Sartirana/3: pompe sommerse o ''fontane''. Due modelli per insufflare ossigeno in acqua
La recente morìa ittica che si è verificata nel lago di Sartirana il 4 agosto scorso ha messo ulteriormente in evidenza lo stato di grave alterazione in cui si trova attualmente il bacino lacustre.
Le ipotesi sul tavolo sono due: immettere lunghi tubi di gomma forati non sul fondale attraverso cui spingere ossigeno oppure ricreare su scala più consistente quello che i vigili del fuoco hanno fatto il 6 agosto, ossia pescare acqua con le pompe, spingerla verso l'alto in modo che prima di ricadere nel bacino si possa ossigenare. Una specie di sistema a fontana. Posizionando più pompe in diversi punti del lago è possibile aumentare la presenza di ossigeno disciolto.

Insomma si può lavorare su più fronti oltre a quello tradizionale di mantenere il decoro urbano del sentiero e delle aree ricreative e istituire veri e propri percorsi didattici che debbono vedere in campo anche l'assessorato alla Cultura e quello all'urbanistica. Il quale, nella persona di Giuseppe Procopio, peraltro, sta lavorando spalla a spalla con l'assessore all'ambiente Robbiani.
La presenza minima di ossigeno è fissata in 5 milligrammi per litro. Il 4 agosto il parametro rilevato era di 0,46 col fosforo che dal massimo di 100 era schizzato a158.
Appare evidente quindi che la causa della moria ittica è stata la carenza di ossigeno disciolto, inferiore a 1,9 milligrammi per litro ancora il 5 agosto. Le condizioni peggiori però si sono verificate il giorno precedente in seguito a fenomeni temporaleschi iniziati nella notte del 3 agosto. La sequenza degli eventi che ha innescato la strage di pesce può essere così riassunta: l'ultima settimana di luglio è stata caratterizzata da temperature particolarmente elevate che hanno determinato condizioni di marcata stratificazione termica del lago e la formazione di anossia (insufficienza di ossigeno) negli strati inferiori. Le condizioni di anossia a loro volta comportano la formazione di solfuri i quali rappresentano un debito rilevante di ossigeno ed un fattore di rischio elevato in quanto per ossidazione chimica provocano un immediato consumo di ossigeno quando vengono in contatto con gli strati superiori dove l'ossigeno è presente. I fenomeni metereologici della notte del 3 agosto (temporali e vento forte) hanno innescato la circolazione termica del lago e la conseguente risalita degli strati anossici in prossimità del fondale provocando un drastico crollo dell'ossigeno disciolto.
Ossigenazione a turbina
Dunque, come era accaduto sia pure in forma minore nel 2002 il problema dell'ossigenazione dell'acqua è la causa prima della moria, che potrebbe anche ripetersi il prossimo anno. Che fare?Le ipotesi sul tavolo sono due: immettere lunghi tubi di gomma forati non sul fondale attraverso cui spingere ossigeno oppure ricreare su scala più consistente quello che i vigili del fuoco hanno fatto il 6 agosto, ossia pescare acqua con le pompe, spingerla verso l'alto in modo che prima di ricadere nel bacino si possa ossigenare. Una specie di sistema a fontana. Posizionando più pompe in diversi punti del lago è possibile aumentare la presenza di ossigeno disciolto.
Una di queste soluzioni andrà presa prima che torni nuovamente la canicola accompagnata da eventi temporaleschi sempre più violenti.
Al momento, secondo alcuni esperti, il lago nonostante la perdita di 3,5 tonnellate di pesce è ancora ricco di fauna ittica. Ma soffre per la presenza di pesce non autoctono come il pesce siluro, il pesce gatto, la carpa erbivora, la carpa argentata. Sta ai pescatori "sorvegliare" affinché non siano immessi pesci esotici che sono sicuramente dannosi all'ecosistema.Tra gli altri interventi previsti nella riserva, la pulizia di tutti i terreni circostanti con l'asportazione dei rovi, soprattutto nella zona a nord sotto il cimitero, l'invito ai proprietari dei terreni non disposti a cederli al Comune di renderli coltivabili e non lasciarli abbandonati, la pulizia dei canali e, in inverno, quando il terreno sarà più solido, la riduzione delle isole che avanzano implacabilmente sottraendo spazi all'acqua. C'è poi il problema dell'immissario. Secondo Robbiani è necessario continuare con l'operazione di abbassamento del livello delle acque manovrando la chiusa alla foce per favorire la circolazione e consentire alle sorgive di alimentare il bacino e all'acqua piovana di riportare il livello ma più ricca di ossigeno. Ma si valuta anche l'ipotesi di realizzare un pozzo nei dintorni delle sponde dato che la zona dovrebbe essere ricca di falde acquifere.

In prospettiva la riserva entrerà a far parte del Parco del Curone, pur restando la gestione in capo al comune di Merate e al Consiglio della riserva stessa. L'ingresso del Parco, oltre a rendere possibili i servizi di sorveglianza attraverso le guardie ecologiche volontarie, aiuterà Robbiani e gli uffici a cercare sul mercato dei capitali - regionale ma anche europeo - risorse finanziarie.
C. B.