Lecco: L’Officina della musica prossima a chiudere. Troppi schiamazzi e inciviltà

L’Officina della Musica rischia di chiudere e la città diventa protagonista di un flash mob che nel tardo pomeriggio ha coinvolto più di una 50ina di giovani.

Una protesta contro una città che li vuole ‘Muti e assonnati’, che chiede la chiusura dello stabile che riunisce ogni sera centinaia di ragazzi, che ospita associazioni e organizza concerti.

Un luogo aperto al pubblico che ora ha le ore contate a seguito delle lamentele dei residenti delle aree limitrofe a C.so Carlo Alberto, via dei Pescatori, via del Barcaiolo e via Plava, dove attualmente è sita l’Officina.
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La petizione è chiara: inquinamento acustico oltre i limiti consentiti dalla legge e della tolleranza umana, reiterate intemperanze e discussioni tra gli stessi partecipanti agli spettacoli, sala non idonea ad ospitare le centinaia di giovani, norme di sicurezza assenti, a cui si aggiunge la somministrazione senza alcun limite di bevande alcoliche, oltre a mozziconi di sigaretta e bottiglie incivilmente lasciate nei civici adiacenti lo stabile.

I cittadini lamentano il degrado, i parcheggi selvaggi e l’orario di chiusura non rispettato, mentre il proprietario, Giuseppe Caccialanza, si difende promettendo di garantire la diminuzione del vociare, l’educazione dei ragazzi e assicurando che i lavori appena effettuati contribuiranno a rendere la sala insonorizzata.

“Se il Comune accetta la petizione, che almeno ci dia un altro posto per continuare l’attività. Lecco non deve essere solo la piazza centrale, c’è a chi piace sentire la musica, è anche uno spazio dato agli extracomunitari e alle associazioni. Pensiamo all’evento Toni Molesti di questi giorni, se non ci fosse stata l’Officina, l’organizzazione sarebbe saltata”



Così, come la città vorrebbe eliminare la musica e le voci dei giovani che animano l’Officina, gli stessi protagonisti e frequentatori di Via Plava hanno organizzato una dimostrazione silenziosa, prima in Piazza Diaz davanti a quel Comune che li preferirebbe ‘addormentati’ e successivamente in piazza XX Settembre, sdraiandosi per terra tra la curiosità dei passanti, chiudendo gli occhi e tenendo tra le mani fogli con chiare scritte in caratteri cubitali, per rivendicare ‘silenziosamente’ ma con incisività quegli spazi di aggregazione e di produzione della cultura.

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