul campo costruendo da zero una casa e la chiesa.
Nel 2001 rientra in Italia per stare vicino alla mamma malata e vi rimane fino al 2006 assistendo i confratelli anziani ad Alpignano.
Dopo 27 anni in Kenya, la parentesi italiana, per fratel Sandro si profila il ritorno in Africa, questa volta in Liberia in un lebbrosario assistendo quotidianamente i malati, arrivati anche al numero di 250.
Nel 2009 viene inviato in Tanzania. Ha sessant'anni ma la grinta è quella di un giovincello.
Qui si ritrova con padre Sandro Nava, cernuschese, a cui si deve l'ospedale di Ikonda, centro di riferimento per l'Africa, un vero miracolo nel cuore del continente nero.
A fratel Bonfanti viene affidata la farmacia con i medicinali da distribuire alle missioni in un raggio di 200 km.
A chi gli chiedeva il perchè della sua scelta, senza ordinazione sacra, rispondeva "Io vedo la vocazione del fratello nella vita di Gesù. Lui infatti ha vissuto come una persona normale, come un laico. Non si è presentato come sacerdote, non era levita, non era un fariseo. Quando la gente lo vedeva, diceva: "E' figlio del falegname". Poi guariva, insegnava, si interessava della gente.
Il fratello trva un esempio per sè nella vita di Gesù. Il fratelloè quello che si mette al servizio degli altri". (intervista di Luca Lorusso su rivista missioni consolata).
Fratel Sandro è morto nella sua Africa, la terra a cui aveva dedicato la sua vita.
Una terra martoriata dalla fame, dalla povertà e dove ora il Covid sta falcidiando la popolazione. Portato all'ospedale di Ikonda, l'unico ad avere a disposizione i ventilatori polmonari, fratel Sandro era in condizioni già precarie, con un tasso di ossigenazione basso. Il suo fisico non ha retto "all'infezione polmonare batterica" così come è stata definita (dato che la parola Covid è quasi bandita) ed il decesso è avvenuto nella tarda mattinata di oggi.
Fratel Sandro sarà sepolto in Africa giovedì 18 alle ore 10, mentre a Robbiate la comunità celebrerà una funzione venerdì mattina alle ore 9.
Foto tratte da Missioni consolata e Consolata.org