Sartirana, Paolo Vitali ex direttore della Riserva: ''I segnali dell'imminente disastro c'erano, nessuno ha voluto coglierli''

Per vent'anni ha fatto il direttore della riserva lago di Sartirana, ricevendo anche l'onorificenza civica per il servizio svolto a favore di un bene della comunità. Tutti i giorni, festivi compresi, Paolo Vitali ha trascorso ore e ore percorrendo il sentiero circumlacuale, monitorando la fauna e la flora, prendendo nota di qualunque cambiamento anomalo, segnalando alle autorità competenti quanto necessario e portando anche delle proposte. Come quella di re-introdurre piante per la fitodepurazione che nel corso degli anni erano andate scomparendo ma invece importantissime per l'equilibrio del sito naturalistico.

Paolo Vitali

 

Oggi Vitali di fronte allo scempio che si è consumato, commenta amaramente “non vado su a vedere perché mi piange il cuore”.

Il lago del resto, nel corso degli anni, parole sue “è solo peggiorato”.

Nulla di non prevedibile quanto accaduto, dunque, solo che è avvenuto con una portata e una ampiezza di cui non si ricordano precedenti a parte gli anni Settanta quando il lago era praticamente stato “desertificato” perchè, come ipotizzano alcuni ancora oggi, era stato immesso del diserbante in grandi quantità che aveva ridotto ai minimi termini ogni forma di vita. Quella era stata una delle poche volte in cui erano intervenuti anche i vigili del fuoco.

“Una morìa così esagerata non è mai avvenuta” ha proseguito Vitali “c'era stato un batterio che aveva colpito lucci e carpe, morti in gran numero. Ma questa volta il batterio non c'entra, qui sono perite tutte le specie ittiche presenti nel lago”.

Diverse, a suo modo di vedere, le cause che hanno contribuito al disastro, oltre all'eutrofizzazione e alla carenza di ossigeno ormai cronica.

“Quando a luglio ho visto quella anomala fioritura di alghe mi sono detto: tempo qualche settimana e saranno guai”. Mai pensiero fu più premonitore.

“E' sparita tutta la vegetazione che faceva da filtro nelle acque del lago e sono rimaste solo alghe che tolgono ossigeno. In più quando concimano i campi attorno al camminamento i liquami si riversano nel fiume, c'è una puzza nauseabonda e le alghe proliferano. Il regolamento redatto nel 1982/83 diceva che entro tre anni tali appezzamenti di terra andavano messi a prato, senza più alcuna coltivazione. Trent'anni dopo il regolamento non è ancora stato fatto rispettare fino in fondo Nessuno ci può dire inoltre se non ci sia stato qualche sversamento chimico. Mesi fa avevano visto delle chiazze che portavano con se un olezzo ma i controlli fatti avevano dato esito negativo almeno a quanto ci è stato detto”.

La presenza costante sul lago unita a un amore profondo per questo specchio d'acqua  hanno consentito al geometra Vitali di conoscere palmo palmo tutta la superficie e leggere i segnali di allarme.

“Se si lascia dell'acqua in un catino per anni e anni, diventa marcia e putrida. Cosa ci si può aspettare di diverso? Quando ero direttore c'era una centralina che controllavo quotidianamente. Leggevo i valori del PH e dell'ossigeno e in caso di anomalie segnalavo al comune a agli organi competenti. Oggi i segnali che la situazione era davvero grave, gravissima c'erano ma non si sono voluti leggerli. Quando affiorano queste alghe vanno mandate via tanto che a suo tempo avevamo fatto una paratia per circoscriverle e poi raccoglierle. A luglio i nostri vecchi scaricavano l'acqua dal lago. E una cosa simile non si era mai vista. Ma oggi sono tutti scienziati e sanno tutto. Questo è il risultato”.
S.V.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.