Calco: il dr. Mauro Marinari racconta l’Hospice e i suoi pazienti. ''La malattia non ha riposo e il nostro scopo è dare un’ora in più di qualità''

Il dr. Mauro Marinari durante il suo intervento

"La malattia non ha turni né giorni di riposo e entrando nelle case delle famiglie dei pazienti ci siamo resi conto che medici, infermieri e specialisti non bastavano più perché fuori dalle corsie degli ospedali, il dolore c'era sempre e non era solo quello del malato".
Il dr. Mauro Marinari, direttore sanitario dell'Hospice, è stato l'ospite della serata che si è svolta a Calco e che, come per le precedenti, mirava a presentare un'associazione attiva sul territorio. Con lui il presidente della Fabio Sassi Domenico Basile che ha curato la seconda parte della serata, concentrandosi in particolar modo sui volontari, il loro ruolo, la preparazione e svolgendo anche un'ottima azione di sensibilizzazione per reclutamento. 
L'associazione Fabio Sassi, dal nome di un giovane ragioniere di Merate, rappresenta l'evoluzione dell'ambulatorio della terapia del dolore aperto dal dr. Montanari presso il Mandic nel 1981. Da quel momento il dolore ha iniziato a essere trattato a parte, in maniera indipendente dalle cause che lo generano. All'inizio era nata come un servizio a domicilio delle palliative che, stante la mancanza di fondi, non potevano contare su risorse sufficienti a pagare medici e infermieri.

A sinistra Domenico Basile, presidente della Fabio Sassi

A quei tempi il dolore da cancro era definito il "dolore intrattabile". "Andando nelle case dei malati" ha spiegato Marinari "ci siamo accorti che c'erano altri dolori oltre a quelli che si cercavano di alleviare, primo fra tutti il dramma dell'impotenza della famiglia. Da quella consapevolezza si è partiti per formare i volontari nell'ottica di un supporto ai parenti anche nei gesti più quotidiani e banali come avere un'ora di tempo per fare la spesa". Il primo corso era partito affiancato all'AVO e da quel momento di formazione erano usciti i primi 3 volontari. Un cammino tutto in salita ma ricco anche di soddisfazioni. Oggi l'Hospice conta 150 volontari che si alternano nei vari servizi alla struttura di Airuno (manutenzione, accoglienza, segreteria, pulizia, giardinaggio,...) che ha una capienza di 12 posti letto.

Walter Cogliati e l'assessore Gabriele Feligiotti


A domicilio vengono seguiti ogni anno circa 250 pazienti mentre circa 200 sono quelli che trovano assistenza in Hospice (aperto nel 2002). "Abbiamo voluto realizzare un luogo che fosse il più possibile vicino alla casa, dando ai parenti la possibilità di stare giorno e notte con il loro congiunto. Un luogo che fosse lontano dall'ospedale per conformazione e struttura, diverso anche nell'architettura, inserito in una comunità come quella di Airuno e non isolato" ha proseguito il medico. "Qui i malati trovano un senso di protezione e sicurezza tanto che a volte risulta difficile dimettere i pazienti che possono tornare a casa. L'Hospice è una struttura dove si vanno a vivere gli ultimi istanti della propria vita, forse i più importanti e dove lo scopo è quello di valorizzare quello che resta dell'esistenza. I malati sanno bene quello che sta succedendo attorno a loro, siamo noi in realtà che cerchiamo in tutti i modi di convincerci del contrario. E infatti gran parte del tempo e dei colloqui i medici dell'Hospice lo dedicano alle famiglie. Non dobbiamo mai dimenticare che, ad un certo punto della malattia, l'obiettivo è guadagnare un giorno in più o un'ora sola l'importante è che sia di qualità. Il nostro obiettivo non è quello di accelerare la morte ma quello di impedire una sofferenza inutile, per questo l'accanimento terapeutico non fa parte delle cure palliative".
Al termine dell'intervento del dr. Marinari la parola è passata la presidente Domenico Basile che ha prima proiettato un video che bene ha illustrato le attività dell'associazione e poi è passato a fornire i ragguagli del caso, in un'ottica di sensibilizzazione.
Saba Viscardi

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