Verderio: il grazie rivolto ad amici, fedeli e familiari da don Riccardo
"Rendo grazie a te Gesù per la speranza che mi hai sempre fatto respirare, vita eterna a pieni polmoni, lasciandomi intravedere quella Gerusalemme nel cielo dove mi aspetti tu, a braccia aperte, con papà Italo, lo zio Mauro, lo zio Giacomo, il nonno Carlo e la nonna Giuseppina. Rendo grazie alla comunità del seminario, agli educatori che in questi anni mi hanno fatto diventare l'uomo che sono.
Di fronte ai tanti nomi che compongono questa comunità devo rendere giustizia ad alcuni e per questo non me ne vogliano altri. Grazie Gesù per i miei 21 compagni di classe, per Samuele, per Luca, per Francesco, per Paolo e per Diego. La tua carità è scesa abbondante anche attraverso il paterno accompagnamento da parte dei preti che mi hanno cresciuto da piccolo e in seminario: mio don Luigi in primis, don Giuseppe che mi ha battezzato, Padre Giovanni, Don Biagio, don Giuseppe e di quelli che ora guidano queste comunità, don Rino, don Antonio, don Stefano, don Paolo, don Emanuele, don Marco e don Andrea da poco tra noi. Carità ora visibile nel ministero di don Paolo, don Piero, don Giovanni e don Luigi delle comunità di Vighizzolo, di Mirabello, di Cascina Amata e di Brenna e nella fraternità che ci lega". Leggendo queste ultime righe Don Riccardo, con voce rotta dall'emozione, si è commosso, ricevendo un caloroso applauso di vicinanza da tutti i presenti. Continuando nei ringraziamenti non si è certo dimenticato delle suore dell'Immacolata che sono passate da Verderio, tra cui suor Fiorentina.
Poi il don è passato a ricordare la sua famiglia, che l'ha definita come una "croce", perché "nell'ora del figlio, come ci insegna il Vangelo di Giovanni, la vita diventa luce sulla croce, all'apice del dono e all'apice del dolore"; ricordando papà Italo si è nuovamente commosso e anche in questo caso la comunità si è stretta al suo don Riccardo applaudendo forte.
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"Papà, grazie" ha continuato don Riccardo, "la tua vita è stata la testimonianza più eloquente che io abbia mai visto, portare la croce senza scansarla, questo è il discepolo vero del Signore Gesù. Scuotimi se talvolta mi capitasse di non vivere così. Filippo e Leo, siete dei doni, lo siete sempre stati e vi prego di continuare ad esserlo. Quando anche altri a casa se ne accorgeranno allora vedranno che il regno è già tra noi e non ha la forma che la nostra testa rigida gli impone. Mamma, siamo grandi. Sono un uomo adulto ora. Non smetto certo di essere figlio ma ora lasciami diventare padre. Nonno Osvaldo, sei un grande, grande perchè uomo di fatti e non di parole. 58 anni di matrimonio sono il fatto che si impone alla mia fedeltà intermittente. Ho solo da imparare, tu continua a sostenermi.
Nonna Agnese, sei una roccia e se non ti sei sgretolata finora puoi iniziare adesso. Ti rendo grazie Gesù, se sono il dono che sono è grazie a loro, la mia famiglia. Ora Riccardo è cresciuto diventando Don Riccardo. Lasciatemi andare, è tempo per me di andare dietro a Gesù in libertà dove mi aspetta, altrimenti non sarei vero, non sarei felice e continuerei a vivere a metà strada". Poi non poteva mancare un ricordo alla sua Verderio: "rendo grazie perchè mi fai fare eucarestia con questa comunità e mi spiace per qualche nostalgico ma non ha nemmeno più i confini della nostra chiesa perchè nemmeno adesso ci stiamo. È una grande famiglia di volti, di storie, di persone che ho amato e che mi hanno amato e da qui continuerò a vivere l'affetto vissuto fin ora. Si cara Verderio, la comunità per cui questo tuo figlio rende grazie a Gesù oggi non sei solo tu, ma la comunità è la chiesa che si possiede anche il tuo volto materno ma anche quello delle altre comunità in cui sono stato in questi anni: Crenna di Gallarate, Vanzago e Mantegazza, il carcere San Vittore di Milano, Rescalda e Rescaldina e tutta questa amata e sofferta comunità pastorale Beata Maria vergine addolorata.
Questa è la comunità che Gesù vuole, una comunità che ha i confini del cuore di Dio, ovvero nessuno. Rendo grazie per la tua grazia inaspettata ma desiderata ricevuto in questo primo anno nella comunità pastorale Maria delle grazie di Vighizzolo e di Cantù, di Cascina Amata, di Mirabello e Brenna. Benedico quel giorno in cui per mano dell'arcivescovo questa comunità ha incrociato i miei passi incerti, i primi da ministero ordinato. Benedico quei giorni in cui sono stato accompagnato dalla paterna discrezione del parroco don Paolo e rendo grazie Signore per averti incontrato nel volto di tutti quei giovani che mi hai fatto incontrare: i loro occhi brillavano di una luce insolita, il loro cuore traboccava di desiderio di te, mi hai messo nel cuore la sete di questo desiderio, il desiderio di farli vivere e ora mi chiede di andare, di partire dove tu vuoi.
Grazie, grazie a tutti, per tutto e per sempre".
